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La leggenda di Orfeo ed Euridice

 La leggenda di Orfeo ed Euridice Nell’antica Grecia, tra le melodie armoniose delle muse e le ombre misteriose degli dei, si racconta la leggenda di Orfeo, un giovane poeta e musicista con un talento straordinario. Le sue note non solo incantavano gli uomini, ma affascinavano anche gli animali e persino le pietre. Orfeo si innamorò profondamente di Euridice, una ninfa di rara bellezza. Uniti da un amore sincero e profondo, i due giurarono di amarsi per l’eternità. La loro felicità, però, fu spezzata troppo presto. Un giorno, mentre Euridice danzava nei campi, venne morsa da un serpente velenoso, cadendo in un sonno eterno. Distrutto dal dolore, Orfeo decise di scendere negli Inferi per riportarla indietro. Con la sua musica straordinaria, riuscì a incantare Caronte, il traghettatore delle anime, e Persefone, la regina del regno dei morti. Commosse dalle sue note, acconsentirono a restituirgli Euridice, ma ad una condizione: Orfeo doveva guidarla verso l’uscita senza mai voltarsi a...

VIRGILIO: ENEIDE e GEORGICHE

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L'Eneide: un epos per il Principato, tra storia e mondo omerico  Il capolavoro 'nazionale' di Virgilio, l'Eneide, di argomento mitologico, aveva lo scopo di imitare le grandi opere di Omero (l'Iliade e l'Odissea) e lodare Augusto «partendo dai suoi antenati», celebrare e nobilitare le origini di Roma e le imprese gloriose della gens   Iulia e soprattutto del Princeps Ottaviano Augusto, in quanto discendente diretto dell'eroe troiano Enea, figlio della dea Venere e del troiano Anchise. Secondo un'antica leggenda molto nota ai Romani, Enea per volere del Fato era riuscito a scampare alla distruzione di Troia e, dopo lunghe peregrinazioni, aveva raggiunto il Lazio, dove aveva dato inizio a quelle che poi sarebbe diventata la più grande potenza del Mediterraneo: ROMA. Come modello per la sua opera Virgilio scelse gli Annales di Ennio, un poema epico-storico, ma per di più volle confrontarsi direttamente con Omero, per celebrare Augusto «partendo dai suoi a...

Lettura metrica Virgilio

 Tìtyre, tù patulaè recubàns sub tègmine fàgi  silvestrèm tenuì musàm meditàris avèna; nòs patriaè finès et dùlcia lìnquimus àrva; nòs patriàm fugimùs: tu, Tìtyre, lèntus in ùmbra fòrmosàm resonàre docès Amarỳllida sìlvas.

Virgilio le Georgiche versi 180-190

 Ma le giovani stanche di notte riportano molte cose, le gambe piene di timo; fanno crescere e le corbezzole qua e là e i salici verdastri e la cassia e il croco rosseggiante e il pingue tiglio e il giacinto del color della ruggine. Tutte hanno un solo riposo. Tutte hanno un solo lavoro ( dativi di possesso: a tutte è un solo riposo, a tutte è un solo lavoro): di mattina si precipitano (fuori) dalle porte, con indugio in nulla; quando il vespro ammonì le stesse di nuovo di andarsene dai campi, allora si dirigono verso i tetti (le case), allora si occupano dei corpi; si produce un rumore, e ronzano intorno ai paesi  e alle soglie. Dopo, quando già si coricarono nei letti, c'è silenzio nella notte e  il loro sonno s'impossessa degli arti affaticati. Commento  Virgilio afferma che la società delle api è costituita da api femmine che da sole si occupano dei figli che hanno in comune, obbediscono alle leggi che hanno e riconoscono e venerano gli stessi...