Le biomolecole
Le molecole organiche presenti negli organismi viventi e rispettive funzioni.
I CARBOIDRATI
LE CARATTERISTICHE DEI CARBOIDRATI
I
GLUCIDI (dal greco glucos = dolce), comunemente
noti col nome di carboidrati
o zuccheri, sono composti ternari (ossia formati da soli 3 elementi diversi) costituiti da carbonio C, idrogeno H e ossigeno O.
La parola Carbo-idrati deriva dalla loro formula generale (CH2O)n in cui appaiono l'idrogeno e l'ossigeno legati al C in proporzione 2:1, ossia nella medesima proporzione in cui appaiono nell'acqua, e dato che in passato si pensava che venissero ottenuti aggiungendo acqua al carbonio, si attribuì loro il nome di Carboidrati.
Gli zuccheri biologicamente importanti appartengono a quattro classi:
La parola Carbo-idrati deriva dalla loro formula generale (CH2O)n in cui appaiono l'idrogeno e l'ossigeno legati al C in proporzione 2:1, ossia nella medesima proporzione in cui appaiono nell'acqua, e dato che in passato si pensava che venissero ottenuti aggiungendo acqua al carbonio, si attribuì loro il nome di Carboidrati.
Gli zuccheri biologicamente importanti appartengono a quattro classi:
1.
i monosaccaridi
(dal greco monos = uno; σάκχαρον = saccaride = zucchero),
molecole di piccole dimensioni che contengono da 3 a 7 atomi di Carbonio: il
glucosio è un esempio di monosaccaride;
2.
i disaccaridi (dal greco di = due), formati da due monosaccaridi
tenuti insieme da un legame covalente: un esempio di disaccaride è il
saccarosio, lo zucchero più comune;
3.
gli oligosaccaridi
(dal greco oligos = pochi) contengono
da 3 a 20 monosaccaridi: il melecitosio è un trisaccaride presente nella linfa
degli alberi e nel miele;
4.
i polisaccaridi
(dal greco poli = molti), come
l’amido e la cellulosa, polimeri di grandi dimensioni, formati da centinaia o
migliaia di monosaccaridi.
I carboidrati svolgono quattro principali funzioni:
·
principale fonte energetica delle cellule del nostro organismo;
· riserva energetica;
·
forniscono gli scheletri carboniosi che possono essere
riorganizzati in nuove molecole;
·
costituiscono materiali strutturali per il sostegno e il
rivestimento delle cellule.
I
MONOSACCARIDI
I monosaccaridi,
anche detti zuccheri semplici, sono prodotti dagli organismi
autotrofi attraverso la fotosintesi (piante verdi, alghe e batteri
fotosintetici) secondo l’equazione:
6 CO2
+ 6 H2O + luce → C6H12O6 + 6 O2
Gli animali assumono poi (direttamente o indirettamente
dalle piante) tali molecole con la dieta.
I monosaccaridi hanno una composizione e una struttura
caratteristiche:
·
hanno una catena carboniosa che contiene da 3 a 7 atomi
di carbonio;
·
un atomo di carbonio porta il gruppo carbonilico (C=O);
·
tutti gli altri atomi di carbonio portano un gruppo
ossidrilico (–OH).
I monosaccaridi differiscono tra di loro per il numero di
atomi di carbonio che contengono e per la posizione del gruppo C=O lungo la
catena: gli zuccheri, come il glucosio, che hanno il gruppo C=O all’inizio
della catena sono detti aldosi
(perché hanno un gruppo aldeidico), mentre quelli, come il fruttosio, che hanno
il gruppo C=O al secondo posto della catena sono detti chetosi (perché hanno un gruppo chetonico).
Tutti i monosaccaridi con quattro o più atomi di carbonio
possono presentarsi in due forme: a
catena lineare oppure ad anello.
La forma ad anello è più stabile nelle condizioni in cui si trovano normalmente
le cellule, e si incontra quindi più frequentemente in natura di quella
lineare.
Alcuni monosaccaridi sono isomeri strutturali con lo stesso tipo e numeri di atomi, disposti
però in modo diverso. Ad esempio, appartengono agli esosi tutti gli zuccheri
che contengono sei atomi di carbonio e hanno tutti la stessa formula (C6H12O6).
A seconda, poi, del numero di atomi di carbonio che
formano la catena del monosaccaride, si definiscono triosi (tre atomi di
carbonio), tetrosi, pentosi, esosi e così via.
Tra gli esosi
il più diffuso è il glucosio, che viene utilizzato soprattutto come fonte di
energia. Le cellule demoliscono il glucosio attraverso la respirazione cellulare,
una serie di reazioni che liberano l’energia contenuta nella molecola producendo
acqua e diossido di carbonio:
C6H12O6
+ 6 O2 → 6 CO2 + 6 H2O + ENERGIA
Oltre al glucosio, gli esosi comprendono anche il
fruttosio (così denominato perchè scoperto per la prima volta nella frutta), il mannosio e il
galattosio.
I pentosi sono
zuccheri a cinque atomi di carbonio. Due di essi, il ribosio e il
desossiribosio, rivestono particolare importanza biologica, in quanto
componenti fondamentali degli acidi nucleici: il primo dell’RNA e il secondo
del DNA. Questi due pentosi non sono isomeri (in quanto non hanno la stessa
formula molecolare), ma differiscono perché nel desossiribosio si è perso un
atomo di ossigeno dal carbonio 2. L’assenza di questo atomo di ossigeno è una
delle principali differenze fra l’RNA e il DNA.
I
MONOSACCARIDI FORMANO LEGAMI GLICOSIDICI
Disaccaridi, oligosaccaridi e polisaccaridi derivano
tutti da monosaccaridi che, in seguito a condensazione tra gruppi –OH, si sono
uniti attraverso legami covalenti detti legami
glicosidici.
Un singolo legame glicosidico tra due monosaccaridi forma
un disaccaride. Per esempio, una molecola di saccarosio è un disaccaride
formato da una molecola di glucosio e una di fruttosio. Il lattosio (lo
zucchero contenuto nel latte) è invece un disaccaride formato da glucosio e
galattosio.
GLI
OLIGOSACCARIDI
Gli oligosaccaridi contengono un certo numero di
monosaccaridi legati in vari punti da legami glicosidici e comprendono un
elevato numero di molecole di vario tipo. Sono biologicamente attivi se
coniugati con proteine (glicoproteine) e lipidi (glicolipidi).
I
POLISACCARIDI
I polisaccaridi sono
polimeri di grandi dimensioni costituiti da centinaia/migliaia di monosaccaridi
connessi da legami glicosidici. I polisaccaridi più diffusi sono l’amido, il glicogeno e la cellulosa,
tre polimeri del glucosio. Amido e cellulosa sono prodotti dai vegetali, mentre
il glicogeno è un polisaccaride prodotto da alcune cellule animali.
·
L’amido
comprende una famiglia di molecole molto grandi e ramificate che si accumulano
sotto forma di granuli nelle cellule; gli amidi sono utilizzati come riserva
energetica dalle piante;
·
Il glicogeno
ha una struttura simile all’amido e svolge la funzione di deposito di energia
nel fegato e nei muscoli degli animali;
·
La cellulosa è
un polisaccaride del glucosio che differisce dall’amido per il modo in cui le
molecole di glucosio sono legate tra loro. Le molecole di cellulosa infatti
sono meno ramificate e si uniscono mediante legami a idrogeno formando fibre
lunghe e sottili, molto rigide.
Mentre l’amido e il glicogeno sono facili da demolire, la
cellulosa è chimicamente assai stabile. Di conseguenza, i primi due
costituiscono materiali di riserva, mentre la cellulosa è un eccellente
materiale da costruzione e costituisce la sostanza organica più abbondante
sulla Terra, che conferisce sostegno alle piante.
I LIPIDI
LE
CARATTERISTICHE DEI LIPIDI
I lipidi sono biomolecole apolari e insolubili in acqua
che contengono prevalentemente atomi di carbonio e idrogeno. Esistono svariati
tipi di lipidi, che svolgono compiti diversi:
·
gli oli e i grassi sono riserve di energia;
·
i fosfolipidi
formano le membrane cellulari;
·
i carotenoidi
e le clorofille servono alle piante
per catturare l’energia luminosa;
·
gli steroidi e
gli acidi grassi svolgono funzioni di regolazione, come nel caso degli ormoni e delle vitamine;
·
il grasso corporeo
degli animali si comporta da isolante termico;
·
il rivestimento
lipidico intorno alle fibre nervose
serve da isolante elettrico (forma la guaina mielinica);
·
gli oli o le cere sulla superficie della pelle,
della pelliccia dei mammiferi, delle penne degli uccelli e delle foglie hanno
funzione idrorepellente e impediscono la disidratazione.
I
TRIGLICERIDI: GRASSI E OLI
I lipidi più semplici sono i trigliceridi:
·
se a temperatura ambiente sono solidi, vengono chiamati grassi;
·
se a temperatura ambiente sono allo stato liquido, sono detti oli.
Un trigliceride è formato da una molecola di glicerolo
unita a tre molecole di acidi grassi. Il glicerolo è un alcol con tre gruppi
ossidrilici; un acido grasso è formato da una lunga catena apolare di atomi di
carbonio e idrogeno che termina con un gruppo carbossilico (-COOH) che invece è
polare. Una molecola come questa, con un’estremità idrofila e una lunga coda
idrofobica, si definisce anfipatica.
Quando il gruppo carbossilico di ciascun acido grasso si lega a uno dei gruppi
ossidrilici del glicerolo, si forma un legame covalente detto legame estere, che dà origine a una
molecola di trigliceride. Poiché i gruppi carbossilici polari vengono
incorporati nel legame estere, il trigliceride che ne risulta è idrofobico.
I tre acidi grassi di una molecola di trigliceride non
hanno tutti una catena idrocarburica della stessa lunghezza o della stessa
struttura.
Distinguiamo tra:
·
acidi
grassi saturi, in cui tutti i legami fra gli atomi di carbonio della
catena sono legami semplici (C-C) e, pertanto, presentano strutture rigide e
lineari e vanno a formare SOLIDI;
·
acidi
grassi insaturi, in cui le catene idrocarburiche contengono uno o più
doppi legami (C=C) che producono pieghe o «gomiti» nella catena, che
impediscono alle molecole di addossarsi strettamente le une alle altre e,
quindi, non è possibile raggiungere la struttura ordinata di un solido, ma a T
ambiente risultano LIQUIDI (la quantità di gomiti presenti nelle molecole di
acidi grassi è importante nel determinare la fluidità e il punto di fusione di
un lipide); inoltre, gli acidi grassi insaturi che contengono
o
un solo doppio legame sono detti monoinsaturi;
o
più doppi legami sono detti polinsaturi (o acidi grassi polienoici) e presentano vari gomiti.
I trigliceridi svolgono un ruolo
importante nel nostro metabolismo come fonti di energia; essi contengono
infatti più del doppio dell’energia rispetto a carboidrati e proteine.
I
FOSFOLIPIDI FORMANO LE MEMBRANE
I fosfolipidi, come i trigliceridi, contengono acidi
grassi legati al glicerolo. Nei fosfolipidi, però, uno degli acidi grassi è
sostituito da un gruppo fosfato che lega un gruppo chimico come la colina
(un’ammina) o la serina (un amminoacido).
Il gruppo funzionale fosfato presenta cariche elettriche negative e,
pertanto, costituisce la porzione idrofila della molecola, solitamente detta
«testa» ; i due acidi grassi, invece, sono idrofobici e tendono ad allontanarsi
dall’acqua (e vengono detti «code» idrofobiche).
In ambiente acquoso, i fosfolipidi si allineano in modo
tale che le «code» apolari si radunino le une vicine alle altre verso l’interno,
mentre le «teste» contenenti il fosfato si spingano verso l’esterno e si
interfaccino con l’acqua. Si forma così un doppio strato fosfolipidico.
Tutte le membrane biologiche hanno questo tipo di
struttura a doppio strato fosfolipidico (bilayer),
detto MOSAICO FLUIDO, in quanto la fluidità della membrana permette ai suoi
componenti di spostarsi nel bilayer.
Inoltre, la struttura lipidica della membrana è semipermeabile e svolge
un'importante funzione selettiva, poiché:
1.
impedisce alle sostanze dannose di penetrare all'interno
della cellula;
2.
permette alle sostanze idrofobe (es. lipidi e ormoni) e alle
molecole molto piccole (es. anidride carbonica) di passare liberamente;
3.
regola l’ingresso di ioni e molecole polari, in quanto
essi potranno attraversare la membrana solo grazie a meccanismi specifici.
ALTRI
LIPIDI DIVERSI DAI TRIGLICERIDI
Alcune classi di lipidi non sono riconducibili alla
struttura contenente glicerolo e acidi grassi, ma trattandosi di molecole
apolari composte per lo più da carbonio e idrogeno e insolubili in acqua, vengono
comunque classificate tra i lipidi:
·
I carotenoidi,
pigmenti capaci di assorbire la luce, presenti nelle piante e negli animali.
Nelle foglie, il β-carotene è uno dei pigmenti che catturano l’energia luminosa
durante la fotosintesi. In molti animali, compresa la specie umana, una
molecola di β-carotene si scinde in due molecole di vitamina A, dalla quale
sintetizziamo il pigmento rodopsina, necessario alla vista.
·
Gli steroidi,
una classe di composti organici contraddistinti da uno scheletro di anelli che
hanno in comune alcuni atomi di carbonio. Lo steroide colesterolo è un importante costituente delle membrane animali. Il
colesterolo viene prodotto nel fegato e rappresenta il materiale di partenza
per la sintesi di ormoni steroidei (steroidi funzionano da
ormoni, segnali chimici che diffondono messaggi da una parte all’altra
dell’organismo), e dei sali biliari (che servono a emulsionare i
lipidi alimentari per agevolarne la digestione);
·
Le vitamine
sono piccole molecole che il corpo umano non è capace di sintetizzare e che,
quindi, devono essere assunte con gli alimenti (Negli esseri umani si trovano
13 vitamine). La vitamina A si forma
dal β-carotene presente nella verdura e nella frutta di colore rosso e arancio,
ma è presente anche in alimenti animali come carne, latte e uova. La carenza di
vitamina A porta a un ritardo della crescita e dello sviluppo e a cecità
notturna. Sono liposolubili anche le
vitamine D, E e K. Altre vitamine invece, come quelle del gruppo B, ma hanno
una composizione completamente diversa (sono infatti vitamine idrosolubili che
intervengono nel metabolismo cellulare);
·
Le cere sono
molecole molto lunghe, contenenti da 40 a 60 atomi di carbonio, dando luogo ad
una struttura fortemente apolare che rende la cera impermeabile all’acqua. Negli esseri umani, alcune ghiandole
cutanee secernono un rivestimento ceroso che mantiene la morbidezza dei
capelli; gli uccelli acquatici possiedono un analogo rivestimento ceroso sulle
penne che le rende impermeabili. Le foglie dell’agrifoglio sono lucide perché dotate
di un rivestimento ceroso. Per finire, le api usano la cera per costruire gli
alveari.
LE PROTEINE
LE CARATTERISTICHE
DELLE PROTEINE
Le proteine
sono polimeri formati da monomeri, detti amminoacidi,
uniti a formare lunghe catene, chiamate catene polipeptidiche. Una singola
proteina è formata da una o più catene polipeptidiche ripiegate su se stesse
fino ad assumere una precisa struttura tridimensionale.
La composizione di una proteina è determinata dalla
quantità relativa dei vari amminoacidi che contiene. Le proprietà e le funzioni
di una proteina però non dipendono solo dalla sua composizione, ma soprattutto
dall’ordine in cui gli amminoacidi sono legati tra loro (ossia dalla STRUTTURA
PRIMARIA).
Le proteine hanno dimensioni molto variabili: ve ne sono
di piccole come l’ormone insulina (costituito da una catena polipeptidica di 51
amminoacidi) ed enormi come la titina (una proteina muscolare composta da 26
926 amminoacidi).
Molte proteine sono formate da più di una catena
polipeptidica. Per esempio l’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno
all’interno dei globuli rossi, comprende quattro catene che si avvolgono
ciascuna su se stessa e che si combinano assieme a formare la proteina
funzionale. Per svolgere compiti complessi come la sintesi del DNA, le proteine
si possono associare fra loro a formare grandi complessi multiproteici.
GLI AMMINOACIDI
Gli amminoacidi sono composti organici che presentano legati
da uno stesso atomo di carbonio, detto carbonio α:
·
due gruppi funzionali:
o
un gruppo amminico (NH3+)
o
un gruppo carbossilico (COOH-);
·
un atomo di idrogeno
·
una catena laterale (-R).
I gruppi R sono diversi in ciascun amminoacido e
contengono gruppi funzionali dai quali dipendono la struttura tridimensionale e
le proprietà chimiche dell’intera proteina.
Negli organismi viventi sono presenti 20 amminoacidi che
differiscono in base alle proprietà chimiche dei loro gruppi R.
Cinque amminoacidi presentano catene laterali dotate di carica elettrica (+1 oppure –1) ed attraggono
l’acqua (cioè sono idrofili) e gli ioni aventi carica opposta.
Cinque amminoacidi hanno catene laterali polari e hanno la tendenza a formare
legami a idrogeno con l’acqua e con altre sostanze polari o dotate di carica
elettrica. Anche questi amminoacidi sono idrofili.
Sette amminoacidi hanno catene laterali costituite da
idrocarburi apolari e, pertanto,
sono idrofobici. Nell’ambiente acquoso tipico delle cellule, le catene laterali
idrofobiche tendono a raggrupparsi all’interno della proteina, il più lontano
possibile dall’acqua.
Tre amminoacidi (la glicina, la cisteina e la prolina),
pur avendo catene laterali idrofobiche, costituiscono casi a parte:
·
La catena laterale della glicina è un semplice atomo di idrogeno;
è quindi così piccola da incastrarsi nei ristretti spazi liberi all’interno di
una proteina, dove una catena laterale più ingombrante non troverebbe spazio.
·
Il gruppo -R della cisteina
presenta un gruppo terminale –SH (sulfidrile)
e può reagire con la catena laterale di un’altra unità di cisteina, formando un
legame covalente tra i due atomi di zolfo, detto ponte disolfuro (–S–S–). I
ponti disolfuro contribuiscono a determinare il modo in cui si ripiega la
proteina (STRUTTURA TERZIARIA).
·
La prolina è
diversa dagli altri amminoacidi perché presenta un gruppo amminico
modificato, privo di un atomo di idrogeno, che forma invece un legame covalente
con un carbonio della catena laterale, generando una struttura ad anello. Ciò
riduce la sua capacità di formare legami a idrogeno e limita le possibilità di
rotazione attorno al carbonio α; per questo si trova nei gomiti di una
proteina, dove costituisce un punto di rigidità che contribuisce a mantenere la
forma della molecola (La prolina destabilizza le α-eliche, ma può essere
presente in eliche lunghe, dove crea una curvatura).
LA
STRUTTURA PRIMARIA DI UNA PROTEINA
Le catene polipeptidiche sono polimeri formati da
amminoacidi che si uniscono per condensazione. I gruppi che partecipano alla
reazione sono il gruppo amminico e il gruppo carbossilico legati al carbonio α.
Durante la reazione di condensazione viene eliminata una molecola d’acqua e si
crea un legame covalente tra il gruppo carbossilico -COOH di un amminoacido e
il gruppo amminico -NH dell’amminoacido successivo: questo legame è chiamato legame peptidico.
Il prodotto della reazione è chiamato dipeptide perché è costituito da due
amminoacidi; con lo stesso procedimento si possono aggiungere altri n amminoacidi. Si ottiene così una
catena che può avere lunghezza variabile e contenere tipi di amminoacidi
differenti. Le catene polipeptidiche hanno due caratteristiche importanti:
·
In ogni catena polipeptidica si riconosce un’«ossatura»
sempre uguale, determinata dalla successione regolare dei tre atomi N–C–C–
appartenenti rispettivamente al gruppo amminico, al carbonio α e al gruppo carbossilico di ciascun amminoacido.
È un’ossatura solida e forte grazie alla presenza dei legami peptidici.
·
Al carbonio α di ciascun gruppo è legato un gruppo R
diverso, con specifiche proprietà chimiche; perciò le catene polipeptidiche
presentano uno specifico ordine lineare che rende ogni catena polipeptidica
diversa dalle altre, proprio come la sequenza delle lettere rende diversa una
parola dall’altra.
La sequenza ordinata degli amminoacidi che compongono la
catena polipeptidica costituisce la struttura
primaria della proteina. È
importante ricordare che la struttura primaria non indica la forma definitiva
della proteina biologicamente attiva, che invece dipende da avvolgimenti e
ripiegamenti che avvengono secondo un ordine preciso, però tutti i ripiegamenti
che una catena polipeptidica può assumere dipendono dalla sua struttura
primaria.
LA
STRUTTURA SECONDARIA
Oltre alla struttura primaria, ogni proteina possiede
altri tre livelli di organizzazione chiamati strutture secondaria, terziaria e quaternaria.
Mentre la struttura primaria di una proteina è
determinata da legami covalenti (legami peptidici), i successivi livelli
strutturali dipendono da interazioni
deboli, tra cui i più importanti
sono i legami a idrogeno.
La struttura secondaria di una proteina consiste
nella regolare ripetizione di ripiegamenti caratteristici che interessano
regioni diverse della catena polipeptidica.
due tipi principali di struttura secondaria, entrambi
determinati dalla formazione di legami a idrogeno fra gli amminoacidi:
·
α -elica;
·
Foglietto-β
pieghettato.
La
struttura ad α elica. Nella struttura ad α-elica la catena polipeptidica è
avvolta a formare una spirale destrogira con i gruppi R che sporgono
dall’ossatura dell’elica. L’avvolgimento è il risultato di legami a idrogeno
tra l’atomo di ossigeno del gruppo C=O di un amminoacido e quello di idrogeno
del gruppo N–H di un altro amminoacido non contiguo. Questo schema di legami a
idrogeno, se ripetuto lungo tutto un segmento della proteina, stabilizza la spirale,
portando alla formazione dell’α elica. Ciò può essere impedito dalla presenza
di amminoacidi con gruppi R di grosse dimensioni che deformano la spirale o che
ostacolano in qualche altro modo la formazione dei legami a idrogeno.
Il
foglietto-β pieghettato. Il foglietto-β pieghettato si forma a partire da due o
più catene
polipeptidiche distese che si affiancano parallelamente l’una
all’altra. Il foglietto è tenuto insieme da legami a idrogeno tra i gruppi N–H
di una catena e i gruppi C=O dell’altra. Hanno una caratteristica conformazione
a “zig-zag”.
La configurazione a foglietto-β pieghettato si può
instaurare fra catene polipeptidiche distinte, ma anche fra tratti diversi di
una singola catena polipeptidica ripiegata su se stessa.
Spesso le proteine contengono, in una stessa catena
polipeptidica, regioni ad α-elica e regioni a foglietto-β pieghettato. Queste
sono a volte collegate tra di loro da regioni prive di una struttura regolare,
come spirali o gomiti.
LA
STRUTTURA TERZIARIA
In molte proteine la catena polipeptidica si piega in
vari punti e si ripiega più volte su se stessa; la forma che ne risulta è detta
struttura terziaria. La struttura terziaria è, quindi, la configurazione
tridimensionale della proteina, in cui si distinguono:
·
una zona interna, generalmente poco accessibile alle
interazioni con altre molecole
·
una superficie esterna esposta all’ambiente e disponibile
a svolgere specifiche reazioni chimiche grazie alla presenza di vari gruppi
funzionali.
La struttura terziaria di una proteina è definita dai
legami e dalle interazioni tra i gruppi R degli amminoacidi. I tipi di legame
sono: legami ionici; interazioni idrofobiche; legami a idrogeno;
ponti disolfuro. In particolare:
·
Fra le catene laterali di molecole di cisteina si possono formare ponti disolfuro (legami covalenti, molto forti, per cui tengono in
posizione i ripiegamenti delle catene polipeptidiche);
·
Le catene R idrofobiche
interagiscono tra di loro e tendono
a posizionarsi all’interno della proteina, lontano dall’acqua, provocando un
ripiegamento della catena polipeptidica;
·
Tra catene laterali cariche
positivamente e negativamente all’interno della proteina si possono formare legami ionici;
·
Alla stabilizzazione dei ripiegamenti di una proteina
contribuiscono, infine, anche i legami a
idrogeno fra catene laterali idrofile.
LA
STRUTTURA QUATERNARIA
Molte proteine sono costituite da due o più catene
polipeptidiche uguali o diverse tra di loro, chiamate subunità, ciascuna ripiegata nella sua specifica struttura
terziaria. Tali proteine sono dette proteine oligomeriche.
La struttura quaternaria descrive delle diverse subunità.
La struttura quaternaria di una proteina è il risultato
dell’assemblaggio fra le subunità polipeptidiche. Es. l’emoglobina, una
molecola costituita di quattro subunità di due tipi differenti, α e β, tenute
insieme da legami intermolecolari e ionici. Ogni subunità è unita a un gruppo
prostetico, chiamato eme, che
contiene un atomo di ferro (II). La funzione dell’emoglobina è il trasporto
dell’ossigeno all’interno dei globuli rossi del sangue.
LE PROTEINE
HANNO PROPRIETÀ SPECIFICHE
Le funzioni svolte da una proteina presentano un’elevata
specificità biologica: ogni tipo di proteina svolge un compito preciso e non
può essere sostituita da altre.
La specificità d’azione delle proteine dipende da due
proprietà generali della proteina stessa: la sua forma e le proprietà chimiche
dei gruppi esposti in superficie.
La forma. La maggior
parte delle proteine interagisce con altre molecole più piccole alle quali si
lega con un meccanismo «a incastro» simile a quello di una chiave che entra
nella sua serratura, di conseguenza una proteina si legherà a una data molecola
soltanto se esiste una certa corrispondenza generale fra le loro rispettive
forme tridimensionali. Le proteine però non sono rigide come una serratura, ma
presentano una notevole flessibilità; per questo, in realtà, durante il legame,
esse adattano la loro conformazione per ottimizzare l’interazione con l’altra
molecola.
Le
proprietà chimiche. I gruppi funzionali posti sulla superficie di una
proteina favoriscono interazioni chimiche con altre sostanze. Questi gruppi
sono le catene laterali degli amminoacidi rivolti all’esterno, e rappresentano,
quindi, una proprietà legata alla struttura primaria della proteina.
LA DENATURAZIONE: LE CONDIZIONI AMBIENTALI INFLUENZANO LA STRUTTURA DI UNA PROTEINA
La struttura tridimensionale di una
proteina dipende da interazioni deboli che si instaurano tra gli amminoacidi; pertanto,
le proteine sono molto sensibili alle condizioni ambientali, come la
temperatura e l’acidità. Riscaldando una proteina, il calore romperà i legami
deboli responsabili della struttura secondaria e quella terziaria, modificando
la forma e portando alla perdita delle attività biologiche (ad esempio
inattivazione degli enzimi): a questo punto, la proteina si è denaturata.
Il processo della denaturazione
·
nella maggior parte dei casi è irreversibile perché gli amminoacidi che si trovavano all’interno
della proteina si vengono ora a trovare esposti in superficie: es. la cottura
di un uovo denatura irrimediabilmente le sue proteine;
·
in laboratorio la denaturazione di una proteina può
essere reversibile, se va a modificare
soltanto la struttura secondaria, terziaria o quaternaria delle proteine senza
modificare la composizione e la sequenza degli amminoacidi, senza rompere i
legami peptidici. In tal caso, se lasciamo che la proteina si raffreddi, essa
può riacquistare la sua forma «naturale» e la propria funzione, dimostrando che
tutta l’informazione necessaria a determinare la conformazione di una proteina
è già contenuta nella sua struttura primaria.
GLI ACIDI NUCLEICI
I NUCLEOTIDI COSTITUISCONO GLI ACIDI NUCLEICI
Gli acidi nucleici sono polimeri
composti da monomeri, detti nucleotidi.
Ogni nucleotide è formato da uno zucchero pentoso, un gruppo fosfato e una base
azotata.
Le basi azotate degli acidi nucleici
possono avere una struttura ad anello singolo, chiamata pirimidina, o una a doppio anello, detta purina.
Sia il DNA sia l’RNA possono contenere
solo quattro tipi di nucleotidi; i nucleotidi del DNA però sono diversi da
quelli dell’RNA per due ragioni:
·
nel DNA lo zucchero è il desossiribosio, mentre nell’RNA è presente il ribosio, che ha un atomo di ossigeno in più sul C in posizione 2;
·
nel DNA compaiono le quattro basi azotate adenina (A),
citosina (C), guanina (G) e timina
(T). Nell’RNA al posto della base timina c’è la base uracile (U): le altre tre sono le stesse del DNA.
I nucleotidi svolgono anche altre
funzioni: l’ATP (adenosintrifosfato), per esempio, agisce da trasportatore di
energia in molte reazioni chimiche.
LA SPECIFICITÀ DI UN ACIDO NUCLEICO RISIEDE NELLA SEQUENZA DEI SUOI
NUCLEOTIDI
La struttura del DNA e dell’RNA
consiste in una catena di nucleotidi uniti da legami covalenti tra lo zucchero
di un nucleotide e il fosfato di quello successivo. Lo scheletro della catena
risulta quindi formato da zuccheri e gruppi fosfato alternati. Le basi sono
attaccate allo zucchero e sono rivolte verso il centro.
Mentre le molecole di RNA sono per lo
più formate da un’unica catena polinucleotidica (ossia l’RNA è prevalentemente
a singolo filamento), il DNA è di solito a doppio filamento; le sue due catene
polinucleotidiche sono tenute insieme da legami
a idrogeno fra le rispettive basi
azotate.
L’appaiamento delle basi avviene grazie
alla formazione di legami a idrogeno specifici:
·
l’adenina si appaia sempre alla timina tramite 2 legami a
idrogeno A=T
·
la guanina si appaia sempre alla citosina tramite 3
legami a idrogeno G≡C.
Pertanto, si dice che A e T sono
complementari tra loro, come anche C e G.
La complementarietà dipende dalle
dimensioni e dalla composizione delle basi azotate che condizionano i legami a
idrogeno che si possono formare. I due filamenti corrono in direzioni opposte;
tale orientamento antiparallelo permette loro di adattarsi l’uno all’altro
nello spazio.
Il DNA è una molecola informazionale:
essa contiene infatti le informazioni per costruire correttamente tutte le
catene polipeptidiche da cui derivano le proteine di un organismo.
L’informazione del DNA è codificata
nella sequenza delle basi azotate, che formano i suoi filamenti. L’informazione
non dipende solo dal numero e dal tipo di basi azotate, ma anche dall’ordine in
cui sono disposte le basi lungo il filamento.
L’RNA ha un ruolo diverso: esso infatti
interviene nella traduzione delle informazioni contenute nella molecola di DNA,
cioè permette l’effettiva costruzione delle proteine.
In qualsiasi campione di DNA
l’ammontare dell’adenina è uguale a quello della timina (A = T) e l’ammontare
della guanina è uguale a quello della citosina (G ≡ C). La
costruzione del modello del DNA permise di capire tutte le proprietà chimiche
note del DNA e in seguito anche le sue funzioni biologiche.
L’aspetto tridimensionale del DNA è
straordinariamente uniforme. Le variazioni del DNA, cioè le diverse sequenze di
basi, sono esclusivamente interne. Mediante legami a idrogeno, i due filamenti
nucleotidici complementari si appaiano e si attorcigliano formando una doppia
elica, come se fosse una scala di corda.
FONTI:
Invito alla Biologia Blu, Curtis H. et al., Zanichelli
federica.unina.it
www.treccani.it
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