Passa ai contenuti principali

O cameretta che già fosti un porto Petrarca

O cameretta che già fosti un porto
a le gravi tempeste mie diürne,
fonte se’ or di lagrime nocturne,
che ’l dí celate per vergogna porto.

O letticciuol che requie eri et conforto
in tanti affanni, di che dogliose urne
ti bagna Amor, con quelle mani eburne,
solo ver ’me crudeli a sí gran torto!

Né pur il mio secreto e ’l mio riposo
fuggo, ma più me stesso e ’l mio pensero,
che, seguendol, talor levommi a volo;

e ’l vulgo a me nemico et odïoso
(chi ’l pensò mai?) per mio refugio chero:
tal paura ò di ritrovarmi solo.

Esercizi:
1) esegui la parafrasi completa della prima quartina
2) com'è cambiato nel tempo il ruolo della cameretta per il poeta?
3) quale metafora domina la prima quartina?
4) perché la rima porto-porto (vv1-4) è una rima equivoca?
5) nella prima terzina il verbo "fuggo" e usato transitivamente o intransitivamente? Giustifica la tua risposta con riferimento al testo
6) "me stesso e 'l mio pensiero" al verso 10 il poeta distingue due aspetti di sé che potrebbero apparire sinonimi. Come puoi giustificare tale distinzione?

1) parafrasi:
O cameretta, che un tempo fosti un porto per i miei affanni patiti durante il giorno, ora durante la notte sei fonte di lacrime, che di giorno tengo nascoste per vergogna.

2) La "cameretta" nel corso degli anni è passata dall'essere un porto sicuro, in cui il poeta ritrovava la pace dopo i lunghi affanni del giorno, ad essere il luogo in cui durante la notte il poeta versa lacrime sconsolate.

3) Nella prima quartina domina la metafora della vita come un lungo viaggio in mare durante una tempesta: la cameretta è il porto sicuro in cui il poeta si rifugia per evitare le tempeste ( = i problemi) del giorno.

 4) La rima porto – porto, versi 1 e 4, è una rima equivoca, ossia una rima tra due parole identiche per forma, ma differenti per significato: al verso 1 "porto" è un sostantivo che indica un luogo, al verso 4 "porto" è una voce del verbo "portare" all'indicativo presente, 1a persona singolare.

5) il verbo fuggire è utilizzato transitivamente, poiché assume il significato di evitare e ha due complementi oggetto: il mio luogo segreto e il mio riposo.

 6) Petrarca in questo sonetto  esprime tutta la sua disperazione e la sofferenza che l'amore per Laura gli sta causando. La sua vita è  distrutta, disperata, tormentata: i suoi pensieri sono tutti rivolti a lei e nemmeno la notte riesce a trovare pace, perché la sua mente continua incessantemente a pensare a Laura, senza  tregua. E per questo il poeta cerca di evitare di restare da solo con se stesso e con i suoi pensieri, cause per lui di gravi dolori, e decide di trascorrere il tempo assieme al "vulgo", il popolo, che prima gli era "nemico et odïoso", perché solo stando tra la gente gli è possibile evitare di restare da solo con i suoi pensieri e, quindi, evitare di soffrire.

Commenti

Post popolari in questo blog

MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion

TRADUZIONE CONTRASTIVA: MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion Epigramma V, 34 Hanc tibi, Fronto pater, genetrix Flaccilla, puellam oscula commendo deliciasque meas, parvola ne nigras horrescat Erotion umbras oraque Tartarei prodigiosa canis. Impletura fuit sextae modo frigora brumae, vixisset totidem ni minus illa dies. Inter tam veteres ludat lasciva patronos et nomen blaeso garriat ore meum. Mollia non rigidus caespes tegat ossa nec illi, terra, gravis fueris : non fuit illa tibi. TRADUZIONI A CONFRONTO TRADUZIONE 1 A te, babbo Frontone, a te, mamma Flaccilla, io pienamente affido questa povera bimba, oggetto dei miei baci e delle gioie mie. Cara piccina! Ch'ella non provi terrore delle Ombre, né delle orrende fauci di Cerbero infernale. Avrebbe ora compiuto il suo sesto gelido inverno, s'ella fosse vissuta altri sei giorni ancora. Oh! Fra i suoi buoni vecchi che ella giochi e ripeta i capricci, e il mio nome balbetti c

I complici di Catilina, Sallustio, 14 I seguaci di Catilina

I complici di Catilina  TESTO LATINO  - S allustio, De coniuratione Catilinae, 14. In tanta tamque corrupta civitate Catilina, id quod factu facillimum erat , omnium flagitiorum atque facinorum circum se tamquam stipatorum catervas habebat . Nam quicumque impudicus adulter ganeo manu ventre pene bona patria laceraverat , quique alienum aes grande conflaverat , quo flagitium aut facinus redimeret , praeterea omnes undique parricidae sacrilegi convicti iudiciis aut pro factis iudicium timentes , ad hoc quos manus atque lingua periurio aut sanguine civili alebat , postremo omnes quos flagitium egestas conscius animus exagitabat , ii Catilinae proximi familiaresque erant . Quod si quis etiam a culpa vacuus in amicitiam eius inciderat , cotidiano usu atque illecebris facile par similisque ceteris efficiebatur . Sed maxime adulescentium familiaritates appetebat : eorum animi molles etiam et [aetate] fluxi dolis haud difficulter capiebantur . Nam ut cuiusque studium ex aetate flagrabat

Un comandante esorta i suoi soldati

VERSIONE DI LATINO Nondum certa Romanis victoria erat ; alia iis supererat moles. Namque multitudo Gallorum, sensum omnem damni exsuperans , integros milites  adversus victorem hostem ciebat ; steterunt que suppresso impetu Romani , et quia iterum fessis subeunda dimicatio erat et quod consul, dum inter primores incautus agitat , laevo umero materi prope traiecto , cesserat parumper ex acie. Iamque omissa cunctando victoria erat , cum consul, vulnere alligato , revectus ad prima signa, "Quid statis , milites?" inquit .«Non cum Latino Sabinoque hoste res est , quem victum armis socium ex hoste fecistis ; in beluas strinximus ferrum; hauriendus aut dandus est sanguis. Propulistis a castris, supina valle praecipites egistis , stratis corporibus hostium superstatis ; complete eadem strage campos qua montes replevistis . Nolite exspectare dum stantes vos fugiant ; inferenda sunt signa et vadendum in hostem». His adhortationibus iterum coorti , milites Romani pellunt loco primos