ARTE: "Il quarto stato"di Pellizza Da Volpedo
Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo,
Alessandria 1868-1907) è il più sincero e convinto pittore italiano di temi
sociali della fine dell’Ottocento. La sua pittura si ispira alla realtà
contemporanea, trae spunto dalle aspre e difficili battaglie combattute dai
lavoratori fra Ottocento e Novecento e nel 1890 scrisse:
“[…] il mio scopo è il bene dell’umanità,
è di esprimere le verità che arrivano al mio intelletto […] amo più essere
giusto nel pensiero che nella forma”.
Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1899-1901),
una delle opere che più hanno segnato il XX secolo dal punto di vista
artistico, socio-politico e culturale, rappresenta la marcia durante le manifestazioni di protesta di tutti i contadini e i lavoratori del Novecento e
dell’irrompere nella Storia del “quarto stato”, il proletariato, il ceto più
basso, al di sotto dei tre “stati”: clero, nobiltà e borghesia. E’ un’enorme
tela di sedici metri quadri (m 2,83x5,50), che nel 2010 ha “traslocato”, con
strascichi di polemiche, dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano al Museo del
Novecento. In quest’opera, Pellizza è riuscito a rendere con forza la fede
utopica nel progresso, il movimento degli operai verso la propria
emancipazione, la conquista del proprio posto nella Storia. Il quadro è frutto di un lungo progetto, durato dieci
anni, di una lunga serie di studi compositivi e tecnici. Il dipinto è
considerato, pertanto, il manifesto dell’impegno sociale e umanitario del
pittore, fiducioso nel progresso sociale e convinto che l’artista avesse il
compito di educare la popolazione, elevandola spiritualmente e culturalmente
tramite l’arte. Però, l’accoglienza negativa de Il Quarto Stato, gettarono Pellizza in
uno stato di profonda depressione. Nel 1904 la morte della moglie per parto lo
portò la più profonda disperazione, e il 14 giugno del 1907 si tolse la vita a
soli 39 anni, impiccandosi nel suo studio di Volpedo. In seguito, l’opera incontrò un’enorme
fortuna, grazie anche al messaggio sociale di cui è portatrice.
Fu acquistata dal comune di Milano nel
1920 per 50.000 lire, grazie anche a contributi di banche, associazioni e
privati. Tramite la riproduzione tecnica le masse operaie fecero dell’opera il
manifesto politico del movimento e della lotta di classe, un vero e proprio simbolo della società del XX secolo.
Arrivò al quadro definitivo,
risultato di anni di duro lavoro su numerosi bozzetti e disegni preparatori,
dopo varie rielaborazioni, di cui le più note sono: Ambasciatori della fame (la rappresentazione di uno sciopero a
Volpedo, in Piazza Malaspina) e Fiumana (in cui tenta di
costruire un rapporto più ravvicinato tra i personaggi raffigurati e lo
spettatore). Il pittore perfeziona la visione frontale e aumenta il numero e le
dimensioni delle figure. Il ragazzo sulla destra viene sostituito da una donna
con un bambino in braccio. Riprende lo studio della pittura antica e lo unisce
a un perfezionamento continuo della tecnica divisionista (piccole pennellate
con accostamento di colori diversi), Pellizza accentua i contrasti cromatici e
luminosi e la tensione della scena.
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La versione finale de Il Quarto Stato conserva il punto di vista frontale e il
vuoto in primo piano, per far sì che lo spettatore abbia l’impressione di
assistere a un’azione in fieri. Le
figure in primo piano sono dipinte a grandezza naturale. Il cammino dei lavoratori non è più una massa simile a un fiume in
piena, ma una schiera compatta che avanza secondo linee di forza ben evidenti,
sottolineate non più da contrasti cromatici di tipo espressivo (come avveniva
in Fiumana), ma da una nuova armonia di colori dalla
prevalente tonalità giallo-rosata. Rispetto a Fiumana la rappresentazione della massa non è più indistinta e
informe, ma più chiara e definita, conferendo a ogni figura una propria
identità.
Il paesaggio è indefinito per sottolineare
il respiro universale dell’opera: il proletariato è stanco della sua condizione
in ogni parte del mondo. La natura è stata dipinta in una gamma di tonalità
scure, sfumate e fredde, e funziona da contrappunto alla piazza calda e
assolata, in piena luce. Sul piano simbolico, vediamo dunque la classe operaia
procedere da un cupo crepuscolo verso un futuro illuminato e più radioso, il
sole dell’avvenire. Questo dipinto, infatti, si distacca dalle precedenti
versioni anche per il significato: mentre prima ciò che Pellizza voleva
comunicare era esclusivamente un movimento di protesta, qui intende celebrare
l’affermazione di una nuova classe sociale, il proletariato.
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Il quarto stato (versione definitiva)
Nella composizione notiamo due blocchi
differenti: le tre figure in primo piano e la massa di lavoratori alle loro
spalle. Il terzetto colpisce per la fermezza e per la solennità delle posture.
La donna con il bambino in braccio ha il volto della moglie di Pellizza,
Teresa, e con il suo gesto sembra invitare la folla a seguirla; il movimento
del corpo è sottolineato dalle pieghe svolazzanti della veste, che si avvolgono
intorno alle gambe come la veste delle antiche statue. Al centro domina la scena
quello che probabilmente è il fautore della protesta, un uomo che avanza
tranquillo, con una mano in tasca e la giacca buttata sulle spalle, il vivido
colore rosso del suo panciotto contrasta fortemente con il bianco candido della
camicia e lo distingue nettamente dalla massa. Alla sua destra un altro uomo,
più anziano, con la giacca appoggiata sulla spalla sinistra, procede silenzioso
e concentrato.
I contadini sullo sfondo sono disposti per
la maggior parte sul piano frontale, ma ai lati sono leggermente avanzati;
tutti i soggetti discutono tra di loro e compiono gesti molto naturali, a
dimostrare il grande studio dal vero che ha compiuto l’autore prima di
realizzare quest’opera. Nel loro abbigliamento abbastanza uniforme, i
personaggi presentano diverse possibilità di comportamento e di reazione. Le
mani e lo sguardo hanno una funzione essenziale nel caratterizzare le figure.
Quelle della fila davanti impiegano le mani in gestualità tutte differenti.
Alcune, inoltre, guardano lontano, altre davanti a sé, altre ancora verso lo
spettatore, ecc.
In
questo quadro tutto contribuisce a rendere l'idea di compattezza, solidarietà e di unione di questa nuova classe sociale che, attraverso numerose
lotte per i suoi diritti, otterrà una posizione politica d’importante peso
nella società moderna. La rappresentazione dei personaggi uno di
fianco all’altro, infatti, sta a simboleggiare l’uguaglianza e la solidarietà
tra i tutti i partecipanti alla protesta, resa con perfetto senso di realismo
proprio per sottolineare l’esistenza concreta, a quei tempi, di una protesta
sociale molto sentita dalla popolazione.
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