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La nascita della Repubblica a Roma


L'ultimo re di Roma, Tarquinio il superbo, fu cacciato nel 509 a.C. dai patrizi (ricchi)  ribelli  Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino,  considerati i fondatori della repubblica. Da quel momento, il potere non era più in mano a una sola persona né ereditario, ma c'erano due  consoli che venivano eletti ogni anno.  Roma ottenne così stabilità politica e cominciò a svilupparsi. A governare erano le famiglie aristocratiche (nobili),  a turno. Fondamentale fu il senato, cioè il consiglio che dei principali esponenti delle gentes patrizie (famiglie nobili). Grazie alla costituzione i plebei (persone NON nobili) poterono accedere alle cariche pubbliche, dalle quali in passato erano esclusi.

Poi cominciarono le lotte tra patrizi (nobili) e plebei per avere gli stessi diritti: nel 494 a.C. i plebei fecero la cosiddetta *secessione dell'Aventino* , ossia abbandonarono Roma, si rifiutarono di lavorare la terra fino a quando i Patrizi non gli concessero i loro stessi diritti civili e politici: potevano eleggere i loro rappresentanti, detti tribuni della plebe. A Roma i patrizi avevano il potere, ma i plebei potevano limitarne le decisioni. L'anno dopo i plebei andarono sul Monte Sacro. Fu poi costruito il tempio di Cerere, Libero e Libera, e furono istituiti un archivio e un tesoro della plebe, affidato alla nuova magistratura degli edili.

Nell'anno 451-450 a.C.: furono nominati 10 magistrati (detto decemviri legibus scribundis) che dovevano studiare le leggi ateniesi e preparare un corpus (insieme) di leggi per impedire che  l'amministrazione della giustizia fosse esclusivamente in mano agli aristocratici (nobili). Fu anche ridotto il potere dei pontefici, il gruppo di sacerdoti che si occupava delle feste religiose e amministrava lo ius sacrum («diritto sacrale»), cioè le regole dei riti e il rapporto tra uomini e dèi. Prima infatti, i pontefici, sfruttando il loro potere, bloccavano le azioni i magistrati e annullavano le proposte dei tribuni. Ci fu così la laicizzazione (separazione dalla religiosità) del diritto e dello Stato romano.

I pontefici erano il più importante collegio (gruppo) sacerdotale della religione romana. Il nome pontifex (da pons «ponte» e facere «fare»)  indica che la costruzione dei ponti era considerata un'opera magica, sacra. I Romani pensavano che il fiume Tevere fosse un Dio, e lo veneravano. A capo del collegio (gruppo) vi era il Pontifex maximus  che aveva poteri enormi:  aveva le regole per compiere le cerimonie religiose, militari e civili; Parlava durante i processi privati, ecc. Nel collegio dei pontefici c'erano anche i flàmini ( flamines ), tra cui  il Flamen dialis, che si occupava del culto di Giove Capitolino e interveniva in senato.

I Sali (da salire «saltare», «danzare») erano sacerdoti che facevano una danza di guerra, dicendo parole ritmate e magiche. Gli àuguri interpretavano il volere degli dei riguardo alle guerre o alle assemblee. Gli aruspici erano indovini etruschi che guardavano le viscere (intestino, fegato, ecc) degli animali (uccelli, capre) sacrificati per capire quale fosse il volere degli dei. I feziali dichiaravano guerra e stipulavano la pace con : Le uniche sacerdotesse erano quelle della dea Vesta, dette vestali, giovani fanciulle nobili che per 30 anni dovevano rimanere vergini e custodire il fuoco della dea, simbolo dell'eternità di Roma

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