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La leggenda di Orfeo ed Euridice

 La leggenda di Orfeo ed Euridice Nell’antica Grecia, tra le melodie armoniose delle muse e le ombre misteriose degli dei, si racconta la leggenda di Orfeo, un giovane poeta e musicista con un talento straordinario. Le sue note non solo incantavano gli uomini, ma affascinavano anche gli animali e persino le pietre. Orfeo si innamorò profondamente di Euridice, una ninfa di rara bellezza. Uniti da un amore sincero e profondo, i due giurarono di amarsi per l’eternità. La loro felicità, però, fu spezzata troppo presto. Un giorno, mentre Euridice danzava nei campi, venne morsa da un serpente velenoso, cadendo in un sonno eterno. Distrutto dal dolore, Orfeo decise di scendere negli Inferi per riportarla indietro. Con la sua musica straordinaria, riuscì a incantare Caronte, il traghettatore delle anime, e Persefone, la regina del regno dei morti. Commosse dalle sue note, acconsentirono a restituirgli Euridice, ma ad una condizione: Orfeo doveva guidarla verso l’uscita senza mai voltarsi a...

La lupa

 La lupa, incipit  "Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna e pure non era più giovane; era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. Al villaggio la chiamavano la Lupa perchè non era sazia giammai — di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell’andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d’occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all’altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, nè a Pasqua, nè a Natale, nè per ascoltar messa, nè per confessarsi. — Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l’anima per lei. Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascost...

Godi, fanciullo mio...

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"Godi, fanciullo mio..." è una espressione tratta da uno dei più celebri componimenti di Leopardi: Il sabato del villaggio La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell’erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine Su la scala a filar la vecchierella, Incontro là dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo, Quando ai dì della festa ella si ornava, Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei Ch’ebbe compagni dell’età più bella. Già tutta l’aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre Giù da’ colli e da’ tetti, Al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno Della festa che viene; Ed a quel suon diresti Che il cor si riconforta. I fanciulli gridando Su la piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappat...

Le colonne d'Ercole

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 La statua chiamata Colonne d'Ercole, sita nello stretto di Gibilterra, separa l'Europa dall'Africa e allo stesso tempo collega il Mediterraneo con l'Oceano Atlantico.  Il termine "Colonne d'Ercole" si riferisce a una leggenda dell'antica Grecia. Le Colonne d'Ercole erano infatti i due promontori che, secondo la mitologia greco-romana, segnavano i limiti del mondo conosciuto. Questi promontori sono oggi identificati con il  Monte Hacho  a Ceuta (oppure il  Monte Jebel Musa ) sulla costa africana (in Marocco), e la Rocca di  Gibilterra  sulla costa europea (in Spagna). Le Colonne d'Ercole sono simboli mitologici che rappresentano i confini tra il Mar Mediterraneo e l'Oceano Atlantico, separando idealmente l'Europa dall'Africa. In tempi antichi, passare oltre queste "colonne" significava avventurarsi in territori sconosciuti e pericolosi. Infatti, le Colonne d'Ercole erano considerate il confine ultimo del mondo esplor...

Pascoli X Agosto

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 X Agosto  La data del 10 Agosto segnò l'evento più tragico della vita di Pascoli: l'assassinio dell'amato papà, i cui sicari non vennero mai consegnati alla giustizia. Testo: San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de’ suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono… Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male! Giovanni Pascoli

La madre di Cecilia

da "I promessi sposi " di Alessandro Manzoni Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se ...

Sempre caro mi fu quest'ermo colle

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Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. Giacomo Leopardi

Vita Nuova di Dante: sintesi e superamento della poesia del tempo

La Vita Nuova di Dante è un prosimetro cioè un testo misto di prosa e versi. Il titolo dell'opera "Vita Nuova" richiama la "nuova vita" che Dante vive grazie all'amore che lo lega a Beatrice e all'effetto che questo amore ha avuto su di lui e sulla sua poesia. Si tratta di una raccolta di circa 30 poesie, divise per capitoli, e catalogate in modo da raccontare tutta la storia d'amore tra Dante e Beatrice, dal primo incontro a 9 anni, al secondo incontro a 18 anni, al saluto, fino ad arrivare alla tragica morte della donna e alla crisi che Dante visse e riuscì a superare solo grazie alla filosofia. La Vita Nuova rappresenta la sintesi e il superamento da parte di Dante della poesia d’amore del suo tempo. Infatti, nelle prime poesie Dante era stato fortemente influenzato dai poeti cortesi, provenzali e siculo-toscani, tra cui Guittone d'Arezzo, soprattutto per quanto riguarda i temi e lo stile: la donna, il saluto, il servizio, la fedeltà ed anch...

Luciano di Samosata e Storia Vera

Luciano di Samosata fu uno scrittore greco di origine siriana, nato nel 120 d.C. circa da umile famiglia. Inizialmente studiava scultura da suo zio, in seguito si dedicò allo studio della retorica in lingua greca e soprattutto in attico, e si dedicò ad approfondite letture. Svolgeva la professione di avvocato – probabilmente in Antiochia – e di conferenziere, per questo viaggiò moltissimo (Asia Minore, Grecia, Italia e Gallia) e ottenne ovunque grandi successi. A quarant’anni incontrò il filosofo neoplatonico Nigrino, lasciò la retorica e si dedicò alla filosofia. Dal 171 al 175 d.C. ebbe l’incarico di funzionario imperiale in Egitto. Morì probabilmente dopo il 180, in quanto in un suo scritto viene citata la divinazione postuma di Marco Aurelio, avvenuta proprio in quell’anno. DI lui possediamo circa 80 opere, tra cui -        esercitazioni retoriche, conferenze e prefazioni a scritti di retorica, in cui critica vizi ed ipocrisie della società...

Paolo e Francesca

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte: Caina attende chi a vita ci spense». [Dante, Divina Commedia, Inferno, canto V, vv. 100-107] Dante, Paolo e Francesca

Prima prova italiano maturità 2018

Cosa è uscito nel 2018? ANALISI DEL TESTO:  Giorgio Bassani , un brano tratto da " Il giardino dei Finzi-Contini "  AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO:    I diversi volti della  solitudine  nell’arte e nella letteratura , con la poesia " I volti della solitudine"  di Alda Merini e con brani  tratti da opere di Petrarca ( La vita solitaria ), Pirandello ( Uno, nessuno e centomila) , Quasimodo ( Ed è subito sera ), Dickinson (la poesia  1695 ) e e i quadri  Tramonto sul mare  di Giovanni Fattori,  Sera sul viale Karl Johan  di E. Munch e  Automat  di E.Hopper. AMBITO SOCIO-ECONOMICO: L a “creatività” ,  la straordinaria dote – squisitamente umana – d’immaginare; risultato di una formula complessa, frutto del talento e del caso, con  articoli di Enrico Moretti e Carlo Bordoni relativi a Marx e Seneca TEMA STORICO:  La Cooperazione Internazionale , con document...

Recensione "Mille splendidi soli" di Khaled Hosseini

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Recensione del libro “Mille Splendidi Soli”,  pagine 434 Titolo: Mille splendidi soli Titolo originale: A Thousand Splendid Suns Autore: Khaled Hosseini Anno pubblicazione: 2007 Riassunto dettagliato con aggiunta in corsivo di frasi tratte dal testo Mariam e Laila, le due protagoniste del secondo romanzo di  Khaled Hosseini,  sono due donne molto diverse tra loro.  AIl'inizio del libro ci troviamo nel tempo dei re e, nonostante il prevalere della mentalità maschilista  pashtun  del  nang  e  namus ( l’onore e l’orgoglio), nel paese risuona la musica, nei cinema vengono proiettati i film occidentali, i mercati di Kabul sono pieni di colori, molte donne si muovono per la città col volto scoperto e truccate, mentre altre, appartenenti alle famiglie più tradizionaliste, indossano il  burqa . Nel 1959, a Herat, dalla relazione extra-coniugale tra una serva ed il suo ricco e potente padrone, Jalil Khan, nasc...