Esempi spartani di disprezzo per la morte

  VERSIONE DI LATINO


Sed quid ego Socratem aut Theramenem, praestantis viros virtutis et sapientiae gloria, commemoroCum Lacedaemonius quidam, cuius ne nomen quidem proditum est, mortem tantopere contempserit, ut, cum ad eam duceretur damnatus ab ephoris et esset voltu hilari atque laeto, dixissetque ei quidam inimicus: “Contemnisne leges Lycurgiresponderit: “Ego vero illi maximam gratiam habeo, qui me ea poena multaverit, quam sine mutuatione et sine versura possem dissolvere”. O virum Sparta dignum! Ut mihi quidem, qui tam magno animo fuerit, innocens damnatus esse videaturPari animo Lacedaemonii in Thermopylis occiderunt, in quos Simonides: Dic, hospes, Spartae nos te hic vidisse iacentis, dum sanctis patriae legibus obsquimurQuid ille dux Leonidas dicitPergite animo forti, Lacedaemonii; hodie apud inferos fortasse cenabimus”.
Fuit haec gens fortis, dum Lycurgi leges vigebant. E quibus unus, cum Perses hostis in conloquio dixisset glorians: "Solem prae iaculorum multitudine et sagittarum non videbitis", "In umbra igitur" inquit "pugnabimus".

In verde i participi, in giallo gli altri tempi verbali, in azzurro i gerundi o gerundivi, sottolineati gli ablativi assoluti



Cicerone,Tuscolanae Disputationes: Libro 1, 100-101



TRADUZIONE IN ITALIANO


Ma poiché io ricordo Socrate e Teramene, uomini notevoli per la gloria della virtù e della saggezza. Quando un certo Spartano, di cui (non) è stato tramandato nemmeno il nome, disprezzò così tanto la morte che, mentre vi veniva condotto, essendo stato condannato dagli efori, e essendo sorridente e lieto in volto, e avendogli detto un certo nemico: "Disprezzi le leggi di Licurgo?" rispose "Io invece ho la massima gratitudine per colui che mi ha punito con una tale ammenda che posso pagare senza prestito di denaro e senza debito". Oh, uomo degno di Sparta! Che a me sembra certamente che (un uomo) che era stato d'animo così grande sia stato condannato innocente. Con uguale coraggio alle Termopili caddero gli Spartani, ai quali Simonide (scrisse): Straniero, di' a Sparta che tu ci hai visto che giacciamo qui, mentre portiamo ossequio alle sante leggi della patria. 
Che dice Leonida, il famoso condottiero “Andate avanti con grande coraggio, Spartani; oggi forse ceneremo negli inferi”. Questa fu gente forte, finché furono (lett.: erano) in vigore le leggi di Licurgo. Uno di loro, avendogli detto un nemico persiano in un colloquio vantandosi: “Non vedrete il sole per la gran quantità di giavellotti e di frecce”, disse: “Combatteremo dunque all'ombra”.

Cicerone, Tusc. 1

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