TUCIDIDE EPITAFIO DI PERICLE 37, 3
TESTO GRECO
[3] ἀνεπαχθῶς δὲ τὰ ἴδια προσομιλοῦντες τὰ δημόσια διὰ δέος μάλιστα οὐ παρανομοῦμεν, τῶν τε αἰεὶ ἐν ἀρχῇ ὄντων ἀκροάσει καὶ τῶν νόμων, καὶ μάλιστα αὐτῶν ὅσοι τε ἐπ᾽ ὠφελίᾳ τῶν ἀδικουμένων κεῖνται καὶ ὅσοι ἄγραφοι ὄντες αἰσχύνην ὁμολογουμένην φέρουσιν.
TRADUZIONE IN ITALIANO
[3] Mentre abbiamo affari privati
senza offesa, in quelli pubblici non trasgrediamo le leggi per timore
reverenziale, per obbedienza a coloro che sono di volta in volta al potere e
alle leggi, e soprattutto a quelle fra le stesse (leggi) che sono stabilite a vantaggio
di quelli che subiscono un’ingiustizia e a quelle che, anche se non sono
scritte, portano/procurano una vergogna da tutti riconosciuta.
ANALISI
προσομιλοῦντες = riferito al soggetto sottinteso “Noi Ateniesi” dei paragrafi precedenti; si
traduce con “mentre abbiamo relazioni” è un participio
congiunto, e precisamente participio presente attivo nominativo maschile
plurale contratto in -εω del verbo προσομιλέω composto
da προς + ομιλέω (“avere relazioni,
familiarità”, forse derivato da ομος “comune, unito”) “senza offesa (ἀνεπαχθῶς letteralmente
non gravosamente avverbio formato da ἀν- privativo + l’aggettivo επαχθής
“opprimente, sgradevole” che a sua volta deriva dal sostantivo ἂχθος (“peso”) τὰ ἴδια “gli affari privati” e τὰ δημόσια “le cose pubbliche” sono due
accusativi di relazione neutri plurali che derivano rispettivamente dagli
aggettivi opposti tra di loro ἴδιος, α, ον (“privato”) e δημόσιος, α,
ον (“pubblico” derivato da δήμος “popolo”), διὰ δέος = διὰ + accusativo singolare del nome neutro δέος, δέους “per timore reverenziale”
derivato a sua volta dal verbo δέιδω “temere”, οὐ παρανομοῦμεν = “non trasgrediamo le leggi” la negazione
anteposta alla 1° persona plurale
presente indicativo attivo contratto del verbo παρανομέω composto da παρα
(“contro”) + νομέω (derivato da νομος = “la legge”) ἀκροάσει = “per obbedienza” dativo
del sostantivo ἀκρόασις (letteralmente “l’ascoltare”, derivato dal verbo
ἀκροάομαι) regge i genitivi τῶν ὄντων
e τῶν νόμων dove τῶν ὄντων
è un participio sostantivato (participio presente genitivo maschile plurale di εἰμί)
va tradotto “a coloro che si trovano/sono di volta in volta (αἰεὶ avverbio in posizione attributiva per
indicare il succedersi nel tempo) al
potere (ἐν ἀρχῇ, complemento di stato in luogo figurato ἐν + dativo singolare femminile di ἀρχή, ἀρχής “potere, dominio, carica”) e τῶν νόμων “e
alle leggi”; καὶ μάλιστα αὐτῶν = “e soprattutto μάλιστα = avverbio) tra le stesse (αὐτῶν - sottinteso: leggi - di quelle che (ὅσοι ) sono stabilite
(κεῖνται =
verbo 3° persona plurale presente
indicativo medio-passivo
da κεῖμαι “giacere”); a vantaggio (ἐπ᾽ ὠφελίᾳ ἐπί + dativo) di quelli che subiscono
un’ingiustizia (τῶν ἀδικουμένων = participio
sostantivato – participio presente medio-passivo maschile genitivo plurale
contratto di ἀδικέω – verbo composto da ἀ privativa + δὶκη “la
giustizia”; qui si riferisce al fatto che la Costituzione di Solone prevedeva
che qualsiasi cittadino poteva avviare cause per difendere i deboli che erano
vittime di ingiustizie) e di quelle che pur essendo (ὄντες =
participio presente nominativo maschile
plurale di εἰμί) non scritte (ἄγραφοι = “le leggi non
scritte” cioè le leggi naturali = richiama qui la polemica sofistica tra
leggi scritte – νομος - e leggi non
scritte – φύσις; portano/procurano (φέρουσιν 3° persona plurale presente
indicativo di φέρω) una vergogna (αἰσχύνην) riconosciuta (ὁμολογουμένην = participio presente passivo contratto in -εω accusativo singolare da ὁμολογέω - derivato
da ὁμος “medesimo, comune” + λέγω “dire” da cui deriva l’italiano omologare).
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