La letteratura francese e italiana nel Medioevo
Il Medioevo
In Francia e
nelle regioni italiane (Umbria, Sicilia,
Toscana si era perso l’uso del latino (usato solo come lingua scritta o parlata
dalle persone più acculturate). Il popolo parlava invece le cosiddette lingue romanze (un misto di latino e
della lingua dei popoli sottomessi) anche dette
VOLGARI (dal latino vulgus,
"volgo, popolo"). In Francia, alla fine dell'XI secolo, cominciarono
a usare il volgare anche per scrivere i testi letterari. Invece, in Italia si
cominciano a scrivere opere in volgare nella metà del XIII secolo.
Nell’anno Mille in
tutta Europa vi era il sistema feudale:
re, vassalli (rito dell’investitura, omaggio, feudo), valvassori, valvassini,
guerrieri e funzionari, senza alcuna autorità centrale. L’Impero Carolingio
(Francia, Germania, Nord Italia e Spagna del Nord), unificato da Carlo Magno,
non durò a lungo e finì per essere frammentato.
La società del
Medioevo è divisa in nobiltà, clero e contadini.
La religione cristiana è la religione di tutto il popolo ed è l’unico elemento
in comune tra popoli diversi. La chiesa diviene sempre più ricca grazie alle
proprietà terriere e alle donazioni delle famiglie nobili. Eppure, a molte
persone non piace questa Chiesa così
ricca, corrotta e coinvolta nella
politica e nascono:
-
le
eresie: gruppi di fedeli che
vogliono il ritorno della chiesa alla povertà (e per questo motivo questi movimenti
vengono detti pauperistici dal
latino paupertas,
"povertà"). La Chiesa perseguitò
i loro membri;
-
gli
ordini mendicanti dei monaci domenicani
e francescani e gli ordini mendicanti
(nati nel XIII secolo), che predicano la
povertà (francescani) e la lotta contro le eresie (i domenicani).
Dal VI secolo
alcuni monaci, seguendo Benedetto da Norcia, che nel 529 aveva fondato a
Montecassino un monastero, avevano abbandonato le città per vivere insieme
secondo la regola "prega e lavora" (in latino ora et labora). I monaci
benedettini pregano e lavorano i campi, e copiano a mano (amanuensi) su
pergamena i libri antichi (o codici), sottraendoli così alle distruzioni delle
invasioni barbariche: ciò ha permesso che la cultura antica greca e latina arrivasse fino a noi.
I monasteri sono simili dai castelli. Si
trovano in luoghi solitari, elevati e sono circondati da mura. Oltre ai monaci,
nei monasteri vivono anche i contadini. L'abate è il capo del monastero e
domina sul paese. Il popolo si riunisce intorno ai monasteri e ai castelli,
dominati rispettivamente da abati e signori, per avere protezione.
La Chiesa nel Medioevo gestisce la cultura
perché coloro che volevano imparare a leggere e a scrivere potevano farlo soltanto
nelle scuole ecclesiastiche. I ragazzi che frequentavano tali scuole divenivano
uomini di Chiesa (chierici) e studiavano nei monasteri e nelle università, che
a partire dal XII secolo andavano diffondendosi nelle principali città.
LA
CHANSON DE GESTE
La chanson de geste (o canzone di gesta) e
un genere letterario in lingua d’oil,
nato in Francia nel XI secolo. In latino gesta significa "imprese";
ed infatti vengono narrate le EPOPEE ( azioni, guerre e eroi). Queste opere
sono scritte in strofe (lasse) di versi decasillabi. Il termine chanson
significa canzone e indica che queste opere venivano cantate e musicate. Es. le vicende di Carlo Magno (771-814). Il
pubblico è formato dall'aristocrazia feudale.
La chanson è
destinata alla comunicazione orale e non si sa quale sia la sua vera origine,
ma vi sono due ipotesi:
1) "tradizionalista” = Le chansons derivano
da cantilene popolari create dopo le vittorie o le sconfitte
2) "individualista" (IPOTESI RITENUTA
PIU’ PROBABILE) = le chansons de geste sarebbero state scritte da un
"trovatore" (poeta), ispiratosi alle storie degli eroi raccontate dai
monaci nelle abbazie, perché molte chanson somigliano alle vite dei santi
Le chansons de
geste sono state divise in 3 "cicli'
1) il Ciclo Di
Carlo Magno (Ciclo Carolingio) es. La Chanson de Roland (Canzone di Orlando, di
cui non conosciamo l'autore)
2) il ciclo di Guillaume
d'Orange (Guglielmo d'Orange)
3) Il ciclo di Rinaldo di Montalbano.
La
Chanson de Roland,
composta alla fine dell’XI secolo, parla
di Roland, un eroe che combatte e si sacrifica per difendere il cristianesimo
contro i nemici Saraceni (Islam). Verrà
poi vendicato da Carlo Magno.
I
temi delle
chansons de geste sono la lotta tra Bene e Male, le imprese, l'onore, la
fedeltà dei vassalli, l'umanità e la pietà. Lo stile è nobile e ricco di visioni simboliche. Il tempo usato è il tempo presente. Dato che
queste opere dovevano essere raccontate oralmente sono ricche di formule che le rendessero più
facilmente memorizzabili. Con il passare degli anni queste storie
diventano sempre più assurde, con eroi
incredibili e fenomeni magici e situazioni impossibili. In Italia XV-XVI
secolo vengono scritti i poemi cavallereschi di Boiardo e Ariosto.
IL
ROMANZO CORTESE
II romanzo cortese nasce in Francia nel XII secolo, e viene scritto in
lingua d’oil. “Romanzo” deriva dal latino “romanice loqui” = “parlare la lingua
romanza, il volgare"). Scritto in versi o in prosa, parlava delle
avventure e degli amori dei cavalieri. Il termine “cortese” (da 'corte',
castello feudale) si riferisce allo stile di vita basato sulla generosità e
sull’eleganza. Il romanzo cortese è frutto più dell’imitazione di altre opere
che dell’invenzione da parte dell’autore. I più famosi romanzi cortesi parlano
della MATERIA DI BRETAGNA: Re Artù e i cavalieri della “Tavola Rotonda” in cerca
del santo Graal (il calice da cui avrebbe bevuto Cristo durante l'ultima cena)
e le avventure di Tristano e Isotta.
Gli argomenti dei romanzi cortesi sono
l’amore, l’avventura, la magia e i luoghi fantastici. I protagonisti sono gli eroi, i cavalieri che lottano per la donna
amata, perché credono nel “servizio d’amore”: devono essere fedeli e devoti
alla loro donna.
I destinatari sono gli aristocratici che
vivono a corte. Questi romanzi venivano letti al pubblico che ascoltava.
Le
novità dei romanzi cortesi rispetto alle chansons de geste sono:
-
i
temi: avventure favolose e l’amore cortese del cavaliere
-
le
imprese di un solo cavaliere e non di tutti
-
gli
eroi sono degli stereotipi, tutti uguali, descritti secondo un preciso schema
-
i
personaggi non si occupano della loro missione, ma quasi esclusivamente di
servire la loro dama
-
le
lasse (strofe) non hanno le assonanze
(come nelle chansons de geste), ma la rima baciata (aabbcc);
-
i
versi sono ottosillabi, anziché decasillabi
-
il
testo non è cantato, ma letto ad alta voce.
Gli autori dei romanzi cortesi sono i chierici che vivono nei castelli e
scrivono per divertire le dame e i signori della corte. I più conosciuti sono:
-
Chrétien de Troyes (seconda metà del XII secolo)
della Francia del Nord. Di lui abbiamo 5 romanzi dei cavalieri della Tavola
Rotonda, (Lancelot ou le chevalier ó la Charrette (Lancillotto o il cavaliere
della carretta) e Perceval ou le Conte du Graal (Perceval o il racconto del
Graal);
-
Thomas e Béroul, che scrissero alcuni racconti di Tristano e Isotta;
-
Maria di Francia (XII secolo), che scrisse novelle
su Tristano e Isotta
-
Guillaume de Lorris che scrisse Roman de la
Rose (II romanzo della Rosa).
LA
LIRICA TROBADORICA
La
poesia (o lirica) trobadorica o occitana si diffonde
in Provenza, nella Francia meridionale, tra l'XI e il XIII secolo. E’
scritta in lingua d'oc (da oc = sì).
E’ alla base della poesia moderna. E’ composta da numerosi testi poetici in
volgare di diversa forma, accompagnati da uno strumento musicale a corde e
destinati al pubblico delle ricche corti signorili. Gli autori di queste
liriche sono chiamati "trovatori" (dalla parola provenzale trobar, che significa "comporre
versi e musica"). I trovatori parlano di esperienze personali. A partire
dal XIII secolo i testi dei trovatori vengono raccolti in canzonieri e diffusi
attraverso la scrittura e la lettura.
I temi della poesia
trobadorica sono:
-
l’amore
cortese, detto fin’amor
-
l’amore
è un "servizio" che unisce l’eroe alla donna come il Vassallo al SUO
signore;
-
l’eroe
compie le imprese in onore della dama, che lo ispira
-
l'amore
è extraconiugale e non alla pari: la domna
o midons (in provenzale "mio
signore") è spesso già sposata (talvolta è la moglie del signore del
castello); a lei l'amante offre fedeltà e sottomissione;
-
l'amante
deve sopportare l’angoscia dell'amore a volte non corrisposto, la freddezza
della dama, la lontananza; l'amor cortese è deve restare nascosto dagli
invidiosi; spesso il poeta usa uno pseudonimo (senhal) per nascondere l'identità dell'amata.
Le regole dell'amor
cortese sono state scritte alla fine del XII secolo da Andrea Cappellano nel “De amore” (“Sull'amore”).
Le canzoni dei
poeti provenzali sono divise in 4-5-6 strofe (coblas), unite tra loro da simmetrie. Spesso si usa la sestina: sei
strofe, sei versi, parole in rima ecc.
Vi sono anche altri
tipi d componimenti poetici:
-
il
sirventese, argomenti politici o eventi di attualità;
-
la
tenzone, poesie polemiche tra due poeti
-
la
pastorella, l'attrazione di un cavaliere per una donna di umile condizione che
lo respinge;
-
il
compianto, che celebra le virtù di un personaggio morto;
-
l'alba,
la separazione degli amanti dopo una notte trascorsa insieme;
-
il
plazer, piaceri o desideri;
-
l'enueg,
"noie", situazioni sgradevoli (il contrario del plazer).
La poesia
trobadorica ha due principali stili:
1) il trobar clus
("poetare chiuso"), scrittura difficile, astratta e oscura
2) il trobar leu
("poetare lieve"), più semplice, concreto e chiaro.
Gli autori
principali della poesia trobadorica sono il duca Guglielmo IX d'Aquitania,
Bernart de Ventadorn, Arnaut Daniel, e Sottrae de Born e le poetesse Azalais de
Porcairagues e la contessa Beatriz de Dia.
Partiti dalla
Francia del Sud, i trovatori viaggiano di corte in corte, diffondendo la poesia
provenzale nel Nord della Francia, in Spagna e in Italia.
All'origine della
letteratura italiana ci sono:
la poesia
religiosa, che celebra l'amore per Dio
- la poesia
siciliana, che esalta l'amore per la donna.
Sono due liriche
diverse, nate in regioni diverse, in lingue volgari diverse.
LA
NASCITA DELLA LETTERATURA ITALIANA
La poesia religiosa si diffonde in Umbria.
II principale esponente è san Francesco
d'Assisi, che scrive ii Cantico di Frate Sole intorno al 1224, poi vi
è Jacopone
da Todi, che scrisse le laude religiose alla fine del XIII secolo. La
lingua usata da entrambi è il volgare umbro.
La
poesia siciliana
nasce in Sicilia nel 1224-1225. Alcuni poeti laici, funzionari della corte del
re di Sicilia Federico II, scrivono testi poetici di tema amoroso sul modello
provenzale, in volgare siciliano. Il più importante tra loro è Jacopo da
Lentini, che inventò il sonetto. Dalla Sicilia si diffonde fino in Toscana e il
più importante fra i poeti siculo-toscani è Guittone d’Arezzo, che compone poesie amorose e politiche in
volgare toscano.
Nello stesso periodo
nasce una poetica detta comico-realistica
che tratta temi della vita quotidiana ,usando parole di livello basso, ma molto
curato. II più famoso è Cecco Angiolieri, le cui poesie celebrano i più bassi
piaceri della vita. La lingua usata è il volgare toscano, successivamente usato
da Dante, Petrarca e Boccaccio e diventato la lingua letteraria nazionale.
La letteratura
francese e provenzale giungono fino al Nord-Italia e i testi epici su Carlo
Magno e i suoi paladini, i romanzi su re Artù e i cavalieri della Tavola
Rotonda e la lirica dei trovatori provenzali vengono cantati, letti e
rielaborati e riscritti in forme nuove, in francese e in provenzale. In Italia
í trovatori (sia provenzali sia italiani) La letteratura francese influenza
anche le altre arti e la vita quotidiana: le storie di re Artù e di Rolando
vengono dipinte come affreschi, ecc.
Nei primi decenni
del XIII secolo Federico II di Svevia,
imperatore di Germania e o di Sicilia, padroneggia un regno che va dalla
Sicilia allo Stato della Chiesa. Egli costituisce uno Stato forte, regolato da
leggi, lotta contro il papa e i feudatari, gli ecclesiastici e le altre città.
Limita il potere dei baroni, e affida l'amministrazione del regno a funzionari
colti, formati all'Università di Napoli nello studio del diritto e fedeli al
sovrano. Federico II promuove nel suo regno una poetica autonoma (la poesia
siciliana), in volgare siciliano, capace di competere con le più illustri
letterature europee del tempo. Lo stesso Federico II scriveva poesie.
I poeti che sono
protetti dal sovrano costituiscono la cosiddetta Scuola siciliana, dove con
“scuola” si indica proprio il gruppo di poeti uniti da un’idea comune. In
realtà, non sono poeti di professione, ma funzionari dello Stato e uomini di
legge.. I principali sono: Jacopo da Lentini,
Guido delle Colonne; Pier della Vigna.
Commenti
Posta un commento