Catullo Preghiera agli dei (Carme 76 LXXVI)
Si qua recordanti benefacta priora voluptas
est homini, cum se cogitat esse pium,
nec sanctam violasse fidem, nec foedere in ullo
divum ad fallendos numine abusum homines,
5multa parata manent in longa aetate, Catulle,
ex hoc ingrato gaudia amore tibi.
Nam quaecumque homines bene cuiquam aut dicere possunt
aut facere, haec a te dictaque factaque sunt.
Omnia quae ingratae perierunt credita menti.
10Quare iam te cur amplius excrucies?
Quin tu animo offirmas atque istinc teque reducis,
et dis invitis desinis esse miser?
In verde i participi, in giallo gli altri tempi verbali, in azzurro i gerundi o gerundivi, sottolineati gli ablativi assoluti
In verde i participi, in giallo gli altri tempi verbali, in azzurro i gerundi o gerundivi, sottolineati gli ablativi assoluti
RICOSTRUZIONE
Si aliqua voluptas est homini recordanti benefacta priora, cum cogitat se esse pium nec violavisse sanctam fidem, nec abusum (esse) numine divum foedere nullo ad fallendos homines, multa gaudia parata tibi manent in longa aetate, ex hoc ingrato amore, Catulle. Nam quaecumque homines possunt aut dicere aut facere bene cuiquam, haec et dicta et facta sunt a te. Omnia quae credita ingratae menti perierunt. Quare cur iam amplius excrucies te? Quin tu offirmas animo atque reducis te istinc, et desinis esse miser dis invitis?
NOTE
aliqua = "qualche" agg. indef. riferito a voluptas
abusum esse = da abutor, eris, abusus sum, obuti (si costruisce con l'ablativo)
divum = corrisponde a divorum "degli dei"
aetas, atis = vita
quaecumque = acc. plur. Neutro "tutte le cose che" pron. rel. indef.
cuiquam = da quisquam
Omnia quae = tutte le cose che"
Quin = Perché non...
E' un Distico elegiaco (esametro dattilico + pentametro dattilico)
Scansione metrica
Sī quă rĕcōrdāntī bĕnĕfāctă prĭōră vŏlūptāsēst hŏmĭnī, cūm sē ‖ cōgĭtăt ēssĕ pĭūm,
nēc sānctām vĭŏlāssĕ fĭdēm, nēc foēdĕre ĭn ūllō
dīvum ād fāllēndōs ‖ nūmĭne ăbūsum hŏmĭnēs,
mūltă părātă mănēnt īn lōnga aētātĕ, Cătūllĕ,
ēx hōc īngrātō ‖ gaūdĭa ămōrĕ tĭbī.
Nām quaēcūmque hŏmĭnēs bĕnĕ cuīquam aūt dīcĕrĕ pōssūnt
aūt făcĕre, haēc ā tē ‖ dīctăquĕ fāctăquĕ sūnt.
Ōmnĭă quae īngrātaē pĕrĭērūnt crēdĭtă mēntī.
Quārē iām tē cūr ‖ āmplĭŭs ēxcrŭcĭēs?
Quīn tu ănĭmo ōffīrmās ātque īstīnc tēquĕ rĕdūcīs,
ēt dīs īnvītīs ‖ dēsĭnĭs ēssĕ mĭsēr?
Traduzione in italiano
Se l'uomo ha (dativo di possesso, lett. "all'uomo è") un qualche piacere, ricordando le buone azioni precedenti, considerando di essere pio e di non aver violato la sacra fedeltà, e di non aver abusato della volontà degli dei in alcun patto per ingannare gli uomini, rimangono molte cose preparate per te, in una lunga vita, dopo questo ingrato amore, o Catullo.
Infatti, tutte le cose che gli uomini possono o dire o fare bene per qualcuno, queste cose sono state sia dette sia fatte da te.
Tutte le cose che sono state sprecate, affidate a un animo ingrato. Perché ormai ti tormenti ancora per tale cosa?
Perché tu non ti impunti nell'animo e ti togli da lì (da quella situazione), e la smetti di essere infelice a dispetto degli dei?
Infatti, tutte le cose che gli uomini possono o dire o fare bene per qualcuno, queste cose sono state sia dette sia fatte da te.
Tutte le cose che sono state sprecate, affidate a un animo ingrato. Perché ormai ti tormenti ancora per tale cosa?
Perché tu non ti impunti nell'animo e ti togli da lì (da quella situazione), e la smetti di essere infelice a dispetto degli dei?
COMMENTO
Questa poesia può essere definita un monologo interiore, in quanto Catullo si rivolge costantemente a se stesso, come si evince dall'uso ripetuto del pronome personale di II persona singolare "tibi, te, a te, te, tu" in tutto il carme, e il ricorso alle forme verbali alla II persona singolare "excrucies, offirmas, reducis, desinis" e, in particolare, al verso 5 s'apostrofa con il vocativo "Catulle".
II poeta fa riferimento a Lesbia nel testo, apostrofrandola con l'aggettivo latino ingratus, a, um = ingrato, irriconoscente; l'aggettivo si trova in abbinamento alle parole amor e mens "ingrato amore, ingratae menti"
Nella poesia compaiono i due termini significativi che descrivono l'idea di amore di Catullo: fides e foedus.
Per Catullo, l'amore è il sentimento più importante in assoluto, ma l'amore per Catullo deve essere basato sulla fides e sul rispetto del foedus: il foedus, il patto sacro d'amore che lega i due amanti e che deve essere basato sulla fides (l'assoluta fedeltà fra i due amanti). Purtroppo, però, Clodia non si impegna minimamente in questo patto, dedicandosi ai suoi tanti amanti occasionali, e confonde l'amore con la passione (amare) dimenticando che invece è più importante l'affetto (bene velle), l'affetto che lega i padri ai figli e ai generi, e i vari familiari tra di loro.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaCommento straordinario, ma non aveva alcun motivo di terminare a "miser": continua, ti prego. Io ho fiducia in te,che fine hatto il nostro rapporto di fides?
RispondiEliminaPurtroppo per Catullo il rapporto di fides è stato più volte tradito dalla sua donna che non riusciva in alcun modo a restare legato a lui solo,ma preferiva circondarsi sempre di nuovi giovinetti o, almeno, questo è quanto ci è stato tramandato di Clodia/Lesbia da Cicerone e da Catullo stesso nelle poesie in cui dichiara che tra di loro oramai è andato tutto perduto.
Elimina