Il sommo bene Seneca

Testo latino

Potest aliter quoque definiri bonum nostrum, id est eadem sententia non isdem comprendi verbis. Quemadmodum idem exercitus modo latius panditur modo in angustum coartatur et aut in cornua sinuata media parte curuatur aut recta fronte explicatur, vis illi, utcumque ordinatus est, eadem est et voluntas pro eisdem partibus standi, ita finitio summi boni alias diffundi potest et exporrigi, alias colligi et in se cogi. Idem itaque erit, si dixero 'summum bonum est animus fortuita despiciens, virtute laetus' aut 'invicta vis animi, perita rerum, placida in actu cum humanitate multa et conversantium cura'. Licet et ita finire, ut beatum dicamus hominem eum cui nullum bonum malumque sit nisi bonus malusque animus, honesti cultorem, virtute contentum, quem nec extollant fortuita nec frangant, qui nullum maius bonum eo quod sibi ipse dare potest noverit, cui vera voluptas erit voluptatum contemptio. Licet, si evagari velis, idem in aliam atque aliam faciem salva et integra potestate transferre; quid enim prohibet nos beatam vitam dicere liberum animum et erectum et interritum ac stabilem, extra metum, extra cupiditatem positum, cui unum bonum sit honestas, unum malum turpitudo, cetera vilis turba rerum nec detrahens quicquam beatae vitae nec adiciens, sine auctu ac detrimento summi boni veniens ac recedens? Hunc ita fundatum necesse est, velit nolit, sequatur hilaritas continua et laetitia alta atque ex alto veniens, ut qui suis gaudeat nec maiora domesticis cupiat.

Note: (in verde i participi, in azzurro i gerundi e i gerundivi, in giallo tutti gli altri tempi verbali, sottolineati gli ablativi assoluti)


Traduzione in italiano 


Il nostro bene può essere definito anche in diversi modi, cioè, lo si può comprendere con lo stesso metro di giudizio, senza usare le stesse parole. 

Per esempio un medesimo esercito ora si dispiega in maggior larghezza ora si restringe in file serrate e, o essendosi ripiegata la parte di mezzo verso i fianchi, si incurva, o disposta in fila retta la prima linea, si dispiega, la sua potenza, in qualsiasi modo esso si sia disposto, è la stessa ed anche la capacità di combattere a difesa delle medesime posizioni, così la definizione del sommo bene per un verso si può diffondere e spargere, per un altro si può interiorizzare e riporre dentro di sé.

 Pertanto sarà la stessa cosa, se dirò “sommo bene è un animo che non si preoccupa delle cose che dipendono dalla sorte, che si rallegra della virtù” o “invincibile è la forza dell’animo, che trae esperienza dalle circostanze, tranquilla nell'agire, che dimostra grande umanità e si preoccupa delle cose che le girano attorno”. 

È possibile anche concludere così, che potremmo dire felice quell'uomo per cui non vi è nulla di buono o di male, al di fuori di un animo buono e malvagio, che si interessa a ciò che è onesto, che si compiace della virtù, che i casi della sorte né esalterebbero né farebbero a pezzi, che non conoscerebbe alcun bene maggiore di quello che proprio lui può donare a sé stesso, per cui il vero piacere sarà la capacità di non cedere ai piaceri. 

È possibile, nel caso si voglia pensare ad altro, trasferire lo stesso concetto in uno e in un altro esempio ancora, mantenendosi intatta ed integra la sua valenza; che cosa infatti vieta che noi definiamo vita beata un animo libero, elevato, intrepido e costante, che si è posto al di fuori della paura, della cupidigia, per cui il solo bene sia l’onestà, l’unico male il disonore, per cui la restante vile moltitudine delle cose è ciò che né toglie né aggiunge nulla alla sua vita beata, ciò che arriva e se ne va, senza che il sommo bene né ne venga accresciuto né ne venga sminuito? 

Pertanto è necessario che questo sia stato così rafforzato, voglia non voglia, ne consegua una ilarità continua ed una gioia intensa e che si sprigioni dal profondo, che questo goda delle proprie cose e non ne desideri di più grandi di quelle che già gli appartengono.

Seneca


Commento 


Questo brano di Seneca riflette profondamente sulla natura del “sommo bene” e della felicità. Ecco alcuni punti chiave:

Definizione del Sommo Bene: Seneca suggerisce che il sommo bene può essere compreso e definito in modi diversi, ma la sua essenza rimane invariata. Utilizza la metafora di un esercito che cambia formazione ma mantiene la stessa potenza per illustrare come il concetto di bene possa essere espresso diversamente senza perdere il suo significato.

Indipendenza dalla Sorte: Un tema centrale è l’indipendenza del sommo bene dalle circostanze esterne. Seneca afferma che un animo virtuoso non si preoccupa delle cose che dipendono dalla sorte e trova gioia nella virtù stessa.

Forza dell’Animo: La forza dell’animo è descritta come invincibile, capace di trarre esperienza dalle circostanze e di agire con tranquillità. Questo stato d’animo è caratterizzato da grande umanità e attenzione verso ciò che lo circonda.

Felicità e Virtù: La felicità, secondo Seneca, è legata a un animo buono che si interessa a ciò che è onesto e si compiace della virtù. La vera felicità non è influenzata dai casi della sorte, ma è qualcosa che l’individuo può donare a sé stesso.

Vita Beata: La vita beata è descritta come uno stato d’animo libero, elevato, intrepido e costante, che si pone al di fuori della paura e della cupidigia. Per Seneca, l’onestà è l’unico vero bene e il disonore l’unico vero male. Le altre cose sono considerate irrilevanti per la felicità.

Gioia Interiore: Infine, Seneca conclude che un animo rafforzato in questo modo sperimenta una gioia intensa e continua, godendo delle proprie cose senza desiderare di più.

In conclusione, Seneca ci invita a riflettere sulla natura della felicità e del bene, suggerendo che la vera felicità risiede nella virtù e nell’indipendenza dalle circostanze esterne. Questo brano è un potente promemoria dell’importanza di coltivare un animo forte e virtuoso per raggiungere una vita beata.




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