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Analisi La coscienza di Zeno - Italo Svevo

Il narratore è interno o esterno?
Narratore interno

Che rapporto ha Zeno con le donne? Perchè scinde la figura femminile in moglie, amante, donna ideale?
Nei suoi libri, Italo Svevo divide la figura femminile in 3 parti: moglie, Amante e donna ideale, perché per lui il sogno d'amore è irrealizzabile, perché l'uomo è nevrotico ed ha bisogno di diversi tipi di affetto che non può trovare tutti  contemporaneamente in una sola donna. Ne La coscienza di Zeno ci sono 3 donne: Ada (la donna di cui Zeno si innamora, ma a cui non riesce a dichiararsi e, pertanto, va in sposa ad un altro uomo, Guido), Augusta (sorella di Ada, su cui Zeno ripiega dopo la delusione per Ada, ma la sua scelta si rivelerà ottima: dopo il matrimonio, Augusta si rivela essere una buona madre ed un'ottima moglie, tanto da riuscire a far innamorare Zeno) e, infine, Carla (l'amante, su cui Zeno riversa le sue fantasie passionali e avventurose e con cui fa cose che non potrebbe mai fare con Augusta). Il personaggio di Zeno riesce, quindi, a sdoppiare le due figure femminili: materna (Augusta) e carnale (Carla).

Che cosa rappresenta Augusta nella vita di Zeno?
Zeno si fidanza con Augusta, perché non è riuscito a dichiararsi ad Ada ma, dopo sposato, si accorge di aver fatto un'ottima scelta, perchè ella rispecchia in pieno ciò che più desidera: la salute. Augusta gli insegna l'importanza del sapersi accontentare di ciò che si ha, senza perder tempo a farsi inutili domande sul senso della vita. Augusta non si preoccupa dei cambiamenti, non si lascia influenzare da essi, ma ricava la sua «salute» chiudendosi nelle sue abitudini quotidiana, nella rassicurante famiglia, nell'amore per i figli e da affetto e cure a tutti i suoi cari. Ella, pertanto, rappresenta per Zeno la figura materna per eccellenza.

Che rapporto ha Zeno col padre e perchè in Giovanni Malfenti trova il sostituto ideale?
Nel capitolo IV, Zeno affronta la drammatica morte di suo padre, con cui non aveva mai costruito un vero e proprio rapporto affettivo, soprattutto in seguito alla morte della madre. La rivalità tra i due uomini riguardava anche il fumare che, per Zeno era il modo di  reagire al vuoto che sentiva dentro di sé e all'assenza paterna. Alla morte del padre, Zeno vede cambiare improvvisamente la sua vita, soprattutto per quanto riguarda le responsabilità: "a trent’anni, ero un uomo finito, irrimediabilmente". Col padre è morta anche una parte di sè e si ritrova improvvisamente a dover crescere ad affrontare il mondo.

Delinea gli aspetti dell'inettitudine del personaggio Zeno ed evidenzia paralleli con altri inetti della letteratura novecentesca.
I protagonisti dei libri di Svevo (Una vita, Emilio Brentani in "Senilità" e  La coscienza di Zeno) sono tutti degli inetti, asfissiati dal male di vivere, anche se in modo diverso l’uno dall’altro.
L’inetto è l’uomo inadatto a vivere, insoddisfatto di tutto, incapace di comprendere e apprezzare i momenti più importanti della propria vita. L'inetto è un perdente,  un fallito, vittima di se stesso e del suo assurdo modo di pensare e di essere, è un debole e, pertanto, finsce per rimanere imprigionato nella trappola che si è costruito da solo, rimane bloccato nell'oscurità del suo io interiore e non riesce mai a vivere veramente.
Zeno, pur avendo un carattere ironico e frequentando lo psicanalista, non è altro che un inetto: con la terapia non guarisce, ma si limita ad accettare la sua malattia. Zeno non riesce ad integrarsi nella società, perchè è malato nella volontà e nello spirito. Grazie alla psicoanalisi, Zeno capisce che la vita è una malattia incurabile e mortale.

Altri inetti sono stati descritti da 

- Pirandello: il suo inetto è Mattia Pascal de Il Fu Mattia Pascal Vitangelo Moscarda di Uno, nessuno e centomila;
Federigo Tozzi:  i suoi inetti sono  Pietro del libro Con gli occhi chiusi  e Remigio de Il Podere (1918), 
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