Passa ai contenuti principali

Annibale tenta la presa di Nola

TESTO LATINO
Hannibal agro Nolano excessit et ad mare proxime Neapolim descendit, cupidus maritimi oppidi potiundi (potiendi = da potior, costruito col genitivo), quo tutior cursus navibus ex Africa esset; sed, postquam Neapolim a praefecto Romano teneri accepit, Neapoli quoque, sicut Nola, omissā, petivit Nuceriam. Eam cum aliquamdiu circumsedisset, saepe vi, saepe sollicitando nequiquam nunc plebem, nunc principes, fame demum in deditionem accepit, pactus ut inermes oppidani cum singulis abirent vestimentis. Itaque dilapsi sunt ii omnes per Campaniae urbes, maxime Nolam Neapolimque. Nucerina praeda deinde Poenis militibus data est populanda, urbs direpta atque incensa est. Interim Nolam primores civitatis Marcello defendendam tradiderunt, qui plebem timebant et ante omnes L. Bantium. Is enim nunc ad proditionem patriae, nunc ad transfugiendum plebem Nolanam stimulabat. Erat Bantius iuvenis acer et nobilissimus eques; seminecem eum ad Cannas in acervo caesorum corporum inventum curatumque benigne, etiam cum donis, Hannibal domum remiserat. Ob eius meriti gratiam rem Nolanam in ius dicionemque dandam esse Poenis a se putaverat, et studiosissimus novandi res erat. da Livio

(in giallo i verbi, in verde i participi); in ARANCIONE i gerundi; in CELESTE i gerundivi)

TRADUZIONE IN ITALIANO
Annibale uscì dal territorio Nolano e discese verso il mare presso Napoli, desideroso di impadronirsi di qualche fortezza marittima,  affinché il viaggio per fosse più sicuro le navi (provenienti) dall' Africa. Ma, dopo che apprese  che  Napoli, anche Napoli, era stata presidiata da un prefetto Romano, così come Nola, abbandonata, andò a Nocera.
Essendosi disposto intorno a quella (città), spesso con la forza, spesso sollecitando  invano ora la plebe, ora i principi, infine accettò la resa per fame, avendo pattuito che i cittadini inermi uscissero solo ciascuno con un solo vestito (con i singoli vestiti). E così, quelli se ne andarono tutti per le città della Campania, soprattutto a Napoli e a Nola. Poi Nocera fu data ai soldati come bottino, la città fu saccheggiata ed incendiata. Intanto i nobili della città consegnarono Nola da difendere a Marcello, quelli che temevano la plebe e, più di tutti, Lucio Banzio. Infatti egli spronava la plebe Nolana ora al tradimento della patria, ora a passare (al nemico). Banzio era un giovane tenace e un cavaliere eccellentissimo; trovato mezzo morto a Canne in un mucchio di cadaveri (LETT: di corpi uccisi) e amorevolmente curato, Annibale lo aveva rimandato a casa anche con doni. Per  riconoscenza di questo favore, (Banzio) aveva ritenuto di dover dare (LETT: che da sè doveva essere data) la zona Nolana nel potere giuridico e nell’autorità dei (lett. ai) Cartaginesi ed era appassionatissimo di mutare la cosa (l’assetto politico/fare una rivoluzione). 

tratto da Livio, Ab Urbe Condita - Liber XXIII, 15

Commenti

Post popolari in questo blog

MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion

TRADUZIONE CONTRASTIVA: MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion Epigramma V, 34 Hanc tibi, Fronto pater, genetrix Flaccilla, puellam oscula commendo deliciasque meas, parvola ne nigras horrescat Erotion umbras oraque Tartarei prodigiosa canis. Impletura fuit sextae modo frigora brumae, vixisset totidem ni minus illa dies. Inter tam veteres ludat lasciva patronos et nomen blaeso garriat ore meum. Mollia non rigidus caespes tegat ossa nec illi, terra, gravis fueris : non fuit illa tibi. TRADUZIONI A CONFRONTO TRADUZIONE 1 A te, babbo Frontone, a te, mamma Flaccilla, io pienamente affido questa povera bimba, oggetto dei miei baci e delle gioie mie. Cara piccina! Ch'ella non provi terrore delle Ombre, né delle orrende fauci di Cerbero infernale. Avrebbe ora compiuto il suo sesto gelido inverno, s'ella fosse vissuta altri sei giorni ancora. Oh! Fra i suoi buoni vecchi che ella giochi e ripeta i capricci, e il mio nome balbetti c...

I complici di Catilina, Sallustio, 14 I seguaci di Catilina

I complici di Catilina  TESTO LATINO  - S allustio, De coniuratione Catilinae, 14. In tanta tamque corrupta civitate Catilina, id quod factu facillimum erat , omnium flagitiorum atque facinorum circum se tamquam stipatorum catervas habebat . Nam quicumque impudicus adulter ganeo manu ventre pene bona patria laceraverat , quique alienum aes grande conflaverat , quo flagitium aut facinus redimeret , praeterea omnes undique parricidae sacrilegi convicti iudiciis aut pro factis iudicium timentes , ad hoc quos manus atque lingua periurio aut sanguine civili alebat , postremo omnes quos flagitium egestas conscius animus exagitabat , ii Catilinae proximi familiaresque erant . Quod si quis etiam a culpa vacuus in amicitiam eius inciderat , cotidiano usu atque illecebris facile par similisque ceteris efficiebatur . Sed maxime adulescentium familiaritates appetebat : eorum animi molles etiam et [aetate] fluxi dolis haud difficulter capiebantur . Nam ut cuiusque studium ex aetate f...

LATINO Seneca, “Epistulae morales ad Lucilium”, Epistula 95

VITA E OPERE Lucio Anneo Seneca (Cordova, 4 a.C. – Roma, 65) apparteneva a una ricca famiglia equestre spagnola ed era figlio del famoso Seneca il Retore. Da giovane, fu portato a Roma dalla zia materna; e ricevette un’ottima educazione letteraria e storica, completata con studi di retorica e di filosofia: i suoi maestri furono: -          Sozione di Alessandria, vicino alla scuola stoico-pitagorica dei Sestii -          lo stoico Attalo, cultore di scienze naturalistiche -          Papirio Fabiano. Intorno al 26 d.C. si recò in Egitto per motivi di salute, con suo zio, il prefetto Gaio Valerio. Le sue condizioni di salute migliorarono, anche grazie alle cure della zia materna . Tornato a Roma, intorno al 33-34 d.C., ottenne la questura, il primo grado del cursus honorum ; si dedicò all'attività oratoria, ottenendo fama e successo. Scrisse la Consolatio ad...