Passa ai contenuti principali

I calchi di Pompei

 Pompei, Anno 79 d.C. 

Il cielo sopra Pompei si oscura, il Vesuvio esplode con furia primordiale. In poche ore, la città viene inghiottita da una pioggia rovente di cenere e lapilli. Le strade si svuotano, le case crollano, l’aria diventa veleno.


Più di duemila vite si spengono in quel giorno tragico. Alcuni vengono travolti dalle macerie, altri soccombono ai gas letali. Ma proprio quella cenere, che uccide, finisce per conservare. Solidificandosi, crea impronte nel vuoto: sagome lasciate dai corpi in decomposizione, come stampi del dolore.


Secoli dopo, nel XIX secolo, un uomo cambia la storia dell’archeologia. Giuseppe Fiorelli, mente brillante e visionaria, comprende il potenziale di quelle cavità. Vi versa gesso liquido, e ciò che riemerge è sconvolgente: figure umane, congelate nell’ultimo gesto, nell’ultimo pensiero.


Nascono così i celebri calchi di Pompei: sculture involontarie che raccontano la fine, ma anche la vita. Oggi ne conosciamo oltre cento, ciascuno con la sua storia muta.


Tra i ritrovamenti più struggenti c’è l’Orto dei Fuggiaschi, dove tredici persone giacciono come in un abbraccio collettivo. Le loro posizioni parlano senza voce: mani tese, volti nascosti, corpi che si cercano. Ogni dettaglio è rimasto: le pieghe di una tunica, la fibbia di una cintura, persino l’espressione del volto.


Sono fotografie tridimensionali di un istante che non doveva sopravvivere. Eppure, resistono. E oggi, grazie a studiosi come Valeria Amoretti, antropologa del Parco archeologico, quei calchi continuano a raccontare. Parlano di abitudini, di affetti, di moda, di quotidianità romana.


Loro restano lì: testimoni silenziosi di una tragedia che ha scolpito la memoria dell’umanità. Nessuno di loro sapeva che sarebbe diventato eterno. Eppure, il loro ultimo giorno è diventato una lezione scolpita nella pietra.


Commenti

Post popolari in questo blog

MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion

TRADUZIONE CONTRASTIVA: MARZIALE, Per la morte della piccola Eròtion Epigramma V, 34 Hanc tibi, Fronto pater, genetrix Flaccilla, puellam oscula commendo deliciasque meas, parvola ne nigras horrescat Erotion umbras oraque Tartarei prodigiosa canis. Impletura fuit sextae modo frigora brumae, vixisset totidem ni minus illa dies. Inter tam veteres ludat lasciva patronos et nomen blaeso garriat ore meum. Mollia non rigidus caespes tegat ossa nec illi, terra, gravis fueris : non fuit illa tibi. TRADUZIONI A CONFRONTO TRADUZIONE 1 A te, babbo Frontone, a te, mamma Flaccilla, io pienamente affido questa povera bimba, oggetto dei miei baci e delle gioie mie. Cara piccina! Ch'ella non provi terrore delle Ombre, né delle orrende fauci di Cerbero infernale. Avrebbe ora compiuto il suo sesto gelido inverno, s'ella fosse vissuta altri sei giorni ancora. Oh! Fra i suoi buoni vecchi che ella giochi e ripeta i capricci, e il mio nome balbetti c...

I complici di Catilina, Sallustio, 14 I seguaci di Catilina

I complici di Catilina  TESTO LATINO  - S allustio, De coniuratione Catilinae, 14. In tanta tamque corrupta civitate Catilina, id quod factu facillimum erat , omnium flagitiorum atque facinorum circum se tamquam stipatorum catervas habebat . Nam quicumque impudicus adulter ganeo manu ventre pene bona patria laceraverat , quique alienum aes grande conflaverat , quo flagitium aut facinus redimeret , praeterea omnes undique parricidae sacrilegi convicti iudiciis aut pro factis iudicium timentes , ad hoc quos manus atque lingua periurio aut sanguine civili alebat , postremo omnes quos flagitium egestas conscius animus exagitabat , ii Catilinae proximi familiaresque erant . Quod si quis etiam a culpa vacuus in amicitiam eius inciderat , cotidiano usu atque illecebris facile par similisque ceteris efficiebatur . Sed maxime adulescentium familiaritates appetebat : eorum animi molles etiam et [aetate] fluxi dolis haud difficulter capiebantur . Nam ut cuiusque studium ex aetate f...

LATINO Seneca, “Epistulae morales ad Lucilium”, Epistula 95

VITA E OPERE Lucio Anneo Seneca (Cordova, 4 a.C. – Roma, 65) apparteneva a una ricca famiglia equestre spagnola ed era figlio del famoso Seneca il Retore. Da giovane, fu portato a Roma dalla zia materna; e ricevette un’ottima educazione letteraria e storica, completata con studi di retorica e di filosofia: i suoi maestri furono: -          Sozione di Alessandria, vicino alla scuola stoico-pitagorica dei Sestii -          lo stoico Attalo, cultore di scienze naturalistiche -          Papirio Fabiano. Intorno al 26 d.C. si recò in Egitto per motivi di salute, con suo zio, il prefetto Gaio Valerio. Le sue condizioni di salute migliorarono, anche grazie alle cure della zia materna . Tornato a Roma, intorno al 33-34 d.C., ottenne la questura, il primo grado del cursus honorum ; si dedicò all'attività oratoria, ottenendo fama e successo. Scrisse la Consolatio ad...