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Maturità 2018: un brano del Giardino dei Finzi Contini di Bassani

 Maturità 2018, PRIMA PROVA, ANALISI DEL TESTO

(…) Una sera non mi riuscì di trattenermi. Certo – gridai, rivolto a Malnate -: il suo atteggiamento dilettantesco, in fondo da turista, gli dava modo di assumere nei riguardi di Ferrara un tono di longanimità e di indulgenza che gli invidiavo. Ma come lo vedeva, lui che parlava tanto di tesori di rettitudine, bontà, eccetera, un caso successo a me, proprio a me, appena poche mattine avanti? Avevo avuto la bella idea – cominciai a raccontare – dì trasferirmi con carte e libri nella sala di consultazione della Biblioteca Comunale di via Scienze: un posto che bazzicavo fino dagli anni del ginnasio, e dove mi sentivo un po’ come a casa. Tutti molto gentili, con me, fra quelle vecchie pareti. Dopo che mi ero iscritto a Lettere, il direttore dottor Ballola aveva cominciato a considerarmi del mestiere. Gli bastava salutarmi, e subito veniva a sedermisi a fianco per mettermi a parte dei progressi di certe sue ormai decennali ricerche attorno al materiale biografico dell’Ariosto custodito nel suo studiolo particolare, ricerche con le quali si proclamava sicuro di superare decisamente i pur cospicui risultati raggiunti in questo campo dal Catalano. Quanto poi ai vari inservienti, costoro agivano nei miei confronti con tale confidenza e famigliarità da dispensarmi non solamente dalla noia di riempire i moduli per i libri, ma da lasciarmi addirittura fumare di tanto in tanto una sigaretta. Dunque, come dicevo, quella mattina mi era venuta la bella idea di passarla in biblioteca. Senonché avevo avuto appena il tempo di sedermi a un tavolo della sala di consultazione e di tirar fuori quanto mi occorreva, che uno degli inservienti, tale Poledrelli, un tipo sui sessant’anni, grosso, gioviale, celebre mangiatore di pastasciutta e incapace di mettere insieme due parole che non fossero in dialetto, mi si era avvicinato per intimarmi d’andarmene, e subito. Tutto impettito, facendo rientrare il pancione e riuscendo persino a esprimersi in lingua, l’ottimo Poledrelli aveva spiegato a voce alta, ufficiale, come il signor direttore avesse dato in proposito ordini tassativi: ragione per cui – aveva ripetuto – facessi senz’altro il piacere di alzarmi e di sgomberare. Quella mattina la sala di consultazione risultava particolarmente affollata di ragazzi delle Medie. La scena era stata seguita, in un silenzio sepolcrale, da non meno di cinquanta paia d’occhi e da altrettante paia d’orecchie. Ebbene, anche per questo motivo – seguitai – non era stato affatto piacevole per me tirarmi su, raccogliere dal tavolo la mia roba, rimettere tutto quanto nella cartella, e quindi raggiungere, passo dopo passo, il portone a vetri d’entrata. Va bene: quel disgraziato di Poledrelli non aveva eseguito che degli ordini. Però stesse molto attento, lui, Malnate, se per caso gli fosse capitato di conoscerlo (chissà che anche Poledrelli non appartenesse alla cerchia della maestra Trotti!), stesse molto attento, lui, a non lasciarsi fregare dalla falsa apparenza di bonarietà di quel suo faccione plebeo. Dentro quel petto vasto come un armadio albergava un cuoricino grande così: ricco di linfa popolare, d’accordo, ma per niente fidato. E poi, e poi! – incalzai -. Non era perlomeno fuori di posto che lui venisse adesso a fare la predica non dico ad Alberto, la famiglia del quale si era sempre tenuta in disparte dalla vita associata cittadina, ma a me che, al contrario, ero nato e cresciuto in un ambiente perfino troppo disposto ad aprirsi, a mescolarsi con gli altri in tutto e per tutto? Mio padre, volontario di guerra, aveva preso la tessera del Fascio nel ’19; io stesso ero appartenuto fino a ieri al G.U.F. Siccome dunque eravamo sempre stati della gente molto normale, noialtri, anzi addirittura banale nella sua normalità, sarebbe stato davvero assurdo che adesso, di punto in bianco, si pretendesse proprio da noi un comportamento al di fuori della norma. Convocato in Federazione per sentirsi annunciare la propria espulsione dal partito, espulso quindi dal Circolo dei Negozianti come indesiderabile: sarebbe stato veramente strano che mio padre, poveretto, opponesse a un simile trattamento un volto meno angosciato e smarrito di quello che gli conoscevo. E mio fratello Ernesto, che se aveva voluto entrare all’università aveva dovuto emigrare in Francia, iscrivendosi al Politecnico di Grenoble? E Fanny, mia sorella, appena tredicenne, costretta a proseguire il ginnasio nella scuola israelitica di via Vignatagliata? Anche da loro, strappati bruscamente ai compagni di scuola, agli amici d’infanzia, ci si aspettava per caso un comportamento d’eccezione? Lasciamo perdere! Una delle forme più odiose di antisemitismo era appunto questa: lamentare che gli ebrei non fossero abbastanza come gli altri, e poi, viceversa, constatata la loro pressoché totale assimilazione all’ambiente circostante, lamentare che fossero tali e quali come gli altri, nemmeno un poco diversi dalla media comune. (…)


Analisi del testo
2.1. Che cosa rimprovera il protagonista a Malnate? A quale scopo gli racconta la sua espulsione dalla biblioteca?
2.2. Nell'episodio dell'espulsione dalla biblioteca, quali elementi contribuiscono a ferire in modo particolare il protagonista?
2.3. Spiega il significato dell'aggettivo "ottimo" riferito a Poledrelli (riga 15).
2.4. Per quale motivo, secondo il protagonista, l'emarginazione della sua famiglia è incomprensibile?
2.5. In quali punti del brano è evidente in modo particolare la concitazione del protagonista? Con quali modalità espressive è resa questa concitazione?
2.6. Spiega il significato della considerazione del protagonista che conclude il brano (righe 32-34): "Una delle forme più odiose di antisemitismo era appunto questa: lamentare che gli ebrei non fossero abbastanza come gli altri, e poi, viceversa, constatata la loro pressoché totale assimilazione all'ambiente circostante, lamentare che fossero tali e quali come gli altri, nemmeno un poco diversi dalla media comune".
Interpretazioni complessive e approfondimenti
Proponi una interpretazione complessiva del brano di Bassani, approfondendo il tema dell'antisemitismo anche con riferimenti a opere di altri autori che conosci.
In alternativa proponi una tua riflessione più generale della discriminazione e dell'emarginazione: anche in questo caso puoi arricchire le tue riflessioni con riferimenti a opere letterarie che conosci. 

RISPOSTE
1. In questo brano, tratto da "Il giardino dei Finzi-Contini" di Bassani, il protagonista narra dello spiacevolissimo episodio che gli era accaduto una mattina nella sala di consultazione della Biblioteca Comunale di  Ferrara, un luogo che frequentava abitualmente da diversi anni ed in cui si sentiva come a casa, in quanto era amato e riverito da tutti. Però,quella mattina, appena sedutosi a un tavolo della biblioteca,  particolarmente affollata, fu avvicinato Poledrelli, uno degli inservienti, che gli ordinò di andarsene, su decisione del direttore della biblioteca. Tutte le persone presenti erano rimaste in silenzio, mentre il protagonista  raccoglieva dal tavolo la sua roba, rimettere tutto  nella cartella, e raggiungeva il portone per uscire. Il protagonista poi ci parla della sua famiglia: suo padre, volontario di guerra, con tessera del Fascio dal '19; egli stesso membro del G.U.F., gente molto normale, e la difficoltà dei suoi fratelli ad affrontare gli studi a causa delle leggi razziali.

2.1. Il protagonista rimprovera all'amico Malnate: il suo atteggiamento dilettantesco, quasi da turista nella città di Ferrara e la sua eccessiva bontà, motivo per cui il protagonista gli  racconta l'episodio accadutogli in biblioteca.

 2.2. Il protagonista viene profondamente ferito da più elementi: dal fatto che a cacciarlo dalla biblioteca sia stato proprio Poledrelli, uno degli inservienti, che in passato era sempre stato gentile e disponibile nei suoi confronti; dal fatto che a ordinare la sua cacciata era stato il direttore dottor Ballola, con cui sin dalla sua iscrizione alla facoltà di lettere aveva avuto uno splendido rapporto  di fiducia, rispetto e stima reciproca; dal fatto che per il protagonista la biblioteca di via Scienze era come una seconda casa, dato che la frequentava assiduamente dal ginnasio, e per lui i funzionari erano confidenti, amici e quasi familiari; infine, l'umiliazione maggiore per il protagonista deriva dal fatto che, nel momento in cui viene mandato via dalla biblioteca, c'erano tantissime persone presenti, soprattutto ragazzini delle Medie, e che tutti loro, davanti a una tale cattiveria, erano rimasti
in un silenzio "sepolcrale".

 2.3. al rigo 15 il protagonista usa l'aggettivo "ottimo" per riferirsi all'inserviente Poledrelli, chiaramente in tono ironico, con lo scopo di prenderlo in giro, in quanto era sempre stato una persona "gioviale", incapace di parlare in italiano, ma solo in dialetto ed invece per ordinargli di andarsene dalla biblioteca
era stato "ottimo" in quanto aveva utilizzato un italiano perfetto, ufficiale e la voce alta.

 2.4. Per il protagonista  l'emarginazione della sua famiglia è incomprensibile, perché la sua famiglia era sempre stata integrata nella società e nella vita pubblica della città di Ferrara: il padre era stato un volontario di guerra e aveva la tessera fascista, il protagonista era membro del GUF (Gruppo degli Universitari Fascisti), erano tutti delle persone "normali".

 2.5. Il turbamento del protagonista è evidente nelle frasi "certo, gridai" al rigo 1, "un caso successo a me, proprio a me" r. 1-2; "non era stato affatto piacevole per me..." Rigo 20; "e poi, e poi! -incalzai" rigo 22; r. 28-31 in cui racconta ciò che è accaduto al fratello e alla sorella Fanny.

3: Molti scrittori hanno raccontato l'odio razziale e la persecuzione degli ebrei, la seconda guerra mondiale e i campi di concentramento, tra cui Anna Frank, Primo Levi, ecc, ma ognuno di loro ha messo in evidenza aspetti diversi dell'oppressione fascista e nazista. Bassani, in questo brano, tratto da "I giardini di Finzi-Contini", parla in particolar modo della rabbia e della  delusione che ha provato sulla sua pelle a causa dell'avvento delle leggi razziali emanate dai fascisti nei confronti degli ebrei; in particolare, descrive lo stato
d'animo del protagonista che, solo perché ebreo, viene cacciato, da un momento all'altro, anche dalla biblioteca che aveva frequentato sin da quando era solo un ragazzo, e tutta la tristezza e il dolore per ciò che sta capitando alla sua famiglia, attaccata improvvisamente dalla crudeltà e dall'insensatezza di queste leggi: suo fratello e sua sorella prima, egli stesso poi. Il protagonista è preso dalla rabbia, ma anche da una forte delusione, perché le persone che lo conoscevano e lo stimavano da anni, improvvisamente si trasformano negli esecutori della sua condanna.
Oggi, la discriminazione e l'emarginazione riguardano soprattutto i nuovi "non-normali", "diversi": i neri, i musulmani, i gay, ecc. e tutti noi nel momento in cui facciamo qualcosa di diverso da quello che viene ritenuto "normale".

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