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L'ARTE GRECA NELL'ETÀ ARCAICA (VII-VI SECOLO a.C.)

Dal Periodo arcaico in poi i greci ripresero i commerci con l'Asia Minore e il Vicino Oriente e le poleis divennero più autonome, aumentarono sia la popolazione (in greco demos) sia il benessere generale, di conseguenza aumentò anche la richiesta di beni di consumo (prodotti agricoli e manufatti artigianali). Si capì allora che se la popolazione si accresceva eccessivamente, sarebbero stati compromessi gli equilibri politici, economici e sociali interni. Pertanto, molte poleis scelsero di non ingrandirsi più e andarono a fondare nuove città, le cosiddette colonie, simili per autonomia, organizzazione e cultura alle poleis. 

Anche le colonie necessitavano di un'adeguata chora circostante ma, essendo la Grecia prevalentemente montuosa, non poteva offrire a tutte le poleis le stesse opportunità. E così, già a partire dall'VIII (8) secolo e soprattutto nel VII (7), i Greci decisero di colonizzare: 

- le coste mediterranee: 

  •  Sicilia 
  •  Spagna 
  •  Francia 
  •  Soprattutto il Sud Italia (Calabria, Basilicata, parte della Puglia e della Campania), la cosiddetta “Magna Grecia” (in latino Grande Grecia) 

- le coste orientali del Mar Nero 

- le coste occidentali dell’Asia Minore (l'odierna Turchia). 

Contemporaneamente, sia nelle poleis sia nelle colonie, l'arte ricevette un diverso e più florido impulso. Infatti, sorsero le prime costruzioni architettoniche (templi e santuari) in cui cominciavano a essere più importanti la proporzione delle misure e l'armonia delle forme piuttosto che la monumentalità dell'insieme o la ricchezza dei materiali impiegati. Anche la scultura si evolvette e la pittura vascolare abbandona la base geometrica e si concentra sulla figura umana. 

IL TEMPIO E LE SUE TIPOLOGIE 

Il tempio è la struttura architettonica più caratteristica della civiltà greca. È la dimora terrena degli dei e per questo deve essere perfetta.  

La religione dei Greci è politeista e gli dei greci sono fisicamente e psicologicamente simili agli uomini (per cui si parla di antropomorfismo religioso = dei concepiti a immagine e somiglianza degli uomini) e, come gli uomini, sono soggetti alla Tyche, cioè il Destino (o Fato), superiore e inevitabile. Proprio a causa di questa somiglianza uomo-dio, è sempre difficile stabilire se una statua greca rappresenti un atleta, un eroe (semidio) o un dio. Inoltre, tra dei e uomini c’è un rapporto diretto e confidenziale, come vediamo anche nella costruzione dei templi che: 

  • hanno proporzioni armoniose 
  • hanno forme semplici e razionali 
  • sono sempre perfettamente equilibrati. 

Il tempio greco nasce e si sviluppa contemporaneamente alla casa di cui conserva parzialmente la forma e le principali caratteristiche. 

La casa greca (abitazione degli uomini) è una semplice costruzione in mattoni crudi, coperta con un tetto a capanna in legno e paglia. Il tempio (residenza terrena degli dei) è simile alla casa umana, come possiamo vedere  modellino fittile del 725-700 a.C.: 

  •  è un unico ambiente a pianta rettangolare 
  •  è preceduto da un portico sorretto da 2 colonne (inizialmente lignee e poi in pietra). 
  •  Il tetto ha 2 falde ed è decorato con motivi geometrici forse legati a primi elementi decorativi in legno dipinto o in terracotta. 

La disposizione degli spazi all'interno del tempio varia a seconda del periodo, delle dimensioni e del luogo di costruzione, però ci sono 3 elementi caratteristici sempre presenti: 

  1. il naos (greco “cella”) 
  2. il pronao (pro, davanti, e naos), cioè lo spazio porticato davanti alla cella; 
  3. le colonne. 

 Nel naos c’è la statua del dio a cui il tempio è dedicato, ma tutte le celebrazioni e i sacrifici si tenevano all'aperto, sulle are (cioè altari). La cella (solitamente una) ha una pianta rettangolare e a essa si accede attraverso un'unica porta che si apre sul lato minore, orientato preferibilmente a EST.  L'interno è oscuro, illuminato solo da bracieri o lampade a olio, cosa che dona solenne sacralità all’intero edificio. 

Il pronao è un filtro simbolico tra l'esterno (la realtà umana quotidiana) e il naos (la realtà divina).  

Il numero delle colonne varia a seconda delle dimensioni (e dell'importanza) del tempio.  

Se sul lato frontale ci sono: 

  • 4 colonne = il tempio è detto tetrastilo. 
  • 6 = esastilo 
  • 8 = octastilo 
  • 10 = decastilo 
  • 12 = dodecastilo. 

LE TIPOLOGIE DEI TEMPLI 

In base al numero e alla disposizione delle colonne il tempio greco ha diversi nomi, come ci viene tramandato dall’architetto e trattatista romano Vitruvio Pollione nell’opera “De architectura” (L'architettura, in 10 libri) in cui descrisse: 

  • le varie tipologie del tempio greco 
  • i problemi architettonici e urbanistici del tempo 
  • il modo di costruire e ornare i vari edifici 
  • l’utilizzo dei diversi materiali. 

Vitruvio distingueva 10 tipologie di tempio:  

  • tempio in antis (III libro); 
  • prostilo (III libro); 
  • anfiprostilo (III libro); 
  • periptero (III libro); 
  • pseudo-periptero (IV libro); 
  • diptero (III libro); 
  • pseudo-diptero (III libro); 
  • monoptero (IV libro); 
  • periptero circolare o a tholos (IV libro); 
  • ipetro (III libro). 

A cui possiamo aggiungere un'undicesima tipologia: il tempio doppiamente in antis. 

Tempio in antis 

Il tempio in antis si chiama così perché ci sono 2 pilastri quadrangolari (detti ante) alla fine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante di solito ci sono 2 colonne per cui il pronao risulta delimitato dall'ingresso alla cella, dalle ante, dalle colonne e dai prolungamenti murari del naos. 

Tempio doppiamente in antis  

Il tempio doppiamente in antis presenta anche sul retro della cella un secondo pronao (detto anche opistodomo greco opistha dietro e domos casa), uguale per forma e dimensioni a quello davanti. In realtà di rado l'opistodomo veniva usato (deposito coperto delle offerte o dei manufatti votivi) dato che nella maggior parte dei casi aveva solo una funzione estetica, perché dava al tempio un aspetto più simmetrico ed equilibrato. 

Tempio prostilo  

Il tempio prostilo (greco pro davanti, e stylos, colonna) ha la stessa pianta di quello in antis, ma davanti alle ante e al naos ci sono almeno 4 colonne, per cui tra le colonne e le ante si crea una sorta di porticato che, essendo davanti al pronao, ne accresce la funzione di filtro simbolico tra esterno e interno.  

Tempio anfi-prostilo 

Il tempio anfi-prostilo (greco amphi = da ambo i lati) è un raddoppiamento di quello prostilo perché ci sono 2 colonnati:  

  • uno davanti, di fronte al pronao 
  • uno identico, sul retro, di fronte all'opistodomo. 

Il doppio colonnato ha una funzione principalmente estetica, perché rende l'edificio perfettamente simmetrico. 

Tempio periptero 

Il tempio periptero (peri, intorno, e pteron, ala) è circondato di colonne lungo tutto il perimetro, per cui si forma un portico continuo detto peristasi. 

Tempio pseudo-periptero 

Nel tempio pseudo-periptero il colonnato sembra circondare tutta la cella, ma in realtà manca la peristasi, ma ci sono solo delle mezze colonne appoggiate alle pareti della cella. 

Tempio diptero 

Il tempio diptero (dis = doppio) ha un doppio colonnato intorno l'intero perimetro, per cui  ogni colonna della serie interna è perfettamente allineata alla colonna della serie esterna. 

Tempio pseudo-diptero 

Il tempio pseudo-diptero è un edificio diptero più semplice, perché l'unico colonnato che circonda tutta la cella è talmente distante che la peristasi è pari alla somma tra 2 intercolumni (distanza fra le colonne alla base) + una colonna (per cui, in teoria, potrebbe ospitare un secondo colonnato interno). 

Tempio monoptero 

Il tempio monoptero (monos = uno solo) è a pianta circolare e ed è circondato da una sola circonferenza di colonne. Il naos NON è in muratura e l'ara è all'aperto, al centro del colonnato. 

Tempio periptero circolare 

Il tempio periptero circolare (o a tholos) è simile al monoptero. Il naos ha una forma cilindrica e la peristasi è un porticato circolare. 

Tempio ipetro 

Il tempio ipetro (greco hypaithros = aperto all'aria) è una versione modificata del diptero, ma il naos è senza copertura (totalmente o in parte) e secondo Vitruvio ha due accessi.  

Ritmo del colonnato secondo Vitruvio 

Vitruvio nel III libro del De architectura distingue altre 5 forme (specie o categorie) di templi in base al “ritmo del colonnato”, cioè la successione armoniosa e proporzionale degli spazi che ci sono tra gli intercolumni: 

  1. tempio picnostilo (colonne fitte): intercolumnio pari a 1 modulo e mezzo (ove per modulo si intende l’unità di misura corrispondente al diametro o raggio di base di una colonna); 
  2. sistilo (colonne piuttosto ravvicinate): 2 moduli; 
  3. diastilo (colonne adeguatamente distanziate): 3 moduli; 
  4. areostilo (colonne molto distanziate): più di 3 moduli; 
  5. eustilo (giusta distribuzione degli intercolumni): 2 moduli e ⅟₄. 

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