I primi documenti scritti in latino
Le più antiche iscrizioni latine
Le prime manifestazioni culturali latine erano orali. La scrittura era usata esclusivamente per fini pratici: le prime iscrizioni latine conservate risalgono ai secoli VII-VI a.C.
La fibula Praenestina
L'iscrizione più antica, datata al VII secolo a.C., sembra essere quella presente su una spilla d'oro, la cosiddetta fibula Praenestina, su cui sono scritti il nome dell'artigiano che la fabbricò e il nome del destinatario.
Le iscrizioni del Lapis niger e del "vaso di Dueno"
Molto antiche sono anche l'iscrizione rinvenuta sotto il Lapis niger e un'epigrafe del VI secolo a.C., di carattere dedicatorio, su un vaso d'argilla, detto "vaso di Dueno" (in passato si credeva che Duenos fosse un nome proprio, ma oggi i critici ritengono che duenos significhi bonus, ossia "onesto; "abile").
Pertanto, l'espressione in latino arcaico:
La dedica della cesta Ficoroni
Un'iscrizione dedicatoria apposta sul coperchio di una cesta di bronzo, detta "cista Ficoroni" in onore del suo scopritore, Francesco Ficoroni, che la trovò in una tomba a Palestrina (l'antica Praeneste). La cesta era destinata a contenere gioielli o cosmetici. Su di essa è raffigurata una scena della leggenda degli Argonauti.
L'epigrafe in latino arcaico:
Il cippo del Lapis niger
Il cippo di tufo quadrangolare, ritrovato nel 1899 sotto un marmo nero (lapis niger), nel Foro romano (ove i cittadini si riunivano per eleggere i magistrati o per votare le leggi) riporta delle scritte relative a un divieto di violazione della zona sacra. Il testo è scritto in modo bustrofedico (le linee vanno alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra, come i buoi nei lavori d'aratura). Il cippo rappresenta il primo esempio di uso pubblico della scrittura a Roma ma, poichè solo in pochi erano in grado di leggere, la scrittura era destinata solo ad un pubblico d'élite e richiedeva la presenza di un sacerdote con poteri magici.
Iscrizione visibile:
Traduzione
Gli elogia
L'epigrafe sepolcrale nella sua forma più estesa viene detta elogium. Essa riportava il nome del defunto e le cariche che aveva ricoperto, le lodi delle sue virtù e delle sue imprese.
Gli elogia più antichi che ci sono pervenuti sono quelli dei membri della famiglia degli Scipioni, nel sepolcreto della gens, fuori Porta Capena. Il testo è scritto in verso saturnio.
L'elogium di Lucio Cornelio Scipione, console nel 259 a.C., recita in latino arcaico:
Le prime manifestazioni culturali latine erano orali. La scrittura era usata esclusivamente per fini pratici: le prime iscrizioni latine conservate risalgono ai secoli VII-VI a.C.
La fibula Praenestina
L'iscrizione più antica, datata al VII secolo a.C., sembra essere quella presente su una spilla d'oro, la cosiddetta fibula Praenestina, su cui sono scritti il nome dell'artigiano che la fabbricò e il nome del destinatario.
Le iscrizioni del Lapis niger e del "vaso di Dueno"
Molto antiche sono anche l'iscrizione rinvenuta sotto il Lapis niger e un'epigrafe del VI secolo a.C., di carattere dedicatorio, su un vaso d'argilla, detto "vaso di Dueno" (in passato si credeva che Duenos fosse un nome proprio, ma oggi i critici ritengono che duenos significhi bonus, ossia "onesto; "abile").
Pertanto, l'espressione in latino arcaico:
Duenos med feced
corrisponde in latino classico a:
Bonus fecit
e si traduce:
"Un buono (= un abile artigiano) mi fece"
La dedica della cesta Ficoroni
Un'iscrizione dedicatoria apposta sul coperchio di una cesta di bronzo, detta "cista Ficoroni" in onore del suo scopritore, Francesco Ficoroni, che la trovò in una tomba a Palestrina (l'antica Praeneste). La cesta era destinata a contenere gioielli o cosmetici. Su di essa è raffigurata una scena della leggenda degli Argonauti.
L'epigrafe in latino arcaico:
Dindia Macolnia fileai dedit.
Novios Plautios med Romai fecid.
In latino classico:
Dindia Macolnia filiae dedit.
Novius Plautius me Romae fecit.
Traduzione:
Dindia Macolnia donò alla figlia.
Mi fabbricò in Roma Novio Plauzio.
Il cippo del Lapis niger
Il cippo di tufo quadrangolare, ritrovato nel 1899 sotto un marmo nero (lapis niger), nel Foro romano (ove i cittadini si riunivano per eleggere i magistrati o per votare le leggi) riporta delle scritte relative a un divieto di violazione della zona sacra. Il testo è scritto in modo bustrofedico (le linee vanno alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra, come i buoi nei lavori d'aratura). Il cippo rappresenta il primo esempio di uso pubblico della scrittura a Roma ma, poichè solo in pochi erano in grado di leggere, la scrittura era destinata solo ad un pubblico d'élite e richiedeva la presenza di un sacerdote con poteri magici.
Iscrizione visibile:
sakros esed
Traduzione
Sia maledetto
Gli elogia
L'epigrafe sepolcrale nella sua forma più estesa viene detta elogium. Essa riportava il nome del defunto e le cariche che aveva ricoperto, le lodi delle sue virtù e delle sue imprese.
Gli elogia più antichi che ci sono pervenuti sono quelli dei membri della famiglia degli Scipioni, nel sepolcreto della gens, fuori Porta Capena. Il testo è scritto in verso saturnio.
L'elogium di Lucio Cornelio Scipione, console nel 259 a.C., recita in latino arcaico:
Honc oino ploirume cosentiont Romane
duonoro optumo fuise viro,
Luciom Scipione. Filios Barbati
consol censor aidilis hic fuet apud vos.
Hec cepit Corsica Aleriaque urbe,
dedet Tempestatebus arde meretod.
In latino classico:
Hunc tatum plurimi consentiunt Romani
bonorum optimum fuisse virorum,
Lucium Scipionem. Filius Barbati,
consul censor aedilis hic fuit apud vos.
Hic cepit Corsicam Aleriamque urbem.
Dedit Tempestatibus aedem merito.
Tradotto:
Moltissimi Romani sono d'accordo che questo solo
tra gli uomini onesti fu l'uomo migliore.
Lucio Scipione. Figlio del Barbato,
egli fu presso di voi console, censore, edile.
Egli conquistò la Corsica e la città di Aleria
e doverosamente consacrò un tempio alle Tempeste.
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