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Il cambiamento come rimedio Seneca

Seneca De tranquillitate animi II, 12-14    taedium vitae

(12) Sunt enim quaedam quae corpus quoque nostrum cum quodam dolore delectent, ut versare se et mutare nondum fessum latus et alio atque alio positu ventilari: qualis ille homericus Achilles est, modo pronus, modo supinus, in varios habitus se ipse componens, quod proprium aegri est, nihil diu pati et mutationibus ut remediis uti.
(13) Inde peregrinationes suscipiuntur vagae et litora pererrantur et modo mari se, modo terra experitur semper praesentibus infesta levitas: "Nunc Campaniam petamus." Iam delicata fastidio sunt: "Inculta videantur, Bruttios et Lucaniae saltus persequamur." Aliquid tamen inter deserta amoeni requiritur, in quo luxuriosi oculi longo locorum horrentium squalore releventur: "Tarentum petatur laudatusque portus et hiberna caeli mitioris et regio vel antiquae satis opulenta turbae.... Iam flectamus cursum ad Urbem: nimis diu a plausu et fragore aures vacaverunt, iuvat iam et humano sanguine frui". 
(14) Aliud ex alio iter suscipitur et spectacula spectaculis mutantur. Ut ait Lucretius:
Hoc se quisque modo semper fugit.
Sed quid prodest, si non effugit? Sequitur se ipse et urget gravissimus comes. 

(in verde i participi, in azzurro i gerundi e i gerundivi, in giallo tutti gli altri tempi verbali, sottolineati gli ablativi assoluti)

TRADUZIONE IN ITALIANO

(12) Ci sono infatti alcune cose che dilettano il nostro corpo anche con un certo dolore, come voltarsi e girare il fianco non ancora stanco e rigirarsi ora in una posizione ora in un’altra, come è quel famoso Achille (descritto) da Omero, che, ora prono, ora supino, assumendo varie posizioni, cosa che è propria del malato, non sopporta niente a lungo e usa i cambiamenti come rimedi. 
(13) Quindi si intraprendono viaggi senza meta e si errano le spiagge desolate e ora per mare ora per terra si sperimenta sempre l’instabilità nemica del presente: “Ora andiamo in Campania.” Ma subito i luoghi deliziosi sono di fastidio: “Vediamo i luoghi incolti, dirigiamoci verso i Bruzii e il passo della Lucania”. Tuttavia tra i luoghi desolati si ricerca qualcosa di piacevole, in cui gli occhi goduriosi possano trovar sollievo dalla lunga desolazione dei luoghi selvaggi: “Dirigiamoci verso Taranto, verso il suo lodato porto e i soggiorni invernali del cielo molto mite e la regione ricca per la popolazione antica... Già, voltiamo a Roma”: troppo a lungo le orecchie sono rimaste lontane dagli applausi e dal fracasso, ora giova fruire del sangue umano. 
(14) Si intraprende un viaggio dietro l’altro e si sostituiscono gli spettacoli con (altri) spettacoli. Come dice Lucrezio
"in questo modo ciascuno fugge continuamente se stesso". 
Ma a che serve, se non si evita? Ciascuno si segue sempre  e opprime (se stesso) compagno insopportabilissimo. 

Analisi
Aegri est = genitivo di pertinenza

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