Luciano di Samosata e Storia Vera

Luciano di Samosata fu uno scrittore greco di origine siriana, nato nel 120 d.C. circa da umile famiglia. Inizialmente studiava scultura da suo zio, in seguito si dedicò allo studio della retorica in lingua greca e soprattutto in attico, e si dedicò ad approfondite letture. Svolgeva la professione di avvocato – probabilmente in Antiochia – e di conferenziere, per questo viaggiò moltissimo (Asia Minore, Grecia, Italia e Gallia) e ottenne ovunque grandi successi. A quarant’anni incontrò il filosofo neoplatonico Nigrino, lasciò la retorica e si dedicò alla filosofia.
Dal 171 al 175 d.C. ebbe l’incarico di funzionario imperiale in Egitto. Morì probabilmente dopo il 180, in quanto in un suo scritto viene citata la divinazione postuma di Marco Aurelio, avvenuta proprio in quell’anno.
DI lui possediamo circa 80 opere, tra cui
-       esercitazioni retoriche, conferenze e prefazioni a scritti di retorica, in cui critica vizi ed ipocrisie della società del suo tempo.
-       dialoghi filosofici TimoneMenippoCaronteI dialoghi dei mortiIl traghettoIl sognoIcaromenippoIl naviglioI saturnali. Inoltre contro i filosofi e gli accademici: La vendita delle vite all’incantoIl pescatoreErmotimoL’eunucoL’amante delle menzogneI fuggitiviIl SimposioIl Nigrino.
-       26 Dialoghi sugli dèi e 15 Dialoghi degli dèi mariniPrometeoZeus confutatoZeustragedo, Il concilio degli dèi
-       15 Dialoghi delle cortigiane
-       Numerose lettere: AlessandroSugli stipendiatiL’apologiaCome si deve scrivere la storia.
-       Colloquio con EsiodoVita di DemonatteContro un ignorante che comprava molti libriPseudologista,
-        Vera storia, una caricatura dei romanzi d’avventura.

“La Storia vera” di Luciano, un romanzo fantastico dell’età imperiale
Luciano scrisse La Storia vera (in grecoἈληθῆ διηγήματα, Storie vere), un'opera narrativa in due libri, in cui egli narra in prima persona un lungo viaggio immaginario, fatto di mille avventure, attraverso luoghi eccezionali creati dalla sua fantasia. Fin dall’inizio Luciano dichiara che nel suo libro c’è una cosa sola vera: che nulla di quanto raccontato è vero.
Luciano parte dalle Colonne d’Ercole (limite dal quale secondo gli Antichi non era più possibile fare ritorno, perché al di là c’era la fine del mondo) e si spinge verso l’oceano, insieme a cinquanta di compagni che, come lui, sono spinti dalla curiosità e dal desiderio di conoscere cose nuove.
Lungo il viaggio incontrano creature fantastiche: le donne-viti, gli Ippogrifi, i Solari e i Lunari, i Cavalca-formiche, i Piè-di-sughero, gli Zucca-pirati, i Nocenauti, i Testa-di-bue, le Gambedasina. Luciano si ispira ai miti più famosi della letteratura greca e li deride. Lucernopoli è una città abitata da lucerne che corrono qua e là. Quando poi Luciano arriva sulla Luna viene coinvolto nel conflitto fra Lunari e Solari. 
La nave torna sulla 
terra, ma viene inghiottita da una balena di mille e cinquecento stadi di lunghezza. Al suo interno c'è un'isola abitata da fantastiche tribù. L'equipaggio li stermina tutti. Poi vanno nell’isola dei Beati, dove Luciano incontra Omero e gli chiede perché mai abbia cominciato l’Iliade con l’ira di Achille. Dopo aver visto altre isole, scoprono un continente. Mentre discutono se sbarcare per poco tempo o inoltrarsi nell'entroterra, una burrasca sbatte la nave sul lido e la sfascia

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