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Vita di Platone

Riassunto da: Abbagnano

Un faticoso cammino al servizio della città
La giovinezza e il declino della pólis

Secondo una leggenda, Socrate sognò di avere sulle ginocchia un piccolo cigno, che subito mise le ali e volò via cantando dolcemente. Il giorno dopo, Platone si presentò a lui come alunno, e Socrate disse che il piccolo uccello era proprio Platone.

Tramandato dallo storico Diogene Laerzio (III secolo d.C. circa), l'episodio mette in luce l'elevatezza filosofica di Platone, che divenne il discepolo più celebre di Socrate. Nato ad Atene o a Egina nel 427 a.C., Platone apparteneva a un'illustre famiglia aristocratica. Il suo vero nome era Aristocle, ma veniva chiamato Platone per via dell'ampiezza della sua fronte.


Durante la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.), Platone assistette a vari eventi traumatici, come

 1).  la mutilazione delle Erme, un evento misterioso e scandaloso avvenuto ad Atene nella notte del 415 a.C., durante la guerra del Peloponneso. Le erme erano statue di marmo raffiguranti teste di uomini o il dio Ermes, spesso poste su pilastri negli incroci delle strade pubbliche. Durante la notte, molte di queste statue furono mutilate, con i loro volti danneggiati o distrutti. Questo atto fu visto come un grave sacrilegio e un presagio infausto per la spedizione ateniese in Sicilia. Le fonti antiche, come Tucidide e Andocide, riportano che i colpevoli fossero probabilmente giovani ubriachi, ma ci sono diverse teorie su chi potesse aver orchestrato l'atto, incluso il partito aristocratico e alcuni democratici radicali.


2).   la distruzione della flotta ateniese nel 413 a.C. 


La guerra si concluse nel 404 a.C. con la sconfitta di Atene da parte di Sparta e l'instaurazione dell'oligarchia dei Trenta Tiranni, alla quale partecipò Crizia, zio di Platone. Nella Lettera VII, Platone riflette su queste vicende politiche.


L'incontro con Socrate e la rinuncia alla politica

Nonostante il nuovo regime democratico instauratosi nel 403 a.C., Atene rimase politicamente e culturalmente debole. Deluso da tutti i partiti, ma animato da passione politica, Platone incontrò Socrate, il filosofo del dialogo sul bene comune e della ricerca della giustizia. Tuttavia, nel 399 a.C., Socrate fu processato e condannato a morte dai governanti democratici, provocando una ferita profonda in Platone che cambiò radicalmente la sua vita.


Platone osservò che le leggi e i costumi si corrompevano, rendendo difficile occuparsi di politica in modo onesto. Questo lo portò a rinunciare alla vita pubblica e a dedicarsi alla filosofia. Platone si chiese come potesse essere possibile che un governo democratico avesse condannato a morte un uomo che egli riteneva il più giusto del suo tempo, conducendolo alla critica della democrazia.


 Ricerca di uno Stato Giusto e la Rinuncia alla Carriera Politica

Platone non rinuncia alla politica in sé, intesa come impegno per il bene della comunità, ma la supera nella filosofia. Per Platone, la filosofia è il sapere capace di indicare la via della giustizia a una comunità e ai suoi governanti.


 "Mi accorsi che tutte le città erano mal governate, perché le loro leggi non potevano essere sane senza una preparazione accurata unita a una buona fortuna. Costretto a dire che solo la retta filosofia rende possibili le giustizie negli affari pubblici e privati, lodai solo essa come la via per vedere la giustizia. Vidi dunque che mai sarebbero cessate le sciagure delle generazioni umane se al potere politico non fossero pervenuti uomini severamente e schiettamente filosofi, o se i governanti delle città non fossero divenuti, per qualche sorte divina, veri filosofi". (Estratto da Platone, Lettera VII, 324b-326e)


Un "laboratorio politico" fuori Atene

Dopo la morte di Socrate, i filosofi erano guardati con sospetto ad Atene. Intimorito e minacciato, Platone fu costretto all'esilio. Si rifugiò prima a Megara, poi a Cirene e infine a Siracusa. Nel 388 a.C., conobbe Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, e cercò di educarlo a una politica giusta. Mentre Dione, cognato del tiranno, divenne suo amico e discepolo, Dionisio si irritò per le parole critiche di Platone contro la tirannide.

Platone capì che le leggi, anche quando giuste, non garantivano la giustizia se governanti e governati erano privi di rettitudine. Buone leggi non bastavano; occorrevano educazione morale, impegno e senso del servizio alla comunità.


"Appena giunto a Siracusa, mi disgustò la vita che qui era chiamata felice. Non vi è città, per quanto buone siano le sue leggi, che possa vivere in uno stato di tranquillità se i cittadini pensano che sia giusto consumare i loro averi in piaceri smodati". (Estratto da Platone, Lettera VII, 326b-d)


 Il rientro ad Atene e la fondazione dell'Accademia

Irritato dalle critiche di Platone, Dionisio decise che il filosofo fosse venduto come schiavo a Egina. Fortunatamente, fu riscattato da Anniceride di Cirene, che lo aiutò a rientrare ad Atene. Anniceride comprò per lui un giardino fuori dalle mura della città, che Platone trasformò nella sua scuola, l'Accademia, fondata nel 387 a.C.


L'Accademia platonica era una sorta di comunità religiosa, autosufficiente dal punto di vista materiale e giuridico. Era diretta da uno "scolarca" eletto a vita e costituiva una scuola di alta formazione, ispirata al progetto educativo di Platone per formare una classe dirigente capace di governare lo Stato secondo giustizia. Lo scopo ultimo della scuola era educare all'arte del governo, che Platone chiamava "scienza regale".


Grazie alla fama di Platone e alla presenza di insegnanti autorevoli, l'Accademia attirò molti giovani e presto entrò in concorrenza con la scuola di Isocrate, che si concentrava sulla formazione retorica e letteraria.


Il Secondo Viaggio a Siracusa

Vent'anni dopo la fondazione dell'Accademia, Platone riceve una lettera da Dione, che lo informa della morte del vecchio tiranno di Siracusa e dell'interesse del nuovo tiranno, Dionisio II il Giovane, per un'educazione filosofica. Sebbene sessantenne, Platone decide di affrontare un secondo viaggio a Siracusa, sperando di creare un laboratorio politico dove filosofi e reggitori di grandi città coincidano. Arrivato a Siracusa, Platone scopre che Dione è stato esiliato. Cerca comunque di influenzare Dionisio II, ma si accorge presto che il tiranno cerca solo adulazione. Dopo un anno, Platone ritorna ad Atene, portando con sé Dione, che diviene uno scolaro dell'Accademia.


Il Terzo Viaggio a Siracusa

Richiamato insistentemente da Dionisio il Giovane, Platone intraprende un terzo viaggio a Siracusa nel 361 a.C., all'età di 66 anni. Espone la sua filosofia al tiranno, ma cade nuovamente in disgrazia. Si salva grazie all'intervento di Archita di Taranto e ritorna definitivamente ad Atene. Platone muore nel 347 a.C., all'età di circa ottant'anni, lavorando fino alla fine alla revisione della sua ultima opera, le "Leggi".

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