Alcune battute stravaganti Versione Latino Cicerone

VERSIONE DI LATINO, CICERONE, "ALCUNE BATTUTE STRAVAGANTI" Sunt etiam illa subabsurda, sed eo ipso nomine saepe ridicula, non solum mimis perapposita, sed etiam quodam modo nobis: ut illud Nasicae, qui cum ad poetam Ennium venisset eique ab ostio quaerenti Ennium ancilla dixisset domi non esse, Nasica sensit illam domini iussu dixisse et illum intus esse; paucis post diebus cum ad Nasicam venisset Ennius et eum ad ianuam quaereret, exclamat Nasica domi non esse, tum Ennius "quid? Ego non cognosco vocem" inquit "tuam?" Hic Nasica "homo es impudens: ego cum te quaererem ancillae tuae credidi te domi non esse, tu mihi non credis ipsi?"  Est bellum illud quoque, ex quo is, qui dixit inridetur in eo ipso genere, quo dixit; ut, cum Q. Opimius consularis, qui adulescentulus male audisset, festivo homini Egilio, qui videretur mollior nec esset,  "quid tu, Egilia mea? Quando ad me venis cum tua colu et lana?" "Non pol" inquit "audeo, nam me ad famosas vetuit mater accedere."  Salsa sunt etiam quae habent suspicionem ridiculi absconditam; quo in genere est illud Siculi, cui cum familiaris quidam quereretur quod diceret uxorem suam suspendisse se de ficu: "Amabo te" inquit "da mihi ex ista arbore quos seram surculos". 

Traduzione in italiano Vi sono poi dei motti (lett. quelle cose) stravaganti, ma per questo stesso nome spesso ridicoli, molto adatti non solo ai mimi, ma in qualche modo anche a noi: come quello famoso di Nasica, che, essendo giunto dal poeta Ennio e, a egli che chiedeva di lui (di Ennio) sulla porta, avendo un'ancella risposto che non era in casa, Nasica capi che ella lo aveva detto per ordine del padrone e che lui era in casa. Pochi giorni dopo, essendo Ennio andato a casa di Nasica e, chiamandolo davanti alla porta, Nasica esclama di non essere in casa. Allora Enniodisse: "Come? Non conosco la tua voce?" e Nasica: "Sei un uomo sfacciato: io, chiedendo di te, credetti alla tua ancella che diceva che non eri in casa, e tu non credi a me in persona?". E' gradevole anche quel famoso (motto), da cui colui ce ha detto (una frase) è deriso in quello stesso modo da ciò che ha detto; così, avendo l'ex-console Q. Opimio, che aveva avuto cattiva fama da giovinetto, detto all'allegro uomo Egilio, che sembrava alquanto effeminato, non essendo(lo), "Che (fai) tu, Egilia mia? Quando vieni da me con la tua conocchia e con la lana?". (Egilio) Disse  "Per Polluce!, Non oso, infatti mia madre mi vietò di andare dalle donne di cattiva fama ( = dalle meretrici)".Arguti sono  anche quei (motti) che hanno il sospetto del ridicolo nascosto, di questo genere è quello famoso di un Siculo, a cui lamentandosi un amico che la moglie si era impiccata ad un fico, disse "Ti sarò grato, dammi i semi (provenienti) da quest'albero che io li possa piantare"

Spiegazione delle battute:

OPIMIO deride EGILIO dandogli della femmina ed EGILIO gli risponde trattandolo da malafemmina
Da mihi ... Scherzando, l'amico mostra di desiderare che anche sua moglie si impicchi


Cicerone, De oratoribus, Libro II, 67-68, 274, 276-278



I tre libri dell'Oratore di M. T. Cicerone

Libro Latine semper

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