Virgilio le Georgiche versi 180-190
Ma le giovani stanche di notte
riportano molte cose,
le gambe piene di timo;
fanno crescere e le corbezzole qua e là
e i salici verdastri e la cassia e il croco rosseggiante
e il pingue tiglio e il giacinto del color della ruggine.
Tutte hanno un solo riposo.
Tutte hanno un solo lavoro ( dativi di possesso: a tutte è un solo riposo, a tutte è un solo lavoro): di mattina si precipitano (fuori)
dalle porte, con indugio in nulla;
quando il vespro ammonì le stesse
di nuovo di andarsene dai campi,
allora si dirigono verso i tetti (le case),
allora si occupano dei corpi;
si produce un rumore, e ronzano intorno ai paesi e alle soglie.
Dopo, quando già si coricarono nei letti,
c'è silenzio nella notte e il loro sonno
s'impossessa degli arti affaticati.
Augusto auspicava un ritorno al mos maiorum e, in particolare, desiderava che le donne romane tornassero ad avere i costumi delle antiche matrone che avevano fatto grande la storia di Roma, ossia fossero dedite al lavoro, alla cura dei figli e della casa e fossero fedeli e operose.
La società delle api è descritta da Virgilio come una società perfetta, in cui tutti i membri della comunità collaborano e compiono il loro lavoro per il bene comune, paragonabile proprio alla società romana che voleva costruire Augusto, esortando i Romani al ritorno all'agricoltura e all'allevamento. In particolare Augusto affermava di aver riportato a Roma l'età dell'oro, anche se in realtà c'erano anche molti aspetti negativi, dovuti alla crisi dei valori e della Repubblica.
«se è lecito paragonare le piccole cose alle grandi cose» è una protasi che serve a far capire che Virgilio sta quasi chiedendo il permesso di poter paragonare per assurdo le donne che lavorano alle api.
crura = accusativo alla greca, accusativo neutro plurale da crus, cruris
rubentem = participio attributivo, participio presente da rubeo
se = sui sibi se se
riportano molte cose,
le gambe piene di timo;
fanno crescere e le corbezzole qua e là
e i salici verdastri e la cassia e il croco rosseggiante
e il pingue tiglio e il giacinto del color della ruggine.
Tutte hanno un solo riposo.
Tutte hanno un solo lavoro ( dativi di possesso: a tutte è un solo riposo, a tutte è un solo lavoro): di mattina si precipitano (fuori)
dalle porte, con indugio in nulla;
quando il vespro ammonì le stesse
di nuovo di andarsene dai campi,
allora si dirigono verso i tetti (le case),
allora si occupano dei corpi;
si produce un rumore, e ronzano intorno ai paesi e alle soglie.
Dopo, quando già si coricarono nei letti,
c'è silenzio nella notte e il loro sonno
s'impossessa degli arti affaticati.
Commento
Virgilio afferma che la società delle api è costituita da api femmine che da sole si occupano dei figli che hanno in comune, obbediscono alle leggi che hanno e riconoscono e venerano gli stessi dei ed inoltre lavorano tutta l'estate per mettere da parte le provviste per l'inverno.Augusto auspicava un ritorno al mos maiorum e, in particolare, desiderava che le donne romane tornassero ad avere i costumi delle antiche matrone che avevano fatto grande la storia di Roma, ossia fossero dedite al lavoro, alla cura dei figli e della casa e fossero fedeli e operose.
La società delle api è descritta da Virgilio come una società perfetta, in cui tutti i membri della comunità collaborano e compiono il loro lavoro per il bene comune, paragonabile proprio alla società romana che voleva costruire Augusto, esortando i Romani al ritorno all'agricoltura e all'allevamento. In particolare Augusto affermava di aver riportato a Roma l'età dell'oro, anche se in realtà c'erano anche molti aspetti negativi, dovuti alla crisi dei valori e della Repubblica.
«se è lecito paragonare le piccole cose alle grandi cose» è una protasi che serve a far capire che Virgilio sta quasi chiedendo il permesso di poter paragonare per assurdo le donne che lavorano alle api.
Note grammaticali:
fessae = aggettivo qualificativo nominativo femminile plurale, da fessus, a, umcrura = accusativo alla greca, accusativo neutro plurale da crus, cruris
rubentem = participio attributivo, participio presente da rubeo
Derivazione delle parole
At fessae multa referunt se nocte minores,
|
fessus, fessa, fessum |
multus, multa -um, -, plurimus -a -um |
refero, refers, rettuli, relatus, referre |
nox, noctis |
parvus, parva -um, COMP. minor -or -us, SUP. minimus -a -um |
crura thymo plenae; pascuntur et arbuta passim
|
crus, cruris N |
thymum, thymi N |
plenus, plena -um |
pasco, is, pavi, pastus,pascere |
arbutum, arbuti N |
passim avverbio |
et glaucas salices casiamque crocumque rubentem
|
glaucus, glauca, glaucum |
salix, salicis F |
casia, casiae F |
crocus, croci |
rubeo, es, rubere |
et pinguem tiliam et ferrugineos hyacinthos.
|
pinguis, pingue, pinguior -or -us, pinguissimus -a -um |
tilia, tiliae F |
ferrugineus, ferruginea, ferrugineum |
hyacinthos, hyacinthi M |
Omnibus una quies operum, labor omnibus unus:
|
unus, una, unum (gen -ius) |
quies, quietis F |
opus, operis N |
labor, laboris M |
unus, una, unum (gen -ius) |
mane ruunt portis; nusquam mora; rursus easdem
|
mane |
ruo, ruere, rui, rutus |
porta, portae F |
nusquamavverbio |
mora, morae F |
rursus avverbio |
vesper ubi e pastu tandem decedere campis
|
vesper, vesperis M |
ubi |
e |
pastus, pastus M |
tandem |
decedo, is, decessi, decessusdecedere |
campus, campi M |
admonuit, tum tecta petunt, tum corpora curant;
|
admoneo, es, admonui, admonitusadmonere |
tum |
tego, is, texi, tectustegere |
peto, is, petivi, petituspetere |
tum |
corpus, corporis N |
curo, as, curavi, curatuscurare |
fit sonitus, mussantque oras et limina circum.
|
sono, is, sonui, sonitussonere |
musso, as, mussavi, mussatusmussare |
limen, liminis N |
circum |
Post, ubi iam thalamis se composuere, siletur
|
post |
ubi |
iam |
thalamus, thalami M |
compono, is, composui, composituscomponere |
sileo, es, silui, -silere |
in noctem fessosque sopor suus occupat artus.
|
nox, noctis F |
fessus, fessa, fessum |
sopor, soporis M |
occupo, as, occupavi, occupatusoccupare |
artus, artus M |
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