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Ὕψος – il concetto di Sublime in greco antico

 Ὕψος – L’elevazione dello spirito Il termine greco ὕψος, tradotto come “elevatezza” o “sublimità”, evoca un’esperienza interiore potente e travolgente. Non si tratta semplicemente di grandezza visibile, ma di un impatto emotivo profondo che ci coglie di sorpresa quando siamo di fronte a eventi – fisici o spirituali – che trascendono i confini del quotidiano. In quei momenti, l’animo vibra al ritmo di ciò che è grandioso, vertiginoso, artisticamente eccelso. Un viaggio storico tra idealismo e romanticismo Nel tardo Settecento e Ottocento, il concetto di sublime trova terreno fertile in due correnti fondamentali: l’Idealismo filosofico e il Romanticismo artistico. Con lo Sturm und Drang nasce un connubio appassionato: il sublime e il romantico si fondono nella celebrazione della natura indomita, degli abissi dell’infinito e dell’emozione pura. L’estetica e il sublime secondo i filosofi L’estetica filosofica si appropria del sublime per esplorare la percezione soggettiva, specialment...
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I bronzi di Riace

 Dopo aver studiato attentamente i Bronzi di Riace, il professor Riccardo Partinico ha scoperto un nuovo dettaglio interessante. I suoi studi, già pubblicati nel libro “L’Identità perduta” e presentati in varie città del mondo come Los Angeles, Losanna e Tokyo, potrebbero incuriosire i visitatori del Museo Archeologico di Reggio Calabria e attirare l’attenzione di esperti di arte e storia. Il metodo usato dal professore si chiama “Anatomia Archeostatuaria”: serve a capire il vissuto delle statue attraverso la loro anatomia. Analizzando i Bronzi, si è notato che rappresentano due guerrieri in posa simile, ma con muscoli sviluppati in modo diverso e alcune particolarità fisiche. La “Statua A” ha muscoli tipici di chi ha molta forza esplosiva, con due difetti fisici: la schiena molto curva in basso e la mascella sporgente. La “Statua B” invece ha un corpo più adatto alla resistenza e presenta cinque particolarità: un dito del piede storto, il piede piatto, la schiena leggermente curv...

Esame di Maturità 2025 Cicerone

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est ad benevolentiam coniungendam. Nam utilitates quidem etiam ab eis percipiuntur saepe, qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa. In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium.Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi, quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab iis ita amantur, ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate, quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest, deinde, cum similis sensus extitit amoris, si aliquem nacti sumus, cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur. Nihil est enim ...

ὕβϱις e φθόνος τῶν θεῶν nell'opera di Erodoto

ὕβϱις e φθόνος τῶν θεῶν nell'opera di Erodoto L’imponente opera di Erodoto (484–430 a.C.) ci è giunta sotto il titolo greco di Ἱστορίαι (Historíai), ovvero “Storie”, suddivisa in nove libri che oggi potremmo definire “capitoli”. Al centro del suo racconto troviamo la drammatica epopea delle guerre persiane, con protagonisti i grandi sovrani dell’impero persiano – Ciro, Dario e Serse – impegnati in campagne di conquista che si estendono dalla Mesopotamia all’Egitto, passando per l’Anatolia. Queste imprese, narrate con passione e dettaglio da Erodoto, culminano nello scontro con il mondo greco nei primi decenni del V secolo a.C. – un conflitto epico che vede i greci prevalere, non senza fatica, in celebri battaglie come Maratona, le Termopili e Salamina. Ma la narrazione storica è per Erodoto anche il pretesto per un viaggio narrativo ricco di episodi affascinanti, spesso al confine tra realtà e leggenda, sui popoli e le culture che incontra lungo il cammino. La sua voce, erede dell’...

Guai ad Oltraggiare gli dei

 Testo latino  Creditum est Varronem consulem apud Cannas cum Carthaginiensibus tam infeliciter dimicavisse ob iram Iunonis, quod, cum ludos circenses aedilis faceret, in lovis Optimi Maximi tensa puerum histrionem ad divinas exuvias tenendas posuisset. Id factum, post aliquot annos memoria repeti-tum, sacrificiis expiatum est. Hercules quoque, quod eius cultus violatus erat, gravem et manifestam poenam exegisse traditur: nam cum Potitii, qui deo sacra faciebant, ad humiles servos ministerium transtulissent, auctore Appio censore, omnes puberes Potitii intra annum exstincti sunt et Appius caecus factus est. Acer etiam sui numinis vindex Apollo fuisse dicitur; qui, Carthagine a Romanis oppressa, veste aurea nudatus, egit ut (= fece sì che) sacrilegae manus abscisae invenirentur. Tra ditum est etiam non minus efficacem ultorem iniuriae fuisse filium Apollinis Aesculapium. Deus, cum Turullius praefectus ad naves faciendas succidisset lucum consecratum, eum traxit in locum quem vi...

Un esempio di sapienza silenica

  Erodoto, VII, 45-46, 2-4 - Il pianto di Serse Ὡς δὲ ὥρα πάντα μὲν τὸν Ἑλλήσποντον ὑπὸ τῶν νεῶν ἀποκεκρυμμένον, πάσας δὲ τὰς ἀκτὰς καὶ τὰ Ἀβυδηνῶν πεδία ἐπίπλεα ἀνθρώπων, ἐνθαῦτα ὁ Ξέρξης ἑωυτὸν ἐμακάρισε, [46] μετὰ δὲ τοῦτο ἐδάκρυσε. «Quando vide tutto l’Ellesponto coperto dalle navi, tutte le coste e le pianure di Abido stracolme di uomini, allora Serse si considerò beato, ma dopo pianse».   «Ἐσῆλθε γάρ με λογισάμενον κατοικτῖραι ὡς βραχὺς εἴη ὁ πᾶς ἀνθρώπινος βίος, εἰ τούτων γε ἐόντων τοσούτων οὐδεὶς ἐς ἑκατοστὸν ἔτος περιέσται.» «Mi è venuto nel riflettere da avere pietà del fatto che è breve tutta la vita umana, se di questi che sono così tanti nessuno sopravviverà fra cento anni». Ὁ δὲ ἀμείβετο λέγων· «Ἕτερα τούτου παρὰ τὴν ζόην πεπόνθαμεν οἰκτρότερα. Ἐν γὰρ οὕτω βραχέϊ βίῳ οὐδεὶς οὕτω ἄνθρωπος ἐὼν εὐδαίμων πέφυκε, οὔτε τούτων οὔτε τῶν ἄλλων, τῷ οὐ παραστήσεται πολλάκις καὶ οὐκὶ ἅπαξ τεθνάναι βούλεσθαι μᾶλλον ἢ ζώειν. «E l’altro (Artabano) rispondeva dicendo: ...

La volpe e l'uva

 ὁ λόγος δηλοῖ ὅτι...   Il racconto dimostra che...   Ἡ ἀλώπηξ καὶ ἡ σταφυλή   Ἀλώπηξ λιμώττουσα, ὡς εἶδεν σταφυλὰς ὑψηλὰς ἐπὶ κλήματος κρεμαμένας, ἠβουλήθη αὐτῶν ἐπιτυχεῖν καὶ οὐκ ἐδύνατο. Ἀπαλλαττομένη δὲ ἔλεγεν πρὸς ἑαυτήν: «ὄμφακές εἰσιν». Ὁ λόγος δηλοῖ ὅτι πολλοὶ τῶν ἀνθρώπων, ὅταν δι' ἀδυναμίαν τῶν πραγμάτων μὴ τυγχάνωσιν, τὴν αἰτίαν ἐπ' αὐτὰ τὰ πράγματα φέρουσιν. (Αἴσωπος)   La volpe e l'uva   Una volpe affamata, vedendo dell’uva appesa a un tralcio, desiderò raggiungerla ma non ci riuscì. Allora, allontanandosi, disse tra sé: “è acerba”. Il racconto dimostra che molti uomini, quando per incapacità non ottengono le cose, ne attribuiscono la colpa alle cose stesse.  (Esopo)