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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

I figli di Tarquinio Versione di Greco Dionigi di Alicarnasso

Ο Ταρκύνιος  τῷ Δελφικῷ μαντείῳ χρησομένους ἀπέστελλε τοὺς δύο τῶν παίδων Ἄρροντα καὶ Τῖτον ὑπὲρ τοῦ λοιμοῦ·  τήν τ᾽ αἰτίαν τῆς νόσου γνῶναι παρὰ τοῦ θεοῦ καὶ τὴν λύσιν βουλόμενος   συνέπεμψε  τὸν Βροῦτον ἅμα τοῖς μειρακίοις δεηθεῖσιν , ἵνα κατασκώπτειν τε καὶ περιυβρίζειν ἔχοιεν . Ὡς δὲ παρεγενήθησαν ἐπὶ τὸ μαντεῖον οἱ νεανίσκοι καὶ τοὺς χρησμοὺς ἔλαβον ὑπὲρ ὧν ἐπέμφθησαν , ἀναθήμασι δωρησάμενοι τὸν θεὸν καὶ τοῦ Βρούτου πολλὰ καταγελάσαντες , ὅτι βακτηρίαν ξυλίνην ἀνέθηκε τῷ Ἀπόλλωνι ·  ὁ δὲ διατρήσας αὐτὴν ὅλην ὥσπερ αὐλὸν χρυσῆν ῥάβδον ἐνέθηκεν οὐδενὸς ἐπισταμένου , μετὰ τοῦτ´ ἠρώτων τὸν θεόν τίνι πέπρωται τὴν Ῥωμαίων ἀρχὴν παραλαβεῖν , ὁ δὲ θεὸς αὐτοῖς ἀνεῖλε , τῷ πρώτῳ τὴν μητέρα φιλήσαντι . Οἱ μὲν οὖν νεανίσκοι τοῦ χρησμοῦ τὴν διάνοιαν ἀγνοήσαντες συνέθεντο πρὸς ἀλλήλους ἅμα φιλῆσαι τὴν μητέρα βουλόμενοι κοινῇ τὴν βασιλείαν κατασχεῖν , ὁ δὲ Βροῦτος συνεὶς ὃ βούλεται δηλοῦν ὁ θεός, ἐπειδὴ τάχιστα τῆς Ἰταλίας ἐπέβη , προσκύψας κατεφίλησε τὴν γῆν, ταύτην οἰόμεν

La nascita della Repubblica a Roma

L'ultimo re di Roma, Tarquinio il superbo, fu cacciato nel 509 a.C. dai patrizi (ricchi)  ribelli  Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino,  considerati i fondatori della repubblica. Da quel momento, il potere non era più in mano a una sola persona né ereditario, ma c'erano due  consoli che venivano eletti ogni anno.  Roma ottenne così stabilità politica e cominciò a svilupparsi. A governare erano le famiglie aristocratiche (nobili),  a turno. Fondamentale fu il senato, cioè il consiglio che dei principali esponenti delle gentes patrizie (famiglie nobili). Grazie alla costituzione i plebei (persone NON nobili) poterono accedere alle cariche pubbliche, dalle quali in passato erano esclusi. Poi cominciarono le lotte tra patrizi (nobili) e plebei per avere gli stessi diritti: nel 494 a.C. i plebei fecero la cosiddetta *secessione dell'Aventino* , ossia abbandonarono Roma, si rifiutarono di lavorare la terra fino a quando i Patrizi non gli concessero i loro stessi diritti

Virgilio prima Bucolica

MELIBOEUS. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena; nos patriae finis et dulcia linquimus arva; nos patriam fugimus ; tu, Tityre, lentus in umbra, 5 formosam resonare doces Amaryllida silvas. TITYRUS. O Meliboee, deus nobis haec otia fecit : namque erit ille mihi semper deus; illius aram saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus. Ille meas errare boves, ut cernis , et ipsum 10 ludere quae vellem calamo permisit agresti. MELIBOEUS  Non equidem invideo , miror magis: undique totis usque adeo turbatur agris! En ipse capellas protinus aeger ago ; hanc etiam vix, Tityre, duco : hic inter densas corylos modo namque gemellos, 15 spem gregis, a, silice in nuda conixa reliquit . Saepe malum hoc nobis, si mens non laeva fuisset , de caelo tactas memini praedicere quercus. Sed tamen iste deus qui sit , da , Tityre, nobis. TITYRUS . Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi 20 stultus ego

Virgilio Egloga IV

TRADUZIONE LETTERALE Muse siciliane, cantiamo cose un po’ più grandi:   non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici; se cantiamo le selve, siano selve degne di un console. È giunta ormai l’ultima età del carme cumano, nasce da capo un grande ciclo di secoli; ora anche la Vergine torna, tornano i regni di Saturno, ora è fatta scendere dall’alto del cielo una nuova progenie. Tu dunque, o casta Lucina, sii favorevole al bambino che nasce con cui per la prima volta cesserà la generazione del ferro e in tutto il mondo nascerà la generazione dell’oro: già regna il tuo Apollo. E Proprio sotto il tuo consolato inizierà questa gloria di età, o Pollione, e incominceranno a trascorrere i grandi mesi; sotto la tua guida, se rimangono alcune tracce della nostra scelleratezza, rese vane, libereranno le terre dalla continua paura. Egli riceverà la vita degli dei e vedrà gli eroi mescolati agli dei ed egli stesso sarà visto con loro e reggerà il mondo pacat