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Quoniam nil inde abradere possunt, nec penetrare et abire in corpus corpore toto (Lucrezio)

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TESTO LATINO  "Denique cum membris collatis flore fruuntur aetatis, iam cum praesagit gaudia corpus atque in eost Venus ut muliebria conserat arva, adfigunt avide corpus iunguntque salivas oris et inspirant pressantes dentibus ora, nequiquam, quoniam nil inde abradere possunt nec penetrare et abire in corpus corpore toto ; nam facere interdum velle et certare videntur: usque adeo cupide in Veneris compagibus haerent, membra voluptatis dum vi labefacta quiescunt." TRADUZIONE IN ITALIANO  "E quando, unite le membra, usano infine del fiore dell'età, quando già sente il corpo arrivare il godimento, ed è giunta Venere al punto d'irrorare il femmineo campo, bramosamente schiacciano il corpo, mischiano le salive della bocca, respirano premendo coi denti le bocche  invano, poiché nulla da lì potranno raschiare, né penetrare e sparire, tutto il corpo nel corpo ; perché questo a volte sembrano volere, e lottare. Così bramosamente stanno avvinghiati nell'unione dell...

Lucrezio vita e de Rerum Natura

Vita di Lucrezio  Della vita di Tito Lucrezio Caro si hanno poche notizie: nacque forse nel 98 a.C. e forse morì poco più che quarantenne, probabilmente nel 55 a.C. Non si conosce neppure il luogo della sua nascita. La data di composizione del poema scientifico De rerum natura, si può forse collocare intorno agli anni Cinquanta del I secolo a.C., perché nel libro vi è un riferimento alla situazione pericolosa di Roma dovuta alla contrapposizione tra i triumviri e la nobiltà senatoria e alle agitazioni del tribuno Clodio. Forse studiò a Roma. Forse era protetto dall’aristocratico Gaio Memmio. Frequentava Cicerone, lo storico Cornelio Nepote e Gaio Memmio. Lucrezio e la filosofia epicurea a Roma Roma venne in contatto con l’epicureismo nella seconda metà del III secolo a.C. All’inizio del II secolo le idee epicuree si diffusero in gran parte della Società in crisi, lacerata dalle guerre civili. Epicuro riteneva che il fine della vita fosse il piacere, inteso come assenza...

Lucrezio- Libro I elogio di Epicuro, versi 62-79

Testo latino Humana ante oculos foede cum vita  iaceret in terris oppressa gravi sub religione quae caput a caeli regionibus ostendebat 65 horribili super aspectu mortalibus instans , primum Graius homo mortalis tollere contra est oculos ausus primusque obsistere contra, quem neque fama deum nec fulmina nec minitanti murmure compressit caelum, sed eo magis acrem 70 irritat animi virtutem, effringere ut arta naturae primus portarum claustra cupiret . Ergo vivida vis animi pervicit , et extra processit longe flammantia moenia mundi atque omne immensum peragravit mente animoque, 75 unde refert nobis victor quid possit oriri , quid nequeat , finita potestas denique cuique quanam sit ratione atque alte terminus haerens . Quare religio pedibus subiecta vicissim obteritur , nos exaequat victoria caelo. (in  verde  i participi, in  azzurro  i gerundi e i gerundivi, in  giallo  tutti gli altri tempi verbali...