Recensione "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini
Recensione del libro “Mille Splendidi Soli”, pagine 434
Titolo: Mille splendidi soli
Titolo originale: A Thousand Splendid Suns
Autore: Khaled Hosseini
Anno pubblicazione: 2007
Riassunto dettagliato con aggiunta in corsivo di frasi tratte dal testo
Riassunto dettagliato con aggiunta in corsivo di frasi tratte dal testo
Mariam e Laila, le due protagoniste del secondo romanzo di Khaled Hosseini, sono due donne molto diverse tra loro.
AIl'inizio del libro ci
troviamo nel tempo dei re e, nonostante il prevalere della mentalità
maschilista pashtun del nang e namus
(l’onore e l’orgoglio), nel paese risuona la musica, nei cinema vengono
proiettati i film occidentali, i mercati di Kabul sono pieni di colori, molte
donne si muovono per la città col volto scoperto e truccate, mentre altre, appartenenti
alle famiglie più tradizionaliste, indossano il burqa. Nel
1959, a Herat, dalla relazione extra-coniugale tra una serva ed il
suo ricco e potente padrone, Jalil Khan, nasce Mariam. La piccola e sua madre Nana
vivono in una kolba, una capanna fatta di fango, legno e
paglia, donata da jalil. Nana fa
costantemente presente a sua figlia della sua condizione di harami, una figlia illegittima, “bastarda”, che non verrà
mai riconosciuta dal padre e della famiglia di lui.
“Come sei stupida! Pensi di contare qualcosa per lui,
di essere gradita in casa sua? Pensi che ti consideri una figlia? Che ti
accoglierà in famiglia? Ascolta bene. Il cuore dell'uomo è spregevole,
spregevole, Mariam. Non è come il ventre di una madre. Non sanguinerà, non si
dilaterà pre farti posto. Solo io ti voglio bene. Non hai altri che me al mondo,
Mariam, e quando io non ci sarò più, tu non avrai più niente. Più niente. Tu
non sei niente!”
Mariam non ha amici, non ha il diritto all'istruzione. Ogni giovedì il padre, però, fa visita alla piccola Mariam ed ella lo ama e lo ammira profondamente e pensa che sia sua madre a vedere il mondo così nero. Quando la madre si impicca, la quindicenne Mariam decide di recarsi a casa del padre, dove spera di essere accolta. Il padre e le sue tre mogli la rifiutano e ben presto viene costretta a sposare un calzolaio della capitale Kabul, di nome Rashid, mai visto prima, molto più grande di lei. Kabul è per lei una terra sconosciuta. Rashid all' inizio è un marito gentile e talvolta divertente e, anche se impone a Mariam di indossare burqa, le offre per la prima volta nella sua vita una vera casa, la possibilità di cucinare e mangiare i tipici piatti afghani, come il mastawa, il qurma di pollo, il daal, le offre una vita vera in una grande città. Mariam rimane incinta, ma ben presto perde il bambino.
“Mariam, distesa sul divano, con le mani tra le
ginocchia, fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra.
Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una
donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano
al cielo, si raccoglievano a formare le nubi e poi si spezzavano in minuti
frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente. "A ricordo di come soffrono
le donne come noi" aveva detto. "Di come sopportiamo in silenzio tutto
ciò che ci cade addosso".”
Seguono vari altri
tentativi di concepire un figlio, ma finiscono tutti miseramente in aborti
spontanei. Mariam non potrà mai dare a Rashid quel figlio maschio tanto
agognato. Il piccolo paradiso casalingo di Mariam si trasforma improvvisamente
ed irrimediabilmente in un inferno senza fine: disprezzo, calci, pugni,
bestemmie e minacce saranno il suo pane quotidiano. Da uomo timido e gentile, Rashid si
trasmorma in un essere spietato e violento, e la povera Mariam diviene la
sua sottomessa.
Nella casa accanto vivono
Fariba e Hakim. Quest’ultimo è un professore universitario, amante delle
poesie, della storia e delle scienze, ed educa nel migliore dei modi anche i
figli Ahmad e Nur e la piccola di casa, Laila. E’ un ottimo padre che la figlia chiama amorevolmente “Babi”,
mentre la moglie dorme sempre ed ha occhi solo per i figli maschi. Ben presto i
fratelli vengono chiamati alle armi e la madre di Laila cade in una profonda
depressione.
“Un giorno, mentre erano a letto abbracciate, la mamma
disse: "Ahmad sarebbe diventato un leader. Aveva carisma. Uomini che
avevano tre volte la sua età l'ascoltavano con rispetto, Laila. Dovevi vedere.
E Nur. Oh, il mio Nur. Faceva sempre schizzi di edifici e di ponti. Sarebbe
diventato un architetto, sai. Avrebbe trasformato Kabul coi suoi progetti. E
ora sono tutti e due shahid, i miei ragazzi, tutti e due martiri". Laila
ascoltava, sperando che la mamma si accorgesse che lei, Laila, non era
diventata una shahid, che era viva lì, nel letto accanto a lei, e che come
tutti nutriva speranze per il proprio futuro. Ma Laila sapeva che il suo futuro
non poteva competere con il passato dei fratelli. Le avevano fatto ombrada
vivi, l’avrebbero cancellata da morti. La mamma era diventata la curatrice del
museo della loro vita e lei, Laila, era una semplice visitatrice. Un
ricettacolo per il loro mito. La pergamena su cui la mamma intendeva
calligrafare la loro leggenda.”
Laila, bella e istruita, forte
e coraggiosa, cresce insieme
a Tariq, un ragazzo dolce e sensibile, rimasto zoppo da
piccolo per aver perso una gamba su una mina antiuomo. La loro tenera amicizia, col passare
degli anni, si trasforma in un grande amore.
La guerra, l' occupazione
sovietica, il regime dei mujadhin, il
dominio talebano con l'imposizione ferrea della legge islamica, il successivo
terrore, le bombe, i talebani con le esecuzioni negli stadi pubblici, trasformano la ridente Kabul in una terra esule, povera, affamata, violenta, senza
speranze, Kabul diviene una città morta che imprigiona i superstiti nelle sue macerie.
“Tutti i cittadini devono pregare cinque volte al
giorno. Se durante l’ora della preghiera verrete sorpresi in altre attività,
sarete bastonati. Tutti gli uomini devono portare la barba. La lunghezza
prescritta è di almeno un palmo sotto il mento. Se non vi conformerete a questa
disposizione, sarete bastonati. Tutti i ragazzi devono portare il turbante. Gli
scolari delle scuole elementari porteranno il turbante nero, quelli delle
scuole superiori bianco. Tutti gli studenti devono indossare abiti islamici. Le
camicie devono essere abbottonate sino al collo. È proibito cantare. È proibito
danzare. È proibito giocare a carte, giocare a scacchi, giocare d’azzardo e far
volare gli aquiloni. È proibito scrivere libri, guardare film e dipingere. Se
tenete in casa dei parrocchetti, sarete bastonati e i vostri uccelli verranno
uccisi. Se rubate, vi sarà tagliata la mano al polso. Se tornate a rubare vi
sarà tagliato il piede. Se non siete musulmani, non dovete praticare la vostra
religione in luoghi dove potete essere visti da musulmani. Se disubbidite,
sarete bastonati e imprigionati. Se verrete sorpresi a convertire un musulmano
alla vostra fede sarete giustiziati.”
“Donne, attenzione: Dovete stare dentro casa a
qualsiasi ora del giorno. Non è decoroso per una donna vagare oziosamente per
le strade. Se uscite, dovete essere accompagnate da un mahram, un parente di
sesso maschile. La donna che verrà sorpresa da sola per la strada sarà
bastonata e rispedita a casa. Non dovete mostrare il volto in nessuna
circostanza. Quando uscite, dovete indossare il burqa. Altrimenti verrete
duramente percosse. Sono proibiti i cosmetici. Sono proibiti i gioielli. Non
dovete indossare abiti attraenti. Non dovete parlare se non per rispondere. Non
dovete guardare negli occhi gli uomini. Non dovete ridere in pubblico. In caso
contrario verrete bastonate.”
A 14 anni, a causa
della guerra Tariq deve abbandonare l’Afghanistan e, prima della partenza, fa l’amore
con Laila. Tempo dopo, Laila dovrebbe partire per il Pakistan, a causa della
guerra, ma la notte prima della partenza, un razzo colpisce la sua casa e la
giovane rimane orfana. A salvarla sarà Rashid, il marito di Mariam, che la
accoglie anche in casa sua e, facendo leva sulla legge che consente la
poligamia, vuole sposarla. Un uomo venuto da lontano, informa Laila che Tariq è
morto. Laila, rimasta sola al mondo, scopre di essere incinta
e decide di accettare la proposta di matrimonio di Rashid e di fargli
credere che il bambino che aspetta sia suo. Laila, accetta di buon grado di
indossare il burqa perchè così, nascosta dietro le grate, nessuno in paese
scoprirà che proprio lei, tanto intelligente e orgogliosa, è la nuova
sposa di quel marito padrone. Rashid, alla notizia della gravidanza di Laila,
scoppia di gioia e comincia a comprare vestiti e oggetti da maschio e rimane
profondamente deluso e amareggiato quando nasce una bambina, che Laila chiama
Aziza. La bambina farà
rinascere Mariam che, nell’occuparsene, riesce a colmare il vuoto emotivo e la
mancanza di figli suoi.
Inizialmente tra le due
donne c’è odio e invidia, ma questi scontrosi sentimenti si trasformeranno in affetto e solidarietà, soprattutto in seguito a qualche fallimentare tentativo di fuga, per cercare di scappare dalla violenza di Rashid, la belva iraconda che, con i suoi brutali e animaleschi colpi di cinghia, ha rubato alle due protagoniste l'innocenza e la spensieratezza. Mariam e Laila
diventano amiche, vivono in maniera simbiontica, diventano essenziali l'una per l'altra e si proteggono vicendevolmente dalla cattiveria dell'uomo, sacrificandosi una volta l'una e una volta l'altra per tirare avanti.
“Prima della morte della mamma e di Babi, e prima che
la sua vita venisse sconvolta alle fondamenta, Laila non avrebbe mai creduto
che un corpo umano fosse in grado di tollerare tante percosse, somministrate
con tanta cattiveria e tanta regolarità, e che nonostante tutto continuasse a
funzionare.”
“Laila osservò le guance avvizzite di Mariam, le
palpebre grinzose di stanchezza, le rughe profonde attorno alla bocca, le notò
come se anche lei guardasse Mariam per la prima volta. E, per la prima volta,
Laila non vide il viso di una rivale, ma un viso di dolori taciuti, di fardelli
portati senza protestare, un destino di sottomissione e di sopportazione”.
Poco tempo dopo, Laila rimane nuovamente
incinta e genera un maschietto, che verrà chiamato Zalmai, il vero figlio di Rashid. Ben presto il bambino adora il padre, che lo ricopre di affetto, attenzioni e regali, anche nei momenti più difficili per la famiglia dal punto di vista economico. Infatti, in seguito ad un incendio, Rashid perde la sua bottega e comincia la
fame per l'intera famiglia e Laila si vede costretta a portare Aziza in un
orfanotrofio. La bambina è molto triste, ma Laila cerca di farle sentire la sua presenza, andando spesso a trovarla.
Rashid trova lavoro in un albergo di lusso.
Rashid trova lavoro in un albergo di lusso.
Un giorno Laila incontra improvvisamente Tariq e capisce che la sua
morte era solo una menzogna (e l’uomo che gliel’aveva raccontata era, in realtà, un amico di Rashid). Tariq le racconta le sue mille avventure in guerra, nel
campo profughi in Pakistan e in carcere. Di sera, il piccolo Zalmai rivela al padre che Laila
si era fermata a parlare con un uomo di nome Tariq. Rashid, adirato al di là di ogni
limite, comincia a picchiare violentemente la moglie, arrivabdo fin quasi ad ucciderla.
Mariam, dopo decenni da sottomessa, per la prima volta trova in sè la forza di ribellarsi a quel mostro
e, presa una pala, colpisce a morte il crudele marito.
Per salvare Laila, Tariq e i due bambini, Mariam si reca alla stazione di Polizia e confessa l’omicidio. Dichiarata colpevole, viene condannata alla pena di morte. Il suo sacrificio però non è vano: Laila e Tariq si sposano e si trasferiscono coi bambini in Pakistan. Nel 2002, decidono di tornare a Kabul per aiutare gli abitanti nella ricostruzione delle città, e si occupano in prima persona della ristrutturazione dell’orfanotrofio in cui era stata Aziza. Gran parte dei soldi che vengono adoperati per la ristrutturazione provengono da Jalil, il padre di Mariam: Laila aveva, infatti, scoperto che Jalil aveva cercato Mariam per chiederle perdono, lasciandole parte della sua eredità. Laila diventa insegnante nell'orfanotrofio e aspetta il suo terzo figlio e pensa sempre alla cara amica Mariam e al suo sacrificio, che ha permesso a tutti loro di cominciare una nuova vita. Alla fine del libro, Laila è nuovamente incinta e, nel caso in cui fosse femmina, chiamerà Mariam la nascitura.
Per salvare Laila, Tariq e i due bambini, Mariam si reca alla stazione di Polizia e confessa l’omicidio. Dichiarata colpevole, viene condannata alla pena di morte. Il suo sacrificio però non è vano: Laila e Tariq si sposano e si trasferiscono coi bambini in Pakistan. Nel 2002, decidono di tornare a Kabul per aiutare gli abitanti nella ricostruzione delle città, e si occupano in prima persona della ristrutturazione dell’orfanotrofio in cui era stata Aziza. Gran parte dei soldi che vengono adoperati per la ristrutturazione provengono da Jalil, il padre di Mariam: Laila aveva, infatti, scoperto che Jalil aveva cercato Mariam per chiederle perdono, lasciandole parte della sua eredità. Laila diventa insegnante nell'orfanotrofio e aspetta il suo terzo figlio e pensa sempre alla cara amica Mariam e al suo sacrificio, che ha permesso a tutti loro di cominciare una nuova vita. Alla fine del libro, Laila è nuovamente incinta e, nel caso in cui fosse femmina, chiamerà Mariam la nascitura.
Le parole denigratorie
di Rashid sono rivolte a tutte le donne e per questo tutte le donne
devono mobilitarsi per far valere i propri diritti: votare e
scegliere chi debba rappresentarci al governo, cegliere chi amare quando e come vogliamo (non in
età prematura né controvoglia), la libertà di parola, di leggere,
scrivere, guidare, studiare e lavorare; la libertà di mostrare il nostro volto
al mondo.
La donna è vita e bellezza, e va rispettata ed amata da tutti.
Tutti devono desiderare di cambiare il mondo e di creare qualcosa di speciale da poter lasciare in eredità all'umanità: siamo tutti esseri umani e, a prescindere dal sesso, e tutti meritiamo una vita dignitosa e nessuno può negarcela.
La donna è vita e bellezza, e va rispettata ed amata da tutti.
Tutti devono desiderare di cambiare il mondo e di creare qualcosa di speciale da poter lasciare in eredità all'umanità: siamo tutti esseri umani e, a prescindere dal sesso, e tutti meritiamo una vita dignitosa e nessuno può negarcela.
“Una società non ha nessuna possibilità di
progredire se le sue donne sono ignoranti”
Come dice lo stesso
Hosseini in un’intervista “il problema
non è la Shari'a, non è nel Corano. ... Le scritture non obbligano la
donna a stare in casa, senza studiare o senza impiego. L' islam dà alla donna
il diritto a tutte queste cose e anche al divorzio, se ad esempio il matrimonio
non è felice. Il problema è soprattutto il modo in cui le persone interpretano
la religione, e il fatto che, secondo la costituzione, nessuna legge dovrebbe
andare contro i principi islamici.”
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