"Non mi avrai, Creonte, né domata, né persuasa. Ti sguscerò tra le ombre dei pensieri, troverai la spada dei miei implacabili argomenti conflitta nel midollo delle tue risoluzioni, sarò entrata dentro il tuo recinto. Mi avrai come una lima di dubbio e di rimorso, nel sonno e in ogni gesto di arbitrio e di potere. Mai ti libererai di me."
(Tratto da Mario Luzi, Le ultime parole di Antigone)
E come dimenticare il famoso dialogo fra Antigone e Creonte:
CREONTE: E tu dimmi, senza giri, in breve: sapevi che era stato proibito per mio decreto di farlo?
ANTIGONE: Lo sapevo. Come potevo non saperlo? Era bando pubblico.
CREONTE: E hai osato ugualmente trasgredire la mia legge?
ANTIGONE: Non veniva da Zeus la tua legge; nè la Giustizia che convive con gli dèi di sotterra l’aveva stabilita per i mortali. Nè credevo che i tuoi decreti potessero avere tanta forza da abrogare quella delle leggi non scritte degli dèi, quelle leggi che non solo oggi o ieri, ma sempre vivono e nessuno sa quando apparvero. Io non potevo per volontà di nessun uomo pagare la colpa della loro trasgressione. (...) E se pensi che abbia commesso questo per follia, forse è a un folle che lo devo.
CREONTE: E non ti vergogni di agire diversa da tutti?
ANTIGONE: Non vi è nulla di vergognoso nell’amare i congiunti. Non per odiare io sono nata, ma per amare.
Sofocle, Antigone
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