Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2024

L'Amore secondo Lucrezio

  L'amore                         Libro IV 1058- 1191  TESTO LATINO Haec Venus est nobis; hinc autemst nomen amoris, hinc illaec primum Veneris dulcedinis in cor stillavit gutta et successit frigida cura. 1060 nam si abest quod ames, praesto simulacra tamen sunt illius et nomen dulce obversatur ad auris. sed fugitare decet simulacra et pabula amoris absterrere sibi atque alio convertire mentem et iacere umorem collectum in corpora quaeque 1065 nec retinere, semel conversum unius amore, et servare sibi curam certumque dolorem. ulcus enim vivescit et inveterascit alendo inque dies gliscit furor atque acrumna gravescit, si non prima novis conturbes vulnera plagis 1070 vulgivagaque vagus Venere ante recentia cures aut alio possis animi tralucere motus. Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem, sed potius quae sunt sine poena commoda sumit. nam certe purast sanis magis inde voluptas 1075 quam miseris. etenim potiundi tempore in ipso fluctu

Hera e gli altri dei dell'Olimpo

Immagine
Hera Hera, figlia di Crono e Rea, era la sorella gemella e consorte di Zeus. Divenne la sua terza moglie, dopo Metis e Themis. Nei miti classici, Hera è spesso rappresentata come la persecutrice delle amanti di Zeus, sia divine che mortali, e dei figli nati dalle sue infedeltà. Una delle divinità più importanti dell’Olimpo, Hera era la patrona del matrimonio e del parto. Appena nata, fu ingoiata brutalmente dal padre insieme ai fratelli Estia, Poseidone, Ade e Demetra, poiché Crono temeva di essere spodestato. Tuttavia, Zeus riuscì a sfuggire a questo destino. Grazie a uno stratagemma ideato da Metis e attuato da Zeus, Crono rigurgitò i figli e fu poi sconfitto e imprigionato nel Tartaro da Zeus. Hera fu allevata da Oceano e Teti, e successivamente sposò Zeus nel giardino delle Esperidi. Zeus era innamorato di Hera fin dai tempi in cui Crono regnava sui Titani, ma non sapeva come dichiararle il suo amore. Come dea del matrimonio e della fedeltà coniugale, Hera è nota per la sua gelosia

Il tempio di Delfi

Immagine
 Non solo  γνῶθι σαυτόν... La massima «conosci te stesso» in greco antico γνῶθι σαυτόν è senza ombra di dubbio la più famosa di Delfi, ma non è certamente l'unica. Massime del Tempio di Delfi Le massime del Tempio di Delfi, conosciute anche come massime delfiche, sono un insieme di 147 aforismi che si ritiene siano stati donati agli uomini dal dio Apollo tramite l’Oracolo di Delfi, la sacerdotessa Pizia1. Questi precetti sono stati trovati inscritti fra le rovine dell’antica città di Delfi e sono stati attribuiti ai Sette Saggi (o Savi o Sapienti) della Grecia. Ecco alcune tra le massime più famose: Conosci te stesso (γνῶθι σαυτόν) Nulla di troppo (μηδὲν ἄγαν) Rispetta gli dei (Θεοὺς σέβου) Onora i tuoi genitori (Γονεῖς αἰδοῦ) Sii padrone di te stesso (Ἑαυτὸν ἄρχειν) Pensa come un mortale (Φρόνει θνητά) Aiuta gli amici (Φίλοις βοήθει) Controlla la tua lingua (Γλῶτταν ἴσχε) Sii giusto (Δίκαιος δίκαζε) Evita il male (Κακίας ἀπέχου) Rispetta gli anziani (Πρεσβύτερον αἰδοῦ) Insegna ai

Tra le scene più emozionanti dell'Odissea

Immagine
Nel Libro V dell’Odissea,  Ulisse è prigioniero sull’isola di Ogigia, tenuto dalla ninfa Calipso.  Questo momento è particolarmente toccante perché mostra la profonda nostalgia di Ulisse per la sua patria, Itaca, nonostante le offerte allettanti di Calipso, inclusa l’immortalità . Ulisse piange  ogni giorno sulla riva del mare, guardando l’orizzonte e desiderando ardentemente tornare a casa. Questo desiderio di tornare a Itaca rappresenta non solo un luogo fisico, ma anche un simbolo di appartenenza e identità.   La casa, per Ulisse, è dove si trova il cuore, e senza di essa, si sente incompleto . Il messaggio potente di questa scena è che la vera felicità non risiede nelle ricchezze o nei piaceri materiali, ma nel ritrovare il proprio posto nel mondo, dove ci si sente veramente a casa.  Questo concetto è universale e risuona   profondamente con l’idea che la felicità è legata al senso di appartenenza e alla connessione con ciò che amiamo .

Il sommo bene Seneca

Immagine
Testo latino Potest aliter quoque definiri bonum nostrum, id est eadem sententia non isdem comprendi  verbis. Quemadmodum idem exercitus modo latius panditur modo in angustum coartatur et aut in cornua sinuata media parte curuatur aut recta fronte explicatur , vis illi, utcumque ordinatus est , eadem est et voluntas pro eisdem partibus standi , ita finitio summi boni alias diffundi potest et exporrigi , alias colligi et in se cogi . Idem itaque erit , si dixero 'summum bonum est animus fortuita despiciens , virtute laetus' aut ' invicta  vis animi, perita rerum, placida in actu cum humanitate multa et conversantium cura'. Licet et ita finire , ut beatum dicamus hominem eum cui nullum bonum malumque sit nisi bonus malusque animus, honesti cultorem, virtute contentum, quem nec extollant fortuita nec frangant , qui nullum maius bonum eo quod sibi ipse dare potest noverit , cui vera voluptas erit  voluptatum contemptio. Licet , si evagari velis , ide

I VIRUS

Immagine
Cosa sono i virus? I virus sono parassiti endocellulari obbligati, poiché per completare il loro ciclo vitale devono entrare in una cellula di un altro organismo e sfruttarne i macchinari biologici.  Possono infettare qualsiasi cellula, sia essa animale, vegetale o batterica. I virus che infettano i batteri sono chiamati batteriofagi o, più brevemente, fagi (dal greco “mangiare”). Alcuni virus possono causare gravi patologie nell’uomo, negli altri animali e nelle piante, da cui deriva il nome latino “virus”, che significa “veleno”.  I virus che attaccano le cellule delle piante vengono trasmessi attraverso il morso degli insetti e possono provocare gravi danni ai raccolti. In genere, i virus delle piante non causano la morte delle piante, ma ne limitano la crescita, inducono cambiamenti di colore (come il virus del mosaico del tabacco) oppure provocano la comparsa di striature sulle foglie o sui petali, alterando la superficie fogliare. Organizzazione strutturale dei virus I virus non