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Per riflettere sul giorno della memoria

 “Mamma, forse qualcuno si è sbagliato a portarci qui. Diglielo a quel signore. Digli che questa è l’ora della merenda e io ho fame. E poi qui fa freddo e non ho neppure la mia bambola”. Nessuno sbaglio. Le pareti di legno di quella baracca e quell’odore di chiuso e di morte sarebbero state a lungo la loro casa. La casa di quella madre e della sua bambina. La casa di tante madri e dei loro figli. Lo comprese nel giro di qualche giorno. Lo comprese e crebbe in un istante. Così, si nascose nell’enorme cappotto grigio lasciato a terra da chi era già altrove – in un posto caldo e bellissimo, pensò la bimba – e fissando la luce filtrata dagli assi scomposti di quel tugurio, esclamò: “Mamma, ho capito una cosa. Il signore col fucile non si è sbagliato. Vuole punirmi perché spesso faccio i capricci e non mangio le verdure. E per colpa mia, anche tu sei in punizione. Ora gli chiedo scusa, gli dico che da oggi mangerò sempre le verdure e farò la brava. Lo so che non ci riporterà a casa ma forse ci porterà nello stesso posto, caldo e bellissimo, in cui ha già portato l’uomo che ha lasciato qui il suo cappotto. Lì non avremo più paura e non avremo più fame.. ma tu, per sicurezza, stringimi forte. Sai, io sono solo una bambina”.

Da Mai più - AA. VV.


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