Biografia
Genio folle e indiscusso del Novecento scientifico italiano, Renato Caccioppoli (1904–1959) non incarnava certo l’ideale del professore modello. A lezione si esprimeva talvolta in dialetto napoletano, altre volte appariva distratto, con lo sguardo velato dall'aver bevuto un bicchiere di troppo. L’orario accademico era per lui una mera convenzione: arrivava sempre tardi, lasciava spesso l'aula prima del dovuto — sostenendo con orgoglio che un quarto d’ora di una sua lezione valeva più di due ore di un qualunque altro insegnante.
Era temuto dagli studenti, che spesso ai suoi esami venivano bocciati con estrema disinvoltura. Eppure, affascinati dal suo incredibile genio, in molti seguivano con interesse le sue lezioni, anche se nella maggior parte dei casi avrebbero optato per sostenere l'esame con il professor Miranda, che insegnava gli stessi corsi negli anni alterni.
Durante un esame, il suo assistente — un sacerdote di nome Savino Coronato — chiese a un esaminando di risolvere alla lavagna un'equazione differenziale. Peccato che l’equazione fosse impossibile da risolvere analiticamente: lo studente, ignaro, fallì e venne bocciato. Caccioppoli osservò in silenzio, poi si avvicinò al prete e, con il suo tipico sarcasmo laico, disse: "Quest'equazione la possiamo risolvere solo io e il tuo padrone."
A chi non mostrava attitudine per la materia, diceva con ironia tagliente: "Ti laureerai in matematica quando io sarò presidente della Repubblica e Coronato sarà eletto Papa." Non aveva grande stima per i colleghi, e non lo nascondeva: "In questo Istituto solo tre persone capiscono davvero la matematica: Gigino Allocca, Carlo Miranda e, con modestia, il sottoscritto."
Gigino Allocca non era un professore, bensì il bidello più anziano — una vera istituzione. Aveva conosciuto i docenti quando erano ancora dei semplici studenti e si atteggiava a grande esperto, intrattenendo i ragazzi durante gli esami con domande tipo: "Signurì, avite studiato 'o teorema 'e Schwarze? No?... E allora è inutile ca ve presentate!"
Caccioppoli credeva che la vita meritasse di essere vissuta per tre grandi passioni:
la matematica
la musica
l’amore.
Era solito dire: "Non ho certezze, al massimo probabilità." E ancora: "Se hai paura di qualcosa, misurala; scoprirai che si tratta di un'inezia." Proprio questa frase si rivelò drammaticamente profetica. L’8 maggio 1959, decise di quantificare la sua paura di morire e concluse che essa era davvero trascurabile. Con un gesto studiato al millimetro, si tolse la vita con un colpo di pistola. Lasciò dietro di sé solo il rumore del mondo, la politica, le sue battaglie intellettuali—e gli 88 tasti del suo adorato pianoforte.
Le cause?
Forse la fine del suo matrimonio, forse la delusione politica o semplicemente il lento svanire dell’entusiasmo con l’avanzare degli anni. Nessuno lo potrà mai sapere con certezza. Quel giorno, però, Caccioppoli potrebbe aver previsto la più alta “probabilità” di pace.
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